Pace sempre più lontana, ora le guerre sono tre: ma in Italia cosa fanno?

  • Postato il 14 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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La pace è un sostantivo in agonia se gettiamo uno sguardo sul panorama internazionale.

Avanti c’è la guerra: ora ne è scoppiata una terza, quella fra Israele e Iran ancora più pericolosa delle altre due.

Piovono missili sui siti nucleari da una parte, si risponde con una pioggia di droni su Tel Aviv. Il mondo è sconcertato, l’Europa deve uscire dall’immobilismo, l’Italia deve far valere la propria voce in un momento così delicato.

Giorgia Meloni ritiene che bisogna evitare una escalation, ma le parole non bastano più, servono i fatti che debbono arrivare in fretta se non si vuole che il Medio Oriente diventi una miccia pericolosa.

Meloni fra pace e guerra

 

In una situazione così delicata l’economia paga i primi conti: le borse vanno in rosso, l’oro impenna, il prezzo del petrolio sale vertiginosamente. Il telefono della premier diventa rosso, squilla ininterrottamente, non c’è tregua: chiama gli alleati e anche coloro che non sanno decidersi. Le forze politiche si interrogano, ma per ora non sanno quale strada imboccare.

L’incertezza regna sovrana: bisognerebbe pensare esclusivamente a come far tacere le armi. Invece, la polemica del nostro Palazzo non arretra. Si è da una parte o dall’altra. Con interventi che fanno rabbrividire per la loro inconsistenza.

Non si pensa a come placare il riaccendersi di una nuova guerra, ma a come far prevalere il proprio pensiero quando questi tentativi solo soltanto inutili.

Fra Netanyahu e Khamenei chi ha ragione?

Pace sempre più lontana, ora le guerre sono tre: ma in Italia cosa fanno? Nella foto Netanyahu
Pace sempre più lontana, ora le guerre sono tre: ma in Italia cosa fanno?(Foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Ha ragione Netanyahu o Ali Khamenei? Ecco l’interrogativo su cui si danno battaglia i nostri uomini politici. Antonio Taiani è prudente: “Noi siamo a favore della diplomazia”, dice. Ma subito viene accusato di essere pilatesco.

Giuseppe Conte è più drastico: “È ora di smetterla se non si vuole davvero arrivare ad un conflitto mondiale”. Angelo Bonelli non ha dubbi: “Occorre subito rompere i rapporti con Israele, di qualsiasi genere”.

Poteva mancare l’idea di Matteo Renzi, il quale va oltre qualsiasi ostacolo? Assolutamente no: vorrebbe convincere la platea che lo ascolta che “la coppia Taiani-Meloni non se la fila nessuno in Europa”, nemmeno se un autorevole giornale francese, Le Figaro, ritiene che Giorgia rappresenti una figura centrale nella politica dell’Unione Europea.

Che importa se un quotidiano d’oltr’Alpe si pronunci così? Vale la rissa, la divisione, la lite continua a prevalere. A volte ricominciando da capo, cioè dal voto dei referendum in cui la sinistra ha clamorosamente perduto.

Maurizio Landini, il vero responsabile del flop, si difende: “È stato un voto troppo politicizzato”, sostiene. Ma dove, di grazia, la politica non entra quando si

chiede un responso agli elettori?

La verità è che il numero uno della Cgil si rende conto che il primo passo verso una nuova posizione (fra i dem, si intende) è clamorosamente fallito e non sa dove arrampicarsi. Soprattutto perchè vede che il suo nemico di sempre, Luigi Sbarra, ha fatto un salto triplo passando direttamente dalla Cisl al Governo come sottosegretario responsabile per il Mezzogiorno.

È chiaro che in un momento come questo, il ruolo del nostro presidente del consiglio diventa molto importante. Finora, bisogna riconoscerlo, Giorgia Meloni, si è mossa autorevolmente in campo internazionale. Ha avuto più riconoscimenti in Europa che in Italia. Colpa soltanto dell’invidia dei suoi avversari? Forse. Questa, però, non è l’ora di destreggiarsi fra maggioranza e opposizione. Il mondo ha paura, assiste al protrarsi delle guerre che oggi diventano tre e chiede ai grandi di deporre le armi e pensare ad una terra che possa vivere in tranquillità.

Per qualche tempo, il problema dei migranti lasciamolo da parte. Chiudere o no le frontiere? I pareri sono diversi, si chiede alla magistratura di non intralciare il lavoro dei governi che debbono frenare l’afflusso. D’accordo, ma non possiamo rimandare questa discussione a quando avremo di nuovo raggiunto la pace?

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Autore
Blitz

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