Pamela Genini, uccisa con 24 coltellate dall’ex: Il «Se mi lasci ti ammazzo» diventa ancora una volta realtà

  • Postato il 15 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Un altro «se mi lasci ti ammazzo». Un’altra donna uccisa. La ventinovenne Pamela Genini è stata ammazzata con 24 coltellate dal compagno Gianluca Soncin. 

La dinamica del femminicidio

A Milano, martedì sera, l’uomo di 52 anni ha fatto irruzione nella casa di Pamela, in via Iglesias 33, nel quartiere Gorla: lei voleva chiudere la loro relazione. Mentre lui entrava nell’abitazione, con la copia delle chiavi che si era procurato di nascosto, la donna era al telefono con l’ex fidanzato per confidarsi sulle aggressioni perpetrate proprio da Soncin. Ma la chiamata è stata interrotta improvvisamente. A chiarire il motivo è stata la stessa Pamela qualche minuto dopo, scrivendo all’ex compagno il suo ultimo grido d’aiuto: «Ho paura, ha fatto il doppione delle mie chiavi. È entrato. Chiama la polizia». E così ha fatto l’ex compagno.

Quando sono arrivate le forze dell’ordine, Pamela era ancora viva: «È Glovo» ha detto, quando la polizia ha citofonato. Soncin, intuendo l’arrivo dei soccorsi, si è scagliato contro la donna, l’ha trascinata nel terrazzino e le ha inferto decine di coltellate mentre la polizia cercava di fare irruzione nell’appartamento e i vicini di casa spaventati vedevano la scena dalle finestre. 

Alla vista dei poliziotti, l’assassino ha continuato a colpire Pamelacon fendenti mortali. Prima di essere bloccato dalle forze dell’ordine, l’uomo ha deciso di sferrare il coltello contro sé stesso, infliggendosi due coltellate alla gola: è stato trasportato all’ospedale Niguarda, in condizioni non gravi.

L’interrogatorio

Durante l’interrogatorio, Soncin è apparso distaccato e davanti al pm, Alessia Menegazzo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sarà di nuovo interrogato martedì, nel frattempo è stato portato nel carcere di San Vittore. Gli inquirenti contestano la premeditazione e lo stalking. Soncin si sarebbe infatti recato nell’abitazione di Pamela con la volontà di ucciderla: si era portato con sé un coltello da caccia, ovvero l’arma del delitto e,secondo il pm, si era «procurato una copia delle chiavi di casa». Sebbene non risultino denunce per stalking da parte della donna, sono diverse le testimonianze che riferiscono di episodi di violenza e di minacce di morte. Ed è per questo che la Procura ha contestato l’aggravante di stalking, oltre a «futili motivi» e «crudeltà». 

L’ex fidanzato: «che venga fatta giustizia»

L’ultimo che ha sentito Pamela e che ha tentato di salvarla dalla furia del suo assassino, chiamando la polizia, è il suo ex fidanzato. Ieri nelle otto ore di interrogatorio ha raccontato i momenti di quella telefonata. Intervistato dal Corriere della Sera, l’uomo, imprenditore di Sant’Omobono, ha spiegato che «Il però più grande» è di non essere «riuscito a salvarla». Aggiungendo: «Devo trovare il coraggio di andare avanti. Perché questo è quello che fa un uomo coraggioso, quelli coraggiosi non accoltellano le donne». E ha dichiarato: «Sto facendo il possibile perché venga fatta giustizia».

L’inizio della relazione e le minacce di morte

La relazione tra Pamela e il suo assassino era iniziata un anno fa e poco dopo si era trasferita a casa di Soncin a Cervia. Sin da subito, l’uomo aveva cercato di isolarla: le vietava di vedere le sue amiche e la controllava anche a livello economico. A marzo si sono trasferiti nell’appartamento di via Iglesias, ma si è trattato di un breve periodo. Soncin era diventato sempre più aggressivo: minacciava di morte Pamela e la sua famiglia. «Se mi lasci ti ammazzo» le diceva. L’ultima vacanza insieme sarebbe stata la scorsa estate all’Elba: una vacanza durata poco visto che in quell’occasione Soncin aveva minacciato di uccidere il chihuahua della compagna.

Cordiale lei, schivo lui. Così sono stati descritti da chi li ha visti in via Iglesias. Pamela, originaria della provincia di Bergamo, era una modella e un’imprenditrice: insieme all’amica, Elisa Bortolotti, aveva creato una linea di bikini. Ma non solo: faceva anche l’agente immobiliare di dimore di lusso. Amava viaggiare, «mettersi in gioco» e «pensare fuori dagli schemi».

Di tutt’altro profilo lui, originario di Biella: nel 2010 era stato arrestato con l’accusa di associazione a delinquere dalla Guardia di finanza di Ascoli. Non aveva versato un’Iva di 6,5 milioni di euro in modo tale da vendere auto di lusso importate dalla Germania con sconti fino al 13%. Le automobili erano consegnate direttamente agli acquirenti, ma risultavano importate da società fittizie.

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Panorama

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