Paziente in cura con la cannabis positivo al test antidroga: patente sospesa. Salvini promise: “Nessuna sanzione”

  • Postato il 28 ottobre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nessun rischio di ritiro della patente, per oltre due milioni pazienti in cura con farmaci psicotropi, aveva promesso Matteo Salvini. Invece al signor Mario (nome di fantasia) il documento di guida è stato ritirato eccome, dopo un piccolo incedente automobilistico l’11 giugno, nei pressi di Trapani, malgrado la ricetta medica per una terapia a base di cannabis. Non è l’unico paziente con la patente ritirata. Eppure il ministro leghista aveva rassicurato, sin dalla diretta social dell’ultima domenica del 2024: “Chi sta usando farmaci psicotropi sotto prescrizione medica può tranquillamente guidare”. Voleva ingraziarsi i pazienti al volante, Salvini, con l’appello su TikTok durante le feste natalizie.

Il primo caso a Pordenone

E proprio la notte del 25 dicembre, a una signora di Pordenone è stata sospesa la patente: dopo un banale scontro con la sua vettura, è risultata positiva agli stupefacenti dopo le analisi delle urine. Nessuna sorpresa: era in cura con un farmaco ansiolitico a base di oppiacei. Ma grazie al nuovo Codice della strada, battezzato da Salvini il 14 dicembre scorso, basta la traccia di uno stupefacente nell’organismo, per giustificare la sanzione e il divieto di mettersi alla guida. Anche se il pilota è lucido, presente a se stesso, senza alcuna alterazione psicofisica. Proprio come è accaduto al signor Mario.

La storia del signor Mario e i problemi che avrà

Alle autorità – tramite gli avvocati dello studio legale Miglio-Simonetti – l’uomo ha consegnato il referto del Pronto soccorso per certificare il suo stato vigile alla guida, le prescrizione medica e la ricevuta fiscale della farmacia per l’acquisto dei medicinali. Niente da fare: il documento di guida è sospeso dall’8 ottobre, in virtù del decreto del prefetto di Trapani. Per lavorare è costretto a farsi accompagnare in auto da un amico. Ha quarant’anni, moglie e figli: il suo datore di lavoro potrebbe non gradire la patente sospesa, ufficialmente, per droga. Come non bastasse, dovrà sottoporsi alla via crucis burocratica della commissione medica, per riavere il documento.

In milioni a rischio, altro che le promesse di Salvini

Il suo caso terrorizza milioni di persone in cura con farmaci a base di cannabis o oppiacei. Circa 400.000 pazienti seguono terapie croniche, 2,5 milioni sono in cura per periodi limitati. Secondo l’Istituto superiore di sanità, circa 28 mila persone hanno ricevuto almeno una prescrizione per la cannabis medica, tra il 2019 e il 2024. Su tutti loro incombe la scure della sospensione della patente. Altro che “pazienti al sicuro”, come diceva Salvini. Consapevole del rischio della sanzioni, il ministro leghista aveva subito ingranato la retromarcia, il 7 dicembre 2024, invocando un Tavolo tecnico e deroghe: “Il ritiro della patente non riguarda gli ammalati, un conto è la terapia altro è stroncarsi di pasticche”. Il 16 dicembre, il dicastero dei Trasporti lasciava trapelare all’agenzia Ansa: “nessun divieto assoluto di guida per tali pazienti ma una necessaria ponderazione caso per caso, in base allo stato di salute del singolo e alle terapie somministrate, come già avviene oggi”. Invece il ritiro scatta in automatico se il risultato al test è positivo, senza alcuna valutazione della prescrizione medica e dello stato di coscienza del guidatore: al signor Mario è andata così.

Il Tavolo tecnico? Si è riunito solo una volta

Neppure il Tavolo tecnico ha risolto il paradosso: annunciato a dicembre 2014, istituito il 16 maggio, si è riunito solo una volta, il 24 giugno. Nessun verbale dell’incontro, neppure l’ombra di una deroga per i pazienti al volante. L’idea sul piatto era barattare la privacy per la patente: una tessera digitale per i pazienti. Agli agenti basterebbe una scansione per verificare la prescrizione medica. Con un effetto collaterale: l’elenco di tutti i pazienti in cura con terapie a base di sostanze stupefacenti, custoditi nei file della pubblica amministrazione. Ad oggi non esiste nessuna lista simile e la soluzione è bocciata dai pazienti, gelosi della riservatezza sulla salute. Loro propongono un rimedio meno hi tech: la prescrizione possono mostrarla all’agente, senza tessere digitali e liste di pazienti nei “cassetti” ministeriali. Non è detto che saranno ascoltati. Quando Salvini annunciò il Tavolo tecnico per i pazienti in cura la cannabis, dimenticava che già ne esisteva uno, al Ministero della Salute. Mai convocato dal governo Meloni.

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