Pd a congresso? Presto: Pina al posto di Elly? Ecco chi sono gli altri candidati (tutti maschi)

  • Postato il 17 marzo 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Congresso è un sostantivo che fa paura, però se ne parla. Non è più un termine sotterraneo come qualche tempo fa.

Il Pd ne discute apertamente, Elly Schlein barcolla, non è più la donna sola al comando.

La fronda aumenta e lo stesso Romano Prodi, il grande padrino, è convinto che temporeggiare non serve. “Questa si chiama democrazia”, spiega.

In via del Nazareno, la fibrillazione è di casa e non si capisce più chi siano gli amici o i nemici. “Dove va il partito?”, ci si domanda sempre più frequentemente.

C’è bisogno di un congresso nel Pd

Paolo Gentiloni andrà al congresso
Pd a congresso? Presto: Pina al posto di Elly? Ecco chi sono gli altri candidati (tutti maschi) – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Ecco la necessità di incontrarsi, di discutere, di “confrontarsi sui temi”, come ritiene la vice presidente della Commissione Europea, Pina Picierno. Eccola, dunque, la vigilia del “redde rationem”: uno scontro a cui parteciperanno le varie anime del Pd.

I maligni vanno ancora più in là e cominciano a circolare i nomi di coloro che potrebbero sostituire l’attuale segretaria. La quale, dinanzi a tanto vociare, rimane in silenzio, ma fa parlare i suoi fedelissimi. “Sono i numeri a darle ragione”, affermano alzando il tono della voce. Alle Europee, i dem hanno raggiunto il 24 per cento, un traguardo che nessuno si aspettava mettendo a tacere chi criticava Elly.

Pina Picierno attacca

Ma quel risultato è stato dimenticato. Oggi lo scontro è continuo, perché le varie correnti non si danno pace. Pina Picierno è tra le più intransigenti. Già con il voto sul riarmo ha fatto capire quale fosse il suo pensiero. “Arrivano decisioni dall’alto senza che ci si confronti”. L’accusa è dura, molto chiara: vuol significare che così non si può andare avanti.

Eccolo suonare il campanello d’allarme del congresso, un’altra occasione che divide ancora di più le tante anime del Pd. Ma mentre fino a un paio di mesi fa nessuno si azzardava a pronunciare quel sostantivo, oggi la musica è cambiata e nei corridoi di via del Nazareno se ne discute senza più il timore di essere considerati dei trasgressori. C’è di più: cominciano a circolare i nomi di chi potrebbe occupare la poltrona su cui siede ora la Schlein. Il più gettonato è Dario Franceschini, un ex ministro che ha scagliato la prima pietra. Contro chi? Il nemico numero uno sarebbe il campo largo a cui non si arriverà mai nonostante gli sforzi della segreteria.

A che cosa aspira dunque il sostenitore di una tale rivoluzione? Vorrebbe un campo più striminzito? Niente affatto, dice che l’unica via per combattere e sconfiggere la destra è andare ognuno per contro proprio. Una sinistra sparpagliata che potrebbe riunirsi in un secondo momento quando sarà conquistata la vittoria.

Non sono pochi quelli che la pensano come il mai domo o sempre vivo Dario.

C’è un però, comunque: quando si tratta di conquistare un posto di prestigio l’amicizia non ha più valore. Alla corsa partecipano o vorrebbero partecipare altri big che si nascondono solo a parole: Paolo Gentiloni (che ha dalla sua il privilegio di essere stato presidente del consiglio), il già citato Dario Franceschini, Nicola Zingaretti che ha guidato per anni una regione difficilissima come il Lazio, Stefano Bonaccini, una volta capo della Schlein quando era presidente dell’Emilia Romagna. Se è vero che la vendetta è un piatto che si mangia freddo il boccone è già pronto, non rimane che ingoiarlo in gran fretta.

A questa comitiva di maschietti, si aggiunge una rappresentante del gentil sesso, proprio quella Pina Picierno che ha già fatto capire con i fatti quanto sia distante dall’attuale vertice. Tuona: “Aumentano gli scontri, non è possibile continuare a seguire questa strada”.

Da buona Campana qual è non si tira indietro e non si fa pregare. Vuole venire incontro al partito e per questo desidera esprimere il suo pensiero senza condizionamenti. Non si cuce la bocca, altrimenti si faranno nuovi regali alla destra che continua a dire “che i suoi veri alleati siamo noi”

Quindi, una donna sola al comando non va bene, non è nelle corde del partito. Il pluralismo è un “must” che non si può dimenticare anche se fa comodo.

Sorge spontanea una domanda che vorremmo rivolgere alla contestatrice di turno. Se un giorno, al congresso finalmente convocato, il partito dovesse sceglierla come segretario, lei sosterrebbe ancora questa tesi? Oppure non si considererebbe più assolutamente sola?

 

 

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Autore
Blitz

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