Pedagogia dell’Antimafia, Capomolla all’UniCal: «’Ndrangheta dinamica e totalitaria»
- Postato il 11 marzo 2025
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Pedagogia dell’Antimafia, Capomolla all’UniCal: «’Ndrangheta dinamica e totalitaria»
Il procuratore Capomolla all’Unical al ciclo di Pedagogia dell’Antimafia spiega come si sta evolvendo la ‘ndrangheta
RENDE – La mafia è il veleno che contamina il nostro territorio, un mostro nell’ombra pronto ad agguantare ciò che può. La ricetta per contrastare questo scellerato miscuglio la detta Vincenzo Capomolla, che dopo aver retto da procuratore facente funzioni la Dda di Catanzaro si appresta a diventare procuratore di Cosenza (a breve ci sarà il suo insediamento)
L’INTERVENTO DI CAPOMOLLA
Nel corso del seminario di Pedagogia dell’Antimafia dal titolo «Educare alla giustizia. Il contrasto alla cultura mafiosa», svoltosi presso la sala stampa “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria, l’intervento di Capomolla, che a Catanzaro è stato successore di Nicola Gratteri, è supportato, oltre che dalla conoscenza, anche dalla sua impegnativa esperienza maturata nella lotta alla mafia. Nel ripercorrere il proprio vissuto il procuratore ha proposto una triste narrazione della natura della criminalità organizzata, com’era e com’è oggi: dinamica e capace di adattarsi ai cambiamenti sociali, economici e istituzionali, pronta a piantare le sue oscure radici in ogni terreno, fino a invaderlo del tutto.
I contesti in cui la mafia ha più campo libero sono le cosiddette periferie, quei luoghi dove l’abbandono dello Stato, talvolta fin troppo lascivo, diventa sinonimo di «legalità debole e dimenticanza del bene comune a vantaggio dei propri interessi e di quelli del proprio gruppo di appartenenza», spiega il procuratore.
‘NDRANGHETA TOTALITARIA
La criminalità organizzata, tra cui la stessa ‘ndrangheta, male atavico del nostro territorio, obbedisce a ben due caratteristiche: «è totalitaria e universale», come la definisce Capomolla.
«Totalitaria vuol dire che non consente spazi di libertà a nessuno. Se si spera di poter entrare in rapporti con un’organizzazione ’ndranghetista per poter autodeterminarsi nei propri interessi, si commette un terribile errore. La ‘ndrangheta e le altre associazioni mafiose sono l’opposto della libertà».
Una libertà che all’ipotetico affiliato potrebbe sembrare reale passa, inoltre, dalla costruzione di un consenso e dall’appropriazione illecita di parole e simboli che sono propri di una società, ma vengono però manipolati.
Il caso dell’utilizzo delle icone della religione cattolica ne è il più diffuso esempio.
Questo controllo tirannico si estende, poi, «a tutto». Cioè «a tutto ciò che interessa la vita della collettività e da cui può trarre vantaggio, che è sempre di interesse economico» spiega il procuratore Capomolla.
I mezzi della mafia sono, purtroppo, infiniti e vari, illeciti e apparentemente leciti. Il controllo del narcotraffico nazionale, è noto, è una delle maggiori fonti di arricchimento della ‘ndrangheta. Tuttavia, anche molte attività legali sono connesse alla criminalità organizzata, non sempre riconoscibili. Un esempio di ordine quotidiano è quello delle sale slot, per la maggior parte serbatoio della ricchezza mafiosa, eppure, camuffate sotto una maschera di legalità.
‘NDRANGHETA DINAMICA
E in merito alla persistenza del fenomeno mafioso in un Paese non si può prescindere dalla territorialità, altra caratteristica intrinseca della criminalità organizzata. Sebbene la mafia sia una specie invasiva, colonizzatrice a livello globale, il suo habitat naturale sono alcuni territori in particolare: laddove meglio le riesce di tessere una fitta ragnatela di legami col mondo dell’industria, dell’imprenditoria e della politica. I centri preferiti sono quelli che hanno quanto più da offrire. Ed è in questi centri d’interesse che si creano dei rapporti «clientelari», che attivano un meccanismo di gratitudine per le opportunità a disposizione, in assenza di uno Stato che appare sempre più distante. Qui i semi della criminalità organizzata proliferano e diventano più difficili da estirpare.
APPELLO AGLI STUDENTI
Così parlò Capomolla, autore di un quadro che mette a nudo, davanti a studenti e studentesse dell’UniCal, la natura intrinseca di un male che va contrastato a tutti i costi.
Il messaggio conclusivo di Vincenzo Capomolla è un appello alla platea dei giovani presenti: «scegliere il bene della comunità, non coltivare i propri interessi e appellarsi a un’etica sociale ferrea e garante di legalità».
Capomolla è stato poi premiato per il suo importante contributo nella lotta ai poteri criminali in considerazione dell’attività svolta a Catanzaro come pubblico ministero e procuratore aggiunto.
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Pedagogia dell’Antimafia, Capomolla all’UniCal: «’Ndrangheta dinamica e totalitaria»