“Papà, ti voglio salutare e dirti che ti amo. Non so se riusciremo a vederci”: l’incubo dei pallavolisti iraniani
- Postato il 16 giugno 2025
- Sport News
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sono arrivati in Brasile pochi giorni fa, per giocare la Nations League. Proprio durante la prima partita, contro gli Stati Uniti, nel frattempo a casa loro cadevano le bombe sganciate da Israele. La Nazionale di pallavolo dell’Iran ha saputo tutto qualche ora dopo, una volta rientrata in albergo. Da allora, i giocatori vivono un incubo che riguarda quasi solamente loro: dei privilegiati, lontani dalla guerra, ma pure lontani dalle loro famiglie, con il terrore di non poterle rivedere mai più. A raccontare il loro dramma è il ct, l’italiano Roberto Piazza, che alla Gazzetta dello Sport prova a spiegare cosa si prova in queste condizioni. Partendo dall’episodio di una telefonata ricevuta da uno dei suoi pallavolisti prima di entrare in campo. Era la figlia: “Papà, ti voglio salutare e dirti che ti amo. Non so se riusciremo a vederci al vostro ritorno”. Poche parole che racchiudono tutto.
“Dovrebbero far riflettere tutti. Al di là di chi ha torto o ragione“, dice Piazza. Lui, allenatore esperto che da quest’anno siede anche sulla panchina della Powervolley Milano, si ritrova a gestire una situazione impossibile: “Quello che sta succedendo non è umanamente accettabile. Mi fa molto male vedere i miei collaboratori, i miei giocatori in ansia. Hanno tutti una voglia straordinaria di far vedere che il loro paese non è quello che viene descritto“.
La sua Nazionale aveva lasciato Teheran proprio per venire in Italia, dove ha disputato anche due amichevoli contro gli azzurri. Poi la partenza per il Brasile, ora il trasferimento in Serbia. Con una data cruciale che si avvicina: il 30 giugno era previsto il ritorno in Iran, che ora è un enorme punto di domanda. “Per giocatori e staff comunicare con l’Iran non è facile, le linee saltano, si riesce a volte a stare al telefono per pochissimi secondi“, spiega Piazza. Che racconta quindi la “toccante” telefonata tra padre e figlia: da un lato la guerra, dall’altro una partita di volley da giocare poco dopo.
Un altro episodio significativo è stato un biglietto ricevuto da alcuni tifosi brasiliani: “Coach, noi siamo con voi“. Il ct Piazza racconta di essersi commosso: “Perché penso alle fotografie che i miei giocatori mi hanno mostrato. Le immagini dei palazzi sventrati, le case, le strutture. Non viene risparmiato nulla”. Il tecnico riconosce: “Molti dei miei ragazzi se non fossero sportivi impegnati in manifestazioni internazionali oggi sarebbero sotto le bombe“. Anche questo però può trasformarsi in un peso insostenibile, se nel frattempo tutti i cari rischiano la vita ogni ora.
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