Pagano (Forza Italia): “Sullo Ius Italiae non voteremo con la sinistra. Ora pensiamo a una legge elettorale proporzionale”

  • Postato il 6 luglio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nazario Pagano è l’uomo delle riforme di Forza Italia. È il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera e dalle sue mani nei prossimi mesi passeranno il premierato, la riforma della separazione delle carriere (in terza lettura), senza dimenticare l’autonomia leghista ancora in stand by. Ma la questione di maggiore attualità riguarda lo Ius Italiae, la proposta che Forza Italia nei giorni scorsi ha rilanciato aprendo alle opposizioni e ricevendo il “no” degli alleati di governo, tra cui quello della premier Giorgia Meloni.

Presidente Pagano, perché fare questa proposta adesso?
La premessa è che non è nel programma di governo, anche se ogni partito può fare legittimamente le proprie proposte. Detto ciò, bisognerebbe spiegare la differenza tra Ius Scholae e Ius Italiae, come l’abbiamo chiamata noi: per Forza Italia serve un ciclo di studi di almeno dieci anni per chiedere e ottenere la cittadinanza, rispetto ai 5 del centrosinistra. A noi interessa che lo straniero regolare si senta italiano e sposi i nostri valori. Su alcune questioni, la nostra proposta è addirittura più restrittiva rispetto alla normativa attuale. Questo lo dobbiamo spiegare ai nostri alleati, anche alla Lega che dice “no” un po’ pregiudizialmente senza probabilmente aver letto la proposta. Gliela faremo avere.

Ma cosa succede adesso? Siete pronti a portare la proposta in Parlamento come chiede l’opposizione?
Ci confronteremo con gli alleati e ne discuteremo con loro.

Se l’opposizione dovesse portare la proposta in aula, esclude che Forza Italia la voti con il centrosinistra spaccando la maggioranza?
Lo escludo. Noi siamo un partito liberale che può anche differenziarsi su alcuni temi legati allo stato di diritto e su questioni come queste potrebbe pure esserci libertà di coscienza, ma non abbiamo intenzione di rompere lo schema di maggioranza che ci sta facendo governare bene e con stabilità.

Passiamo al premierato. A che punto siamo?
La riforma è stata approvata in prima lettura al Senato ed è arrivata alla Camera un anno fa. Avevamo iniziato con il ciclo di audizioni, ma nello stesso periodo è arrivata la riforma della separazione delle carriere a cui si è deciso di dare la priorità, almeno nella prima fase. Una volta approvata quella – a gennaio di quest’anno – abbiamo smaltito un po’ di decreti legge, uno dei quali è quello della Sicurezza, e adesso abbiamo ricominciato le audizioni. L’obiettivo è quello di approvare la riforma in seconda lettura entro fine anno, se possibile prima della sessione di Bilancio. Anche perché nel frattempo arriverà anche la terza lettura sulla separazione delle carriere.

Ma perché si è deciso di rallentare il premierato?
È stata fatta una valutazione politica chiara: non c’è necessità di fare la riforma a inizio legislatura, ma entro la legislatura. Questo significa che la riforma sarà completata entro il 2027.

Il referendum quindi si celebrerà dopo le elezioni?
Direi che è molto probabile, sì. Il governo è stabile e non c’è alcuna necessità di creare fibrillazioni.

Ci saranno modifiche rispetto al testo approvato al Senato?
È un tema che non abbiamo ancora affrontato in maggioranza, ma anche su questo non escludo modifiche soprattutto quelle dopo alcune riflessioni che sono state fatte dai costituzionalisti in audizione. Dovremo iniziare a ragionare anche di legge elettorale…

Dalla sua commissione passerà anche la possibile modifica al Rosatellum. Si farà?
Io credo che sia necessario. È noto a tutti che, almeno informalmente, c’è la volontà di modificare la legge attuale che, lo voglio ricordare, è stata fatta quando i parlamentari erano 945 e non 600.

E questo cosa c’entra?
Beh, oggi con meno parlamentari ci sono Regioni a bassa densità abitativa in cui i collegi uninominali corrispondono esattamente a quelli proporzionali. E non va bene. Si crea anche una disparità tra quelli della Camera e del Senato. Insomma, non c’è più necessità di avere collegi uninominali: è un modello che va superato.

Come?
Mi faccia dire che la legge elettorale va cambiata a prescindere dal percorso che farà il premierato, anche se comunque sarebbe utile inserire l’indicazione di un candidato premier. Ovviamente premetto che la legge perfetta non esiste, ma l’ipotesi su cui si potrebbe ragionare è quella di una legge proporzionale con premio di maggioranza che permetta di aggregare le coalizioni. Poi si dovrà decidere se introdurre le preferenze o meno. Questo schema potrebbe piacere anche al cosiddetto “campo largo” perché favorisce la logica dell’aggregazione.

Quali tempi ci sono?
Al momento non so rispondere, so che i rappresentanti dei partiti ne stanno discutendo. A breve si entra nel vivo, già a settembre.

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