"Papà, abbiamo cannato". L'errore gravissimo di Sempio, l'intercettazione che può ribaltare tutto

  • Postato il 13 marzo 2025
  • Di Libero Quotidiano
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"Papà, abbiamo cannato". L'errore gravissimo di Sempio, l'intercettazione che può ribaltare tutto

"Papà, abbiamo cannato". A 8 anni di distanza dall'interrogatorio del 10 febbraio 2017, emerge l'intercettazione tra Andrea Sempio, il nuovo indagato nell'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco (avvenuto il 13 agosto del 2007) e suo padre. E sono parole che potrebbero cambiare il quadro dell'inchiesta.

Il ragazzo oggi 36enne, amico del fratello di Chiara, è indagato formalmente per omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso Alberto Stasi, il fidanzato della ragazza unico condannato che sta scontando 16 anni di carcere.

 

 

 

Oggi Sempio è arrivato, accompagnato dal suo legale Massimo Lovati, nella caserma dei carabinieri Montebello a Milano, per sottoporsi al prelievo del Dna. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano rianalizzeranno tutte le tracce repertate per sviluppare quelle tralasciate nell'inchiesta che ha portato alla condanna di Stasi. Poiché le tracce individuate, in particolare sulla scena del crimine, sono molteplici, si ipotizza spunteranno più "ignoti". Tra l'altro si svilupperà il secondo profilo del Dna trovato anni fa sulle unghie di Chiara, che allora non era stato possibile profilare. 

Nel frattempo, gli inquirenti hanno ascoltato non solo il fratello di Chiara, Marco, ma anche altri amici del gruppo di cui faceva parte Sempio, che nel 2017 era già stato indagato su richiesta della difesa di Stasi, prima che la sua posizione venisse archiviata. Ma l'intercettazione con il padre sullo scontrino è l'elemento più importante emerso nelle ultime ore. 

 

 

 

"Ne abbiamo cannata una - dice Sempio al padre il 10 febbraio 2017, subito dopo il suo interrogatorio di garanzia -, io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che l'abbiamo ritrovato prima. Io ho detto che l'abbiamo trovato dopo essere stato sentito, già la prima volta... ero stato sentito e poi l'abbiamo trovato". Potrebbe non essere solo un dettaglio marginale.

Lo scontrino infatti era quello del parcheggio che Sempio aveva esibito come alibi per certificare la sua presenza a Vigevano all'ora del delitto di Chiara. Alibi poi "crollato" quando l'ora dell'omicidio viene anticipata, tra le 9.12 e le 9.35 rispetto alle 10.30-12.30 fissato dalla prima ricostruzione. Sempio si era difeso dicendo di essere uscito dalla sua casa di Garlasco, essere andato a Vigevano per comprare un cellulare ed essere rientrato intorno a mezzogiorno. Nel 2017 i magistrati gli chiedono perché abbia conservato il biglietto per oltre un anno: "E' stato ritrovato da mio padre o mia madre sulla macchina qualche giorno dopo il fatto, quando io ero già stato sentito - aveva spiegato il ragazzo -. Mia madre ha detto 'per sicurezza teniamolo', quindi i miei genitori hanno deciso di conservarlo".

In quella intercettazione, padre e figlio discutono della versione fornita agli inquirenti. Il giorno dopo, sempre Sempio viene intercettato mentre parla da solo in auto: "Questa mer***a di Dna, ma cosa state dicendo... ma il fatto è che ormai alla gente piace discutere su quello perché se tu parti dal presupposto che c'è il mio Dna allora puoi discutere su tante cose..." Chiudendo con un sibillino "c'è in ballo trent'anni di galera".

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Libero Quotidiano

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