Pedagogia antimafia, Guarascio a Cutro: «Attenti all’inganno della ‘ndrangheta che si mimetizza»

  • Postato il 21 febbraio 2025
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Pedagogia antimafia, Guarascio a Cutro: «Attenti all’inganno della ‘ndrangheta che si mimetizza»

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Il procuratore di Crotone Guarascio incontra gli studenti di Cutro nell’ambito di una nuova tappa del ciclo di Pedagogia antimafia


CUTRO – «La ‘ndrangheta è pericolosa soprattutto per la sua capacità di mimetizzarsi. Presentandosi come forza economica affidabile, immette fiumi di denaro nell’economia legale. Trasferisce capitali nel dark web, investe in criptovalute e costituisce società finanziarie all’estero. Si presenta in modo garbato agli imprenditori in difficoltà e ne rileva le aziende. Si assicura il consenso grazie all’inganno. Non fatevi ingannare. L’inganno è la madre di ogni tragedia criminale». Lo ha detto Domenico Guarascio, il nuovo procuratore di Crotone, parlando agli studenti del Polo scolastico di Cutro. Una tappa significativa, la terza, del percorso di studio intrapreso dall’istituto insieme al corso universitario di Pedagogia dell’Antimafia dell’UniCal. Alla sua prima uscita pubblica, Guarascio ha scelto significativamente Cutro per parlare ai ragazzi di come le mafie si stanno evolvendo.

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PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA, IL PROFILO DI DOMENICO GUARASCIO

Per una decina d’anni inserito nel pool antimafia fino alla scorsa primavera fa guidato dal procuratore Nicola Gratteri, Guarascio ha firmato alcune delle principali inchieste condotte dalla Dda di Catanzaro. Non solo nel Crotonese, perché spesso sono state colpite le proiezioni al Nord e all’estero. Sul finire del 2022, un’inchiesta sulle cosche della Valle del Neto ha fatto luce perfino su una cellula newyorkese. Una delle sue indagini, tradottasi in una misura cautelare per 31 persone (ma gli imputati sono oltre un centinaio), avrebbe reciso i tentacoli della cosca Ferrazzo di Mesoraca che si erano allungati proprio sulla centrale a biomasse di Cutro, già di proprietà del gruppo Marcegaglia.

Guarascio ha, soprattutto, coordinato l’inchiesta che portò all’operazione Kyterion, scattata nel gennaio 2015 parallelamente alla maxi operazione Aemilia e all’operazione Pesci. Le Dda di Catanzaro, Bologna e Brescia mettevano a segno una manovra a tenaglia contro la “provincia” di ‘ndrangheta di Cutro, capeggiata dal potente boss Nicolino Grande Aracri. Un’inchiesta storica, che delineò la figura di un boss dalla spiccata vocazione affaristica che comandava sulla Calabria mediana e settentrionale, parte dell’Emilia e della Lombardia e s’era messo in testa di fondare un “crimine” autonomo da Polsi, casa madre della ‘ndrangheta.

Non è da meno l’inchiesta che nel maggio 2017 portò all’operazione Jonny, che fece luce sul business dei migranti gestito dalla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto che controllava le attività economiche all’interno del Centro d’accoglienza S. Anna, struttura per migranti tra le più grandi d’Europa. Risale al gennaio 2018 un’altra, imponente operazione, stavolta contro il “locale” di Cirò, quella denominata Stige, che poi è sfociata in un’appendice, denominata Ultimo Atto, con cui sono state colpite le nuove leve del clan.

Azzerate le cosche principali, il pm Guarascio si è soffermato con una serie di operazioni – tra cui Malapianta, maggio 2019 – sulla cosca Mannolo di San Leonardo di Cutro che si era inserita nel vuoto di potere lasciato da arresti e condanne. Ma nel novembre 2020 è tornato a colpire le nuove leve dei Grande Aracri che puntavano sull’affare dei farmaci. Operazione Farma Business. Certo, ci sono state tante assoluzioni, anche di peso, ma l’impianto accusatorio regge sostanzialmente e dopo migliaia di arresti ci sono state condanne a raffica, molte definitive.

E a quest’aggressione giudiziaria senza precedenti hanno fatto seguito raffiche di pentimenti, un segnale in controtendenza tra i clan calabresi e soprattutto del Crotonese, prima impenetrabili. Pure il super boss Grande Aracri stava per collaborare con la giustizia, ma in quel caso Guarascio, insieme al procuratore Nicola Gratteri, scoprì che era una “farsa”. Sono inchieste che ci offrono la misura delle tendenze evolutive della ‘ndrangheta. Ecco perché Guarascio ha parlato di una ‘ndrangheta “camaleontica”.

L’INCONTRO TRA GUARASCIO E GLI STUDENTI DI PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA

Guarascio ha risposto alle domande a tutto campo degli studenti, ma ha soprattutto spiegato perché ritiene importante incontrarli. «Sono felice di parlare ai ragazzi. C’era un magistrato come Rocco Chinnici che riteneva che uno dei compiti del magistrato sia proprio quello di parlare con gli studenti. Ecco perché vi dico di non farvi ingannare dalla ‘ndrangheta, che usa tanti modi per adescarvi. Uno di questi è la droga. Affrontate il futuro da cittadini consapevoli, pretendendo più informazioni. E imparate a conoscere la storia del territorio e ad averne cura. La scuola ha un grande compito. Quello di formarvi in maniera critica. Perché la ‘ndrangheta non sia considerata attrattiva o conveniente. Evitate di rivolgervi al mafioso anche per un banale torto subito, come spesso accade al Sud. Perché da quel momento si inaugura una sorta di schiavitù. Il mafioso pretenderà un pezzo della vostra libertà».

L’AMBIENTE

Uno dei temi sui cui i ragazzi hanno incalzato il magistrato è quello dell’ambiente. Come evitare, per esempio, il formarsi di discariche abusive? Nel rispondere, il magistrato ha annunciato che «preservare il territorio dall’aggressione criminale» sarà una delle priorità della Procura da lui guidata. «Il saccheggio del territorio ha conseguenze enormi. La cultura mafiosa usa scorciatoie. Spesso, per esempio, la ‘ndrangheta fa da collante per smaltire i fanghi industriali a mare. I rischi dell’inquinamento si protraggono per anni.

A volte questa tipologia di reati è sottovalutata, come se non fossero immediatamente lesivi dell’incolumità pubblica. Bisogna risvegliare una coscienza ambientalista non fine a se stessa ma ragionata. Una comunità è attiva quando preserva spazi fisici organizzati, come, ad esempio, un bosco orientato». L’impegno della Procura pitagorica sarà «massimo» anche «sul fronte della lotta allo smercio di droga, porta di ingresso all’inferno che vivono molte famiglie ma anche viatico per la manovalanza della ‘ndrangheta». Parola di pm.

LA DENUNCIA

Immancabile il riferimento all’importanza della denuncia. A Cutro un anno fa la città è scesa in piazza a sostegno di alcuni imprenditori che, denunciando le nuove leve dei clan che si stavano riorganizzando attuando un vasto disegno estorsivo, hanno segnato un’inversione di tendenza in un territorio difficile. «Non si possono pretendere atti di eroismo dal cittadino», ha detto Guarascio citando Giovanni Falcone.

«Bisogna intercettare il disagio dell’imprenditore. Fargli comprendere che quando c’è una macchina dello Stato credibile si pone la necessità di una scelta. Abbiamo visto affacciarsi alle nostre porte diverse imprenditori, raccogliendo voci di speranza e assicurando una vita dignitosa a chi si oppone alla ‘ndrangheta e decide di restare in Calabria per fare impresa. Ma spesso alcuni imprenditori che hanno denunciato sono stati isolati. Al loro ristorante non è andato più nessuno perché la gente ha paura che possa succedere qualcosa. Sono meccanismi delicati. Ma siamo riusciti a creare un clima di fiducia. E sono speranzoso. Le denunce aumenteranno. Soprattutto dico “grazie” a quegli imprenditori cutresi che hanno avuto coraggio di denunciare. Una nostra operazione si basava soprattutto sulle loro denunce».

GLI INTERVENTI

Nella stessa direzione gli interventi con cui si è aperto il seminario. Il sindaco, Antonio Ceraso, ha rivolto un appello ai giovani a «non farsi adescare dalla ‘ndrangheta», invitandoli a «non aver paura di aver coraggio». La dirigente scolastica Anna Maria Maltese ha evidenziato che «si parte dall’educazione per formare i ragazzi a ribellarsi alla ‘ndrangheta». Il prefetto di Crotone, Franca Ferraro, che incontrerà i ragazzi all’ultima tappa del ciclo seminariale, li ha praticamente già messi a studiare, invitandoli a riflettere sulla Costituzione. Il docente UniCal di Pedagogia dell’Antimafia, Giancarlo Costabile, ha concluso sottolineando che «Cutro non ha isolato la voglia di cambiamento. L’ha protetta, l’ha curata». E ha auspicato che «Cutro diventi un modello di educazione critica».

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