Papa Francesco, le parole dei “preti di frontiera”. Don Ciotti: “Fino alla fine ha incarnato la Chiesa che si sporca le mani nelle ferite del mondo”

  • Postato il 22 aprile 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“È un giorno molto doloroso”. Goffredo Boselli, il monaco priore della fraternità di Casa della Madia dove vive Enzo Bianchi, riassume in cinque parole lo stato d’animo di tutti quegli uomini e quelle donne di Chiesa che hanno voluto bene a Papa Francesco e che Bergoglio ha incontrato più volte durante il suo pontificato. Spesso lo ha fatto in silenzio, senza clamore, con incontri riservati, con una telefonata o una lettera riservata. Lo sa bene il fondatore della comunità di Bose che nel dicembre 2023 aveva abbracciato il Vescovo di Roma con un’udienza ufficiale: “Papa Francesco – dice Bianchi contattato da ilfattoquotidiano.it – se n’è andato e dobbiamo dire con grande dolore che ci ha lasciato un profeta, un vero cristiano, un uomo di dialogo e di pace. Fino all’ultimo ha chiesto e lavorato per la pace tra gli uomini e come atto finale ha dato la benedizione alla città di Roma e a tutto il mondo. Lascia nei nostri cuori certamente molta tristezza perché con lui nella Chiesa abbiamo fatto l’esperienza di avere una madre e di avere uno spazio di libertà, di crescita cristiana e umana”. Alla Madia è da lunedì mattina che è sceso un eloquente silenzio che ha avvolto di dolore anche gli ospiti che hanno trascorso la Pasqua con i monaci.

A ricordare con parole affettuose il Papa venuto dall’Argentina è anche monsignor Gian Carlo Bregantini, arcivescovo emerito di Campobasso conosciuto da tutti per il suo impegno contro la ‘Ndrangheta. Nel 2014 ha scritto le meditazioni per la via Crucis che papa Francesco ha presieduto al Colosseo la sera del Venerdì Santo: “Il Santo Padre Francesco è stato il Papa del “cuore”. Così come abbiamo potuto scorgere anche nella sua ultima profetica enciclica sul Sacro Cuore di Gesù, il suo testamento spirituale. Ha amato empaticamente il nostro mondo, così complesso e difficile, e per questo mondo ha invocato la pace fino all’ultimo suo giorno. Ha fatto suo – racconta a ilfattoquotidiano.it Bregantini – il grido dei poveri straziati dallo scarto sociale. Tutti abbiamo visto il Papa trepidare per le zone di guerra, specie per l’Ucraina e la Palestina. Ha annunciato instancabilmente la misericordia verso coloro che hanno sbagliato, con la fiducia piena nel loro futuro”. Bregantini parla di Bergoglio come del “punto di riferimento sicuro per l’intera umanità” e aggiunge: “Ci lascia tanta luminosa eredità umana e spirituale per fecondare la storia con la gioia del Vangelo. Ha saputo infatti parlare con chiarezza ai potenti, chinandosi amabilmente verso gli ultimi. Siamo certi che Dio l’ha accolto nel suo regno di tenerezza infinita, quella stessa tenerezza da lui stesso tanto diffusa nel cuore della Chiesa e del mondo”.

Il 95enne don Antonio Mazzi, il fondatore di Exodus, appena saputa la notizia sui canali della comunità ha scritto: “Carissimi, mai una data come questa può far coincidere la morte con la resurrezione, la fede con il dolore, la sua voglia di vivere con la voglia di pace, perché queste sono le cose che di Francesco ci hanno sempre fatto e anche oggi ci fanno commuovere. Forse oggi è meglio il silenzio. Mai una data come questa non poteva essere una data più significativa per un Uomo come questo”.

Don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera e del Gruppo Abele ha avuto il privilegio di condividere con Bergoglio incontri riservati e altri pubblici, come quello, recente, con un gruppo di donne in fuga dai contesti mafiosi di origine: “Non cercate fra i morti, dice il Vangelo del lunedì dopo Pasqua. E Papa Francesco, che se ne è andato in questo giorno così denso di significato, sembra volerci dire lo stesso: ‘Non restate nei sepolcri! Diventate capaci di risorgere a vita nuova!’”, è la reazione. “La notizia della scomparsa di Francesco arriva inattesa, come un interruttore che spegne l’ultima lampadina accesa dentro una casa ora immersa nell’oscurità: un mondo segnato dall’angoscia delle guerre, delle ingiustizie, della povertà, della criminalità, della crisi ambientale, di un uso sempre più arrogante e spregiudicato del potere. Ma il Papa non ci lascia nel buio! Ha celebrato con noi la Pasqua ed è morto in un giorno che profuma di resurrezione. Ha voluto fino all’ultimo, col saluto ai fedeli ieri in piazza San Pietro, incarnare quella Chiesa in uscita che si sporca le mani nelle ferite del mondo, per risanarle”.

Da Caivano arriva anche il messaggio di don Maurizio Patricello: “Abbiamo il cuore a lutto. Ci ha colto di sorpresa, Francesco. Come Gesù, ha desiderato e voluto celebrare la Pasqua con noi, prima di inabissarsi nel Signore che tanto ha amato e servito. Facciamo fatica a riordinare i pensieri, le lacrime ci offuscano gli occhi, il dolore ci allunga il viso. Non abbiamo voglia di parlare. L’euforia della resurrezione si è attenuata. Verrà il tempo per ripercorre gli anni del tuo pontificato, oggi, vogliamo solo dirgli ‘grazie’; stringerci insieme, abbracciarci, cercare conforto a vicenda per la grande perdita”. Il prete che lotta contro la Camorra si lascia andare ad un ricordo che resterà nella testa di ciascuno: “Non avevamo mai visto un Papa malato, debilitato, senza voce, farsi portare, sulla sedia a rotelle, nella Basilica di San Pietro, senza il solenne abito bianco che lo contraddistingue, ma vestito come un nonnino qualsiasi, felice si stare tra la gente. Non avendo forza né voce, ha moltiplicato i gesti, muti ma loquaci, per insegnarci a non vergognarci delle nostre fragilità, della vecchiaia che incombe, delle malattie con le quali siamo o saremo destinati a convivere. Pur senza parlare ci stava dicendo che la vita è sempre bella e degna di essere vissuta”.

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Il Fatto Quotidiano

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