Parte dopo 20 anni di attesa il fondo per il ristoro degli azionisti Cirio e Parmalat e di chi ha comprato bond argentini

  • Postato il 15 settembre 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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A vent’anni dall’approvazione della legge che lo istituiva, diventa operativo il fondo per il ristoro degli azionisti Cirio e Parmalat e dei sottoscrittori dei bond argentini. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 12 settembre 2025, il meccanismo previsto dall’articolo 1, comma 343, della legge 266/2005 entra finalmente in vigore, con una dotazione di 204,5 milioni di euro provenienti dai conti correnti dormienti prescritti.

L’obiettivo è risarcire parzialmente chi ha subito un “ingiusto danno patrimoniale concernente azioni o obbligazioni” di società riconosciute responsabili di una truffa o bancarotta fraudolenta e chi è stato danneggiato dal default dei “tango bond” argentini. Il danno ingiusto deve essere stato subìto prima del 2006 e “accertato, in sede civile o penale con sentenza passata in giudicato ovvero con lodo arbitrale non impugnabile, precedentemente alla data di entrata in vigore del decreto”. Il ristoro coprirà il 50% del capitale investito, fino a un massimo di 20mila euro, al netto di eventuali somme già percepite. A gestire le domande da presentare esclusivamente online sarà Consap, che avrà 180 giorni per predisporre la piattaforma telematica.

L’attuazione, ricorda Patrizio Miatello, presidente dell’associazione Ezzelino III da Onara nata dopo il crac delle Popolari venete, arriva dopo anni di battaglie e fa leva anche sulle esperienze dei precedenti fondi di indennizzo (Legge 205/2017 e FIR – Fondo Indennizzo Risparmiatori, Legge 145/2018), oltre che sulla recente sentenza del Consiglio di Stato che a gennaio ha sbloccato l’iter rimasto fermo.

Restano però molte ombre, secondo le associazioni dei risparmiatori. L’indennizzo è limitato e la misura esclude migliaia di risparmiatori rimasti fuori dal FIR, in particolare quelli coinvolti nei dissesti delle banche messe in liquidazione tra il 2015 e il 2017. Proprio per questo Miatello sostiene che è “inaccettabile” la coincidenza tra i 204,5 milioni destinati al nuovo fondo e le somme avanzate dal FIR, mai redistribuite a chi era rimasto escluso.

L’associazione promette di continuare la mobilitazione: chiede un nuovo fondo, aperto a tutte le vittime di frodi finanziarie, con un indennizzo minimo del 95% e senza tetti massimi.

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