Papa Leone XIV su tecnologia e difesa del lavoro è più avanti di politica e sindacati
- Postato il 15 maggio 2025
- Di Panorama
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Chissà se chi ha salutato con malcelato orgoglio di sinistra e anti Trump la scelta Robert Francis Prevost di chiamarsi Leone XIV, in continuità con papa Raffele Pecci, ha davvero letto la Rerum Novarum; significa «delle cose nuove». E chissà se ha capito che la prima enciclica del nuovo pontefice sarà la «rerum artificialium» per affidare al magistero della Chiesa l’interpretazione etico-economico-sociale delle enormi questioni che apre l’intelligenza artificiale, mettendo la sinistra degli intellò totalmente fuori gioco.
Prevost è il primo Papa matematico; non teme la tecnologia, vuole riportala a ciò che è: strumento e non idolo. Tant’è che ieri il Dicastero per la comunicazione vaticana ha annunciato che Leone XIV manterrà attivi gli account social ufficiali del Papa su X e su Instagram. Su Instagram l’account si chiama @Pontifex – Pope Leo XIV, sulla piattaforma X l’account è @Pontifex, che era già stato utilizzato da Benedetto XVI e Francesco e che in nove lingue raggiunge complessivamente 52 milioni di follower.
Sarebbe interessante sapere se Maurizio Landini, segretario della Cgil che brandisce i referendum come l’arma letale contro le ineguaglianze sociali, se Elly Schlein che vuole abolire il Jobs act celebrando il congresso del Pd coi referendum a spese dei contribuenti, conoscono quell’enciclica in cui si dice: «La soluzione socialista è inaccettabile dagli operai: i socialisti, attizzando nei poveri l’odio ai ricchi, pretendono si debba abolire la proprietà». Forse non l’hanno letta, altrimenti saprebbero che Leone XIII indicò la Chiesa come unica soluzione ai mali della società. Il nuovo Papa, dalla meditazione del suo predecessore deve aver assunto quell’incipit – «l’ardente brama di novità che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall’ordine politico passare nell’ordine dell’economia sociale» – a ispirazione per la novità dirompente che ha scandito nell’incontro con i cardinali che l’avevano eletto per spiegare la scelta del nome. Leone XIV, in totale discontinuità con Jorge Mario Bergoglio, che si è limitato a denunciare i guasti della contemporaneità con stile peronista, ha dichiarato: «Gli sviluppi dell’intelligenza artificiale comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro». Leone XIV, così come papa Pecci si trovò ad affrontare la prima rivoluzione industriale e le questioni sociali che la produzione di massa poneva, oggi deve affrontare la rivoluzione digitale. Dice Prevost: «La Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».
Prevost è anche il primo agostiniano ad assurgere al soglio petrino. Il suo legame con l’Ipponate è fortissimo, tant’è che ieri, nel suo giorno di riposo, è andato a far visita alla Curia generalizia dell’Ordine di Sant’Agostino. Per 12 anni è stata casa sua, ha detto messa per la Madonna di Fatima e ha pranzato con i confratelli. Il richiamo all’Ipponate in rapporto all’intelligenza artificiale sta nel De Trinitate, dove Sant’Agostino scrive: «Credo per comprendere, comprendo per credere». Come dire: la ricerca razionale non può prescindere dalla fede. Questo sarà il tema della prima enciclica di Leone XIV sull’intelligenza artificiale: la tutela della dignità umana e del lavoro come espressione di creatività. Nell’incontro con la stampa, tre giorni fa, ha ancor meglio precisato: «Un progresso incontrollato può portare delle conseguenze nocive, serve un nuovo umanesimo digitale per porre l’uomo e il suo lavoro al centro». In un’epoca, riflette il pontefice, dove tutto sembra dominato dal digitale, bisogna predicare una sorta di teologia dell’innovazione, ergendo la Chiesa, soprattutto nell’Europa poco pronta a sostenere la sfida dell’intelligenza artificiale, a guida spirituale in un mondo in trasformazione. E pare di cogliere una certa distanza tra il papa e padre Paolo Benanti, che guida la Commissione per l’Ia presso la presidenza del Consiglio. Per Benanti «l’homo sapiens è diventato homo tecnologico, ma nel momento in cui l’Ia cambia il nostro modo di fare le cose, chi controlla o controllerà questo tipo di risorse controllerà anche i diversi processi – da quelli industriali a quelli democratici – perciò non si devono alimentare paure, ma si devono creare dei guard rail che addomestichino la macchina per una nuova stagione del nostro esistere». È invece dal mondo della tecnologia che sorge la richiesta di una guida morale.
In un incontro di Magna Charta – presieduta da Gaetano Quagliarello – Pier Luigi Dal Pino di Microsoft, che ha creato la copia digitale della basilica di San Pietro, ha esortato: «È prioritario tenere al centro l’essere umano e considerare la tecnologia al suo servizio senza che l’Ia sostituisca, crei discriminazioni e ancor peggio lasci alcuno escluso». Questo è ciò che accade mentre Maurizio Landini porta la Cgil in piazza per un salario minimo che lui nega nei fatti (la Cgil ha firmato 22 contratti per circa 4 milioni di lavoratori con paga di 7,7 euro tutto compreso), per guardare il mondo del lavoro con lo specchietto retrovisore della «lotta al precariato», appoggiato da Elly Schlein (le monta il dissenso interno con i riformisti che non la seguono sul referendum) che si mobilita contro il Jobs act. E viene da chiedersi se, in alcuni casi, l’intelligenza artificiale non serva da supplente.