Palermo Start-up Valley
- Postato il 23 febbraio 2025
- Palermo
- Di Panorama
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Palermo Start-up Valley
Prima vengono Dubai, Abu Dhabi, Malaga e Miami. Poi si vola a Lisbona, Barcellona e Palma: per lavorare da remoto e un po’, anche, sognare. Sì, ma in Italia invece? È a sorpresa Palermo la preferita dai nomadi digitali e l’unica che segnano sulla mappa del nostro Paese, 22esima città nella lista mondiale dell’Executive Nomad Index di Savills, il gigante inglese dell’immobiliare che ogni anno compila la classifica dei luoghi più amati da chi si guadagna da vivere spostandosi ogni tre-sei mesi. «Si tratta di professionisti tecnologici, ma anche consulenti di marketing e creativi con stipendi executive» spiega Danilo Orlando, head of residential di Savills. «Per questo cercano appartamenti spaziosi e funzionali in centro tra piazza Marina, corso Vittorio Emanuele II e piazza Verdi o ville liberty a Mondello. Del resto vivere a Palermo significa anche scoprire che il costo della vita è accessibile».
È vero: nel centro storico esistono ancora bilocali accettabili da 600 euro al mese (contro i 1.200-1.400 di Milano) e, qualche chilometro più in là, ville con giardino e vista mare a poco più di duemila (il prezzo di un trilocale nel capoluogo lombardo), l’ideale per una famiglia di «expat» americani, tedeschi o polacchi con figli piccoli che svernano in Sicilia dove, grazie allo lavoro da remoto offerto ormai come benefit dalle multinazionali, scoprono ristoranti gourmet, fibra ottica ultraveloce, spettacolari tramonti, ma soprattutto il sole. Inoltre, in una città dove tra il 2023 e il 2024 le start-up sono cresciute del 3,7 per cento (mentre nel resto del Paese sono crollate di 7 punti) e gli occupati sono arrivati a + 6,9, oltre quattro volte la media nazionale, l’accoglienza dei suoi abitanti rende più facile e piacevole l’integrazione. Fare rete è perfino più semplice in una primavera tecnologica dove i talenti più brillanti si incontrano al bar ma anche nei co-working fioriti in centro e attorno al porto: «La mia prima start-up aveva sede all’Isola delle Femmine, per dire. Si chiamava Mosaicoon ed era una tra le prime piattaforme online su cui fare pubblicità: prim’ancora che ci pensasse Facebook», racconta Ugo Parodi Giusino, ceo di un’azienda siciliana con uffici in Asia ed Europa, premiata per tre anni di fila Most Innovative Company of the Year in Europe. Il suo bisnonno omonimo, duca di Belsito, era sposato con una principessa, vice podestà di Palermo e deputato del Regno d’Italia, ma Parodi è l’esempio concreto che a 43 anni si può ricominciare da capo, anche senza feudi: «Ho chiuso tutto prima di fallire e poi ho diversificato tanto. Oggi ho aperto Magnisi, che è un coworking ma anche un “acceleratore” di decine di imprese innovative che guadagnano tra i 100 mila euro, le più recenti, e i due milioni quelle più mature». Totale: un fatturato aggregato per il 2024 di circa 10 milioni di euro. Con lui lavora Giuseppe Tomasello, l’ideatore di Edugo AI, con sedi tra Shanghai e Dubai: utilizza l’intelligenza artificiale per insegnare e fare formazione: «Stiamo sviluppando “cloni” in grado di sostiturci durante le lezioni a distanza: costano meno» continua Parodi. Non è fantascienza, ma solo un altro modo di applicare l’Intelligenza artificiale: «È ovvio che investiamo anche in imprese tradizionali, per esempio la Colatura di Gambero Rosso, una piccola impresa di Mazara del Vallo ideata da Maria Chiara Valdemone e Giuseppe Gaudioso». Che hanno pensato di usare il brodo dei carapaci per mantecare primi piatti, impreziosire bruschette o pizze gourmet vendendolo a 25 euro al barattolo. È andata così bene che ormai lo trovi nel duty free dell’aeroporto Falcone e Borsellino o da Eataly. Insomma, tutto viaggia veloce qui sull’isola tanto che di recente, delle 10 start-up incluse nel programma di incubazione Amazon Supply Chain & Technology Incubator organizzato da Develhope e Amazon, tre sono siciliane (aMeMì, Selfmotion, Take & Drive) e riceveranno diecimila euro per avviare le loro attività imprenditoriali.
Non solo. Nell’ottobre scorso si è svolta proprio a Palermo la Mediterranean Start Up World Cup, tappa intermedia di una specie di campionato globale delle imprese più innovative con finale a San Francisco e organizzata con Pegasus, fondo californiano da sei miliardi di dollari: motivo per cui in città sono arrivati più di 30 investitori da tutto il mondo che, da soli, rappresentano 10 miliardi di dollari di capitale. L’idea è stata di Francesco Cracolici, 30 anni appena e startupper da quando ne aveva 19, una sorta di Forrest Gump della tecnologia che parla con il presidente della Mongolia e incontra per un evento Abu Mazen prima che si scateni l’inferno del 7 ottobre 2023 in Israele: «Faccio incontri originali e anche assurdi. Sono stato precoce, ma la mia prima piccola impresa da un milione e 200 mila euro non ha retto che pochi mesi. Così mi sono trasferito a Londra dove ho imparato a lavorare per davvero raccogliendo fondi per incubatori di start-up. Ora ho lanciato Nomadic Minds, impresa che ha finanziato oltre 120 start-up in 33 Paesi». L’11 aprile in Sierra Leone aprirà la West Africa Startup World Cup perché ora investe in nazioni emergenti, vive a Dubai e ogni tanto torna a Palermo per avvicinare venture capitalist (nella sua squadra ha giganti del settore come Peter Thiel, fondatore di PayPal e Justin Mateen di Tinder) e giovani imprese. «Smetteremo di essere una destinazione turistica e nei prossimi tre anni, con le giuste strategie, inizierà la Golden Era di Palermo» pronostica lui. Si vedrà.
Del resto, un importante hub per l’innovazione è previsto ai Cantieri Culturali della Zisa, l’ex fabbrica dei mobilieri Ducrot che costruivano arredi per la dinastia Florio e che, durante la Seconda guerra mondiale, la riconvertirono producendo cacciabombardieri idrovolanti. All’ex polo industriale hanno sede oggi il Goethe Institut, l’Institut français e l’Accademia delle belle arti e dal 1995 si nutre l’ambizione, con alterne fortune, di trasformarlo in un grandioso polo culturale tanto che il sindaco Roberto Lagalla dichiara: «Il Comune di Palermo ha investito due milioni e mezzo di euro per la realizzazione dell’Innovation Hub alla Zisa, nel padiglione Tre Navate, dove contiamo in un anno e mezzo di ristrutturare e allestire gli spazi necessari. Tutto questo mentre sta per partire il progetto Rete, finanziato dal ministero delle Politiche sociali, attraverso Invitalia. È un piano di accompagnamento all’autoimprenditorialità digitale dei giovani fino a 35 anni al Ridotto De Seta e alla Bottega 2 che saranno operativi nelle prossime settimane». Sebbene negli ultimi anni Palermo abbia beneficiato di investimenti pubblici e privati significativi che hanno contribuito a una rigenerazione culturale ed economica e si stimi che le risorse disponibili ammontino a circa 1,5 miliardi di euro, resta un dato di fatto: a dicembre 2024 Eurostat ha certificato che la Sicilia è una delle regioni europee con la più alta percentuale di popolazione a rischio povertà, ben il 38 per cento, superata solo dalla Calabria. Ma è pur sempre incoraggiante scoprire che il «south working», cioè l’entusiasmo che dopo il Covid ha portato molti a lavorare da remoto dai Tropici o sul Mediterraneo sta producendo risultati confortanti. L’effetto Silicon Valley, per esempio, ha spinto Marco Traina, 33 anni, buyer di moda palermitano a Milano a cambiare mestiere, tornare a casa, investire in un’impresa quasi avveniristica nel 2018, il «coliving»: «Siamo stati i primi in Italia a crederci e io ho fatto di una tesi di laurea al Politecnico un lavoro vero aprendo BeetCommunity: ho trasformato un appartamento di 250 metri quadrati in un luogo dove affitti una stanza e vivi in un ambiente dove si lavora e ci si diverte insieme». Insomma, qui si trova anche un «ecosistema» amico e persino una «famiglia» con cui si esce a esplorare la regione, visitare musei, provare piatti, ma poi si finisce perfino a realizzare progetti. «Perché siamo contro il turismo veloce e la gentrificazione, ma abbiamo l’ambizione di sviluppare idee tornando alle radici per ricostruire il futuro. E proviamo a farlo insieme».
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