Pd, Sala prenota il terzo polo
- Postato il 4 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
Pd, Sala prenota il terzo polo
Pd: il sindaco di Milano, Beppe Sala, vuole guidare una nuova forza moderata e prenota il terzo polo
Come diceva sempre con una sua personale formula Arturo Parisi, il problema non è il “se” ma il “quando” e semmai il “come”. Già, allo stesso modo per il sindaco di Milano, Beppe Sala, una forza moderata «alternativa agli estremismi» deve nascere, punto e basta. Ovviamente lui ci sarà.
Nella lunghissima intervista rilasciata al direttore del Foglio, Claudio Cerasa, Sala fa capire chiaramente che lui si considera il leader di questa forza nascitura. Un altro gallo che canta: si farà mai giorno? Dunque il grande romanzo della “gamba” che a intermittenza si definisce “Margherita 2.0”, o riformista, o moderata, o laica, persino cattolica, si arricchisce di un altro capitolo ed è impossibile, anche questa volta, dire se sarà quella buona. Forse dovrebbero provare a stringere.
Intanto ci sarebbe un problemino preliminare da risolvere: di che cosa stiamo parlando? Beppe Sala sembra avere in testa il rafforzamento del centrosinistra, che attualmente è troppo sbilanciato sul radicalismo del Pd schleiniano.
Alla segretaria dem non lesina botte, per esempio sull’aver schierato il Nazareno sul Sì al referendum sul Jobs act «spaccando il partito».
Ma soprattutto – e questa forse è la cosa politicamente più intrigante – escludendo che vi possano essere «automatismi» nella scelta del “federatore”, vale a dire del candidato premier: potrà essere lei, Elly, o uno «alla Gentiloni» oppure un altro ancora (magari lui stesso?), ma insomma il punto è che se il Partito democratico ritiene assodato il criterio che il partito che ha più voti esprime automaticamente il candidato a palazzo Chigi, si dovrà ricredere: dipende, dice Beppe Sala.
Ancora tutto è possibile, a due anni, o forse meno, dalle prossime elezioni: il che dà la misura della confusione che regna da quella parte. L’errore di Sala, semmai, è calcolare come potenziali supporter della sua idea anche Carlo Calenda o Luigi Marattin, che mille volte hanno chiarito che loro a stare nel centrosinistra, o campo largo, non ci pensano minimamente, poiché ritengono ancora possibile, malgrado il naufragio del Terzo polo alle elezioni europee, una forza politica che non stia né di qua né di là.
Infatti Luigi Marattin, che terrà una iniziativa nazionale sabato 8 a Roma come base di un nuovo partito liberaldemocratico (vedremo come risolverà la concorrenza con Carlo Calenda, ma questo è un altro discorso), ovviamente boccia l’idea di Sala se ancorata al centrosinistra.
C’è Matteo Renzi che dice più o meno le stesse cose del sindaco di Milano, ma è noto che tra i due non corre certamente buon sangue: «Non poniamo veti e non intendiamo subirne», diceva ieri Italia viva: non è esattamente una formula di benvenuto.
Poi c’è questa possibile scesa in campo del cattolico democratico Ernesto Maria Ruffini, c’è Riccardo Magi e la sua Più Europa, ci sono i socialisti, forze ancora più minuscole, insomma un crogiuolo di minoritarismi e di voglia di fare le cose in grande di cui non si scorge la rotta né il destino.
È la maledizione di quello che un tempo si chiamava “polo laico”: tutti d’accordo a parole e poi bloccati sui contrasti tra personalità: perché, per dirla chiara, Renzi dovrebbe incoronare Beppe Sala e viceversa? E il ruolo di Ruffini quale sarebbe?
Il solito scoglio su cui si infrangono le barchette laiche-moderate-riformiste non è quasi mai sui contenuti oppure sulla linea politica (quello è il terreno su cui storicamente si divide tra riformisti e massimalisti la sinistra) ma sempre sulla leadership: essendo chiaro – non prendiamoci in giro – che il leader è uno e uno solo, la questione non è tanto cosa fare ma chi deve farlo. E da oggi in campo c’è anche Beppe Sala.