Papa Leone XIV rilancia l’educazione cattolica: «Solo la verità salva dalla morte interiore»
- Postato il 28 ottobre 2025
- Di Panorama
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Pubblicato il documento di Papa Leone XIV «per commemorare il 60° anniversario della Gravissimum Educationis e per riflettere sull’attualità della Dichiarazione conciliare e sulle sfide che l’educazione deve affrontare oggi, in particolare per le scuole e le università cattoliche». Lo aveva già annunciato il 22 ottobre il prefetto del Dicastero della Cultura e dell’Educazione della Santa Sede, card. José Tolentino de Mendonça. E aveva anticipato che al Giubileo l’educazione sarebbe stata associata alla figura di san John Henry Newman.
Sotto lo sguardo di Maria Sede della Sapienza, raffigurata dall’antica statua a fianco dell’Altare della Confessione della Basilica di San Pietro, Papa Leone XIV firma la lettera apostolica «Disegnare nuove mappe di speranza», a 60 anni dalla dichiarazione conciliare Gravissimum educationis di Paolo VI, per l’anniversario del documento del Concilio Vaticano II.
Lo studio vi renda capaci di uno sguardo d’insieme
Nell’omelia della celebrazione, che apre il Giubileo del mondo educativo, il Pontefice chiede al Signore che l’esperienza dello studio e della ricerca universitaria possa rendere gli studenti capaci di uno sguardo nuovo, d’insieme e più grande, li aiuti «a saper dire, raccontare, approfondire e annunciare le ragioni della speranza che è in noi», e li formi «a essere donne e uomini mai curvi su voi stessi ma sempre in piedi», capaci di portare ovunque «la gioia e la consolazione del Vangelo». E alle Università ricorda che educare è un vero e proprio atto d’amore e che «sfamare la fame di verità e di senso è un compito necessario, perché senza verità e significati autentici si può entrare nel vuoto e si può perfino morire».
Chi studia guarda al mistero della vita
Il Papa sottolinea che in questi mesi, celebrando il Giubileo, la Chiesa sperimenta il suo «essere in cammino», ricordando a sé stessa di avere costantemente bisogno di convertirsi. E spera che anche ogni studente veda nell’Anno Santo un’occasione «attraverso cui la vostra vita possa ripartire». Si rivolge così a chi fa parte delle istituzioni universitarie e si impegna nello studio, nell’insegnamento e nella ricerca.
Chi studia, prosegue Leone XIV, «allarga i propri orizzonti» ed è capace di «guardare in alto: verso Dio, verso gli altri, verso il mistero della vita».
Il compito educativo: «sfamare la fame di verità»
Sull’esempio di Agostino, Tommaso, Teresa d’Avila, Edith Stein e molti altri, «che hanno saputo integrare la ricerca nella loro vita e nel cammino spirituale», per Leone XIV siamo chiamati a «portare avanti il lavoro intellettuale e la ricerca della verità senza separarli dalla vita».
Il Pontefice esorta quindi le università ad abbracciare la chiamata al compito educativo, ovvero «sfamare la fame di verità e di senso è un compito necessario, perché senza verità e significati autentici si può entrare nel vuoto e perfino morire». Perché chi educa aiuta l’altro a «essere sé stesso e a maturare una coscienza e un pensiero critico autonomi». Si tratta di un vero atto d’amore.
L’educazione cristiana
«La formazione cristiana abbraccia l’intera persona: spirituale, intellettuale, affettiva, sociale, corporea. Non contrappone manuale e teorico, scienza e umanesimo, tecnica e coscienza; chiede invece che la professionalità sia abitata da un’etica, e che l’etica non sia parola astratta ma pratica quotidiana». E aggiunge: «L’educazione non misura il suo valore solo sull’asse dell’efficienza: lo misura sulla dignità, sulla giustizia, sulla capacità di servire il bene comune. Questa visione antropologica integrale deve rimanere l’asse portante della pedagogia cattolica. Essa va contro un approccio prettamente mercantilistico che spesso oggi costringe l’educazione a essere misurata in termini di funzionalità e utilità pratica».
I punti chiave della lettera apostolica
Ripercorriamo dunque i messaggi principali che il Leone XIV lancia con «Disegnare mappe di nuova speranza», una lettera apostolica che riprende il messaggio di Paolo VI e lo adatta con sapienza e lungimiranza alla contemporaneità.
La scuola e l’università cattolica non sono solo luoghi di apprendimento, ma comunità vive, dove la conoscenza incontra la compassione e il dialogo. La famiglia resta la prima scuola di umanità, mentre docenti e studenti condividono la missione di formare cittadini e credenti responsabili.
Il Papa rilancia il Patto Educativo Globale, che pone al centro la persona, la pace, l’inclusione e la custodia del creato. La Chiesa chiede di educare a una pace «disarmata e disarmante», di promuovere una cultura ecologica e di umanizzare l’uso della tecnologia e dell’intelligenza artificiale: «Il punto decisivo non è la tecnologia, ma l’uso che ne facciamo. L’intelligenza artificiale e gli ambienti digitali vanno orientati alla tutela della dignità, della giustizia e del lavoro; vanno governati con criteri di etica pubblica e partecipazione».
Le «costellazioni educative cattoliche» – scuole, università, istituti e comunità in tutto il mondo – diventano fari di speranza e giustizia sociale, soprattutto nei Paesi poveri. La missione è chiara: educare non per competere, ma per servire, costruendo ponti tra fede e ragione, passato e futuro. «L’educazione cattolica ha il compito di ricostruire fiducia in un mondo segnato da conflitti e paure, ricordando che siamo figli e non orfani: da questa coscienza nasce la fraternità».
Affidando il cammino alla Vergine Maria, Sedes Sapientiae, il Papa invita tutti gli educatori a essere «coreografi della speranza», testimoni credibili di una sapienza che illumina e libera.