“Pandoro Gate” e uova di Pasqua, Chiara Ferragni rinviata a giudizio per truffa aggravata. L’influencer: “Accusa profondamente ingiusta”
- Postato il 29 gennaio 2025
- Attualità
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il decreto di citazione diretta è stato notificato questa mattina: per Chiara Ferragni è arrivato il rinvio a giudizio per truffa aggravata. Lo ha reso noto la difesa dell’influencer, che commenta: “Non ha commesso alcun reato”. La vicenda riguarda il cosiddetto “Pandoro gate“, le presunte operazioni di pubblicità ingannevole. A ottobre scorso la Procura di Milano aveva chiuso le indagini sulle due iniziative commerciali che hanno sfruttato l’immagine dell’imprenditrice digitale e la sua enorme influenza sui social: il pandoro “Pink Christmas” di Balocco, lanciato per il Natale 2022, e le uova di Pasqua “Dolci Preziosi” del 2021 e 2022. La richiesta della procura, firmata dall’aggiunto Eugenio Fusco e il pm Cristian Barilli, riguarda anche gli altri indagati: oltre a Ferragni, anche l’ex braccio destro Fabio Damato, la manager Alessandra Balocco e l’imprenditore Francesco Cannillo devono rispondere dei reati di “truffa continuata e aggravata”.
Ferragni: “Pensavo non fosse necessario celebrare un processo” – “Credevo sinceramente che non fosse necessario celebrare un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno”, commenta in una nota la stessa Chiara Ferragni. “Dovrò purtroppo convivere ancora del tempo con questa accusa, che ritengo profondamente ingiusta, ma sono pronta a lottare con ancora maggiore determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza”, ha aggiunto.
Le indagini e l’accordo – Un mese fa l’influencer e imprenditrice ha chiuso un accordo con il Codacons con il versamento di 200 mila euro in beneficenza ad un ente che si occupa di tutela delle donne vittime di violenza. Ma la procura è andata comunque avanti. Le indagini, secondo l’accusa, “hanno permesso di ricostruire la pianificazione e diffusione di comunicazioni” volte a indurre “in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche“.
La ricostruzione della Guardia di Finanza – Il meccanismo, ricostruito dalla Guardia di Finanza, era semplice ed efficace: Chiara Ferragni pubblicizzava i prodotti sui suoi canali social, seguiti da milioni di persone, sottolineando il nobile scopo dell’acquisto. In realtà, le donazioni all’ospedale Regina Margherita di Torino e all’associazione “I Bambini delle Fate” sarebbero state minime rispetto ai ricavi generati dalle vendite, gonfiate da prezzi esorbitanti. Il pandoro, per esempio, era venduto a circa 9,37 euro, tre volte il prezzo di una versione ‘standard’ (3,08 euro), un rincaro giustificato dalla “limited edition” e dalla promessa di sostenere la ricerca contro i tumori infantili.
Il pandoro – L’operazione “Balocco” avrebbe indotto “in errore un numero imprecisato di acquirenti” convinti che con il proprio acquisto avrebbero finanziato la raccolta fondi a favore dell’ospedale. L’accordo, invece, si è rivelato ben diverso, per la procura: le società Ferragni hanno incassato poco più di un milione di euro per pubblicizzare via Instagram l’iniziativa benefica per la quale la società Balocco aveva destinato 50mila euro a favore dell’ospedale, indipendentemente dalle vendite che si sono attestate ad “almeno 362.577″ pandori Balocco Pink Christmas. La procura, nella chiusura indagine, non quantifica per la società l’ingiusto profitto, ma se si calcola la differenza fra i due prezzi e lo si moltiplica per le vendite la somma supera i 2 milioni di euro.
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