Paragone: le balle e le amnesie di chi finge che i social si dividano tra buoni e cattivi
- Postato il 18 novembre 2024
- Di Libero Quotidiano
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Paragone: le balle e le amnesie di chi finge che i social si dividano tra buoni e cattivi
Certo, i nomi: Elio e le Storie Tese, Piero Pelù, Guccini, il giornale britannico The Guardian, tanto per citarne alcuni. E poi, le motivazioni che vanno da “È un pericolo per la democrazia e la libertà” a ”È una piattaforma mediatica tossica e il suo proprietario è stato in grado di usare la sua influenza per plasmare il discorso politico”.
Insomma, è bastato che Trump vincesse le presidenziali in America, smentendo le convinzioni di questa platea di illuminati democratici, per far scattare una mini fuga di vip e vippetti dalla piattaforma di Elon Musk. Verrebbe da domandarsi se in caso di vittoria di Kamala Harris (la cui scomparsa meriterebbe una segnalazione a Chi l'ha visto?), costoro sarebbero rimasti per godersi la vittoria e ironizzare sul social dello sconfitto. Non lo sapremo mai (per fortuna).
Questa divisione tra social buoni e social cattivi si potrebbe liquidare come l'ultima fesseria della sinistra con la puzza sotto il naso o come l'ennesimo esercizio di vanità per colpa del quale la sinistra continuerà a marciare lontana dal popolo e dalle sue esigenze.
CONTRO-PROPAGANDA
In buona parte è così. Ma non basta; non si può non contestare il presupposto per cui X sia propaganda, una cloaca, un pericolo per la democrazia, ovvero che X sia lo strumento attraverso il quale il miliardario sudafricano plasma il discorso politico. Non si può proprio, perché la realtà è ben diversa. Musk ha le sue idee e le riversa nella sua piattaforma senza alcun filtro: lo fa mettendoci la faccia. Può non piacere la sua sfrontatezza e si possono non condividere le sue idee, ma almeno è diretto e non gioca partite discutibili come accade per altri social. I quali hanno costruito - su una democrazia apparente e su una libertà apparente- il loro potere predatorio che Shoshana Zuboff ha descritto in un libro fondamentale dal titolo Il Capitalismo della Sorveglianza (Luiss editore).
Non posso proprio accettare la divisione tra buoni e cattivi in un contesto - quello delle piattaforme social - dove i proprietari acquisiscono in modo manipolatorio e subdolo tutte le informazioni sui nostri profili, usandoli a scopo commerciale e quindi acquisendo il mercato pubblicitario in posizione dominante. Meta, recentemente, è stata condannata ancora una volta per questa distorsione del mercato come in passato era stata condannata perché non pagava interamente le tasse nel paese dove si consuma la transazione, per esempio l'acquisto di un bene.
Vado oltre. Ci siamo già scordati dell'ammissione dello stesso Zuckerberg davanti al Congresso americano della censura da parte dei suoi social di quelle notizie che non piacevano all'amministrazione Biden riguardo ad alcune informazioni riguardanti il Covid? Del resto in Europa la signora Von Der Leyen poteva cancellare la corrispondenza con il ceo di Pfizer negando così la trasparenza delle informazioni, cioè un principio essenziale per la libera e corretta informazione, senza che nessuno battesse ciglio.
LE SEGNALAZIONI
Nemmeno YouTube - di proprietà di Google - può impartire lezioni di correttezza e di libertà: numerose sono le segnalazioni di censura, boicottaggio o addirittura chiusura di canali. Pochissimi sanno per esempio che l'emittente Radio Radio di Fabio Duranti ha vinto in maniera schiacciante in giudizio contro YouTube colpevole di aver censurato alcuni contenuti (quindi alcune notizie) in modo arbitrario e illegittimo solo perché contrari al pensiero mainstream. Questo per dire sulla libertà dei social... buoni e bravi.
Ps. A proposito di Facebook, segnalo che nonostante le mie ripetute segnalazioni la piattaforma di Meta mi continua a classificare come personaggio politico nonostante io non abbia più incarichi di questo tipo e non come giornalista. A proposito di fake news...
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