Paradiso perduto, infanzia e grandezza di Ramondino: una topografia
- Postato il 11 ottobre 2025
- Di Il Foglio
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Paradiso perduto, infanzia e grandezza di Ramondino: una topografia
Dopo averne curato gli scritti politici, Mirella Armiero traccia una mappa dei luoghi di Fabrizia Ramondino nel volume "Bagaglio leggero" scritto con Francesco Paolo Busco e da poco uscito per Nutrimenti. Un viaggio che comincia nell’Ospedale Internazionale di Napoli, nella strada che collega Chiaia al quartiere del Vomero e in cui Ramondino nasce nel millenovecentotrentasei. Figlia di un diplomatico, la sua natura apolide è impressa già in questo inizio nella clinica diretta dal dottor Burkhard, ginecologo svizzero della “Napoli bene” e della comunità straniera in città.
L’infanzia luminosa di Fabrizia Ramondino e dei suoi fratelli Giancarlo e Annalisa sarà a Son Batle, a Palma de Maiorca, in Spagna. “Quella prima casa è sempre stata per me, nonostante le esperienze tragiche di ogni infanzia, il paradiso perduto e l’ho rivista molte volte in sogno”, scrive Ramondino nel suo In viaggio. Il precipitoso ritorno della famiglia in Italia su una nave da guerra segnerà la fine di quel periodo fantastico. E’ il millenovecentoquarantatré, subito dopo l’armistizio e lo scenario è quello di Massa Lubrense, in costiera, nella frazione di Santa Maria e nella “casarella” che comparirà successivamente in Althénopis, il romanzo pubblicato subito dopo il terremoto. Sono anni di cui Ramondino ricorda le gite a Nerano, alla Baia di Jeranto e a Punta Campanella, luoghi mitici che rischiarano in parte le ombre dovute all’assenza del padre e all’inquietudine che percepisce nella madre.
Dopo la casa affacciata sulla piazza del piccolo centro, la topografia di Fabrizia Ramondino prosegue in Francia, a Chambéry, dove studierà dagli undici ai tredici anni legandosi a quella che resterà una delle sue amiche più care, una delle molte voci che affollano le pagine di Bagaglio leggero, che gli autori Armiero e Busco incontrano e interrogano per ricostruire luoghi e percorsi. Ramondino trascorrerà anche diversi periodi in Germania, come racchiude nel suo Taccuino tedesco, mentre crescendo acquisisce consapevolezza del proprio orientamento politico abbandonando quello stato di “trasognata passività”. Quando torna a Napoli, lo fa a Palazzo Marigliano, “una gemma di marmo bianco incastonata nel Decumano” dove nei primi anni Sessanta fonda l’Associazione Risveglio Napoli con altri compagni per offrire asilo ai bambini dei vicoli e scuole serali per i loro genitori. A questi “bambini ritrovati” - come s’intitola uno dei capitoli del libro di Nutrimenti - si era dedicata anche nel periodo trascorso precedentemente a Torre Caracciolo, fra Marano e Quarto col primo marito Francesco Alberto. Nel romanzo Un giorno e mezzo troviamo poi Villa Amore, ispirata alla Villa Patrizi di via Manzoni, sulla collina di Posillipo, dove Fabrizia vivrà negli anni in cui avrà la sua unica figlia, Livia, oggi danzatrice e anche lei presente in più punti della ricostruzione dei luoghi.
Ne sfilano tanti fra le pagine, di familiari e amici, a testimoniare il modo particolare che la scrittrice aveva di abitare i posti e di sceglierli, anche, come la casa in costiera arroccata a Laurito, nei pressi di Positano, quella al viale Elena da cui il mare si intuisce soltanto e quella a Palazzo Spinelli, sempre al centro storico. E ancora ci sono Ventotene, ovvero “L’isola riflessa”, e infine Itri, dove la scrittrice si rifugia negli ultimi anni e dove morirà sulla spiaggia, colpita da un malore riemergendo dall’acqua. Non è un’operazione di feticismo letterario, ma una ricostruzione fondata sul dato che “ognuno si sceglie il paesaggio che più gli assomiglia”. Fra tutti i luoghi presenti del libro ne manca solo uno: le Rampe Pontecorvo a Napoli, intitolate alla scrittrice e su cui aleggia ancora la sua presenza.
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