Payback, ecco come il governo punta a disinnescare la nuova mina sulle imprese
- Postato il 19 giugno 2025
- Economia
- Di Formiche
- 2 Visualizzazioni

Sul payback, il meccanismo che impone alle imprese che riforniscono la Pubblica amministrazione di dispositivi medici di concorrere al ripianamento dei disavanzi, il governo è pronto a intervenire ancora una volta, per salvare le imprese dall’ennesimo baratro.
La posta in gioco è alta: dopo la recente sentenza del Tar del Lazio che, di fatto, ha confermato oltre un miliardo a carico delle imprese per il superamento del tetto di spesa nel periodo 2015-2018, al ministero dell’Economia si è aperto un tavolo con l’obiettivo di superare gradualmente una norma ritenuta ormai insostenibile, avviando immediatamente politiche di salvaguardia per le imprese, con particolare attenzione a quelle piccole e medie, le più colpite dalle compensazioni richieste.
L’idea, che potrebbe finire direttamente sul tavolo del Consiglio dei ministri convocato per domani, è di concedere uno sconto alle imprese. Il bottino parla di circa 650 milioni con i quali attutire l’impatto della spesa: 350 milioni messi dall’esecutivo mentre, da parte loro, le regioni dovrebbero rinunciare a circa 120 milioni. Alle imprese, così facendo, rimarrebbe in carico un esborso decisamente sgonfiato. Inoltre, collateralmente a questo intervento di mini-chirurgia, come ha raccontato Repubblica, Palazzo Chigi, di raccordo con il Mef e gli stessi enti locali, punta a innalzare il tetto di spesa previsti per legge per i dispositivi, così da provare a sterilizzare del tutto la norma.
Ora, pallottoliere a parte (c’è da fare bene i conteggi con la Corte dei conti), in caso di mancato intervento, molte aziende, quelle con le spalle meno larghe e con meno cassa, non reggerebbero il colpo, andando incontro a migliaia di licenziamenti: quasi 190 mila secondo i calcoli di alcuni associazioni. Di sicuro, l’industria biomedicale vuole il superamento del payback, in modo strutturale, andando oltre interventi utili e provvidenziali, ma pur sempre provvisori. E lo vuole anche la farmaceutica.
“Il payback“, aveva chiarito poche settimane fa Ugo Di Francesco, ceo di Kedrion Biopharma, “è una manovra iniqua che deve essere eliminata velocemente. Consideriamo che l’Europa è autosufficiente solo per il 60% del plasma, mentre il 40% deve essere importato dagli Stati Uniti. In Italia più o meno 1 paziente su 3 deve contare sulla disponibilità di plasmaderivati che derivano da plasma importato. Va poi ridotta la burocrazia. Il settore della farmaceutica ha bisogno di stabilità e tempi certi. L’incertezza che ogni tanto si genera a livello di istituzioni, Aifa compresa, non aiuta la programmazione di un’azienda”.