Pacchia finita per Ilaria Salis e Mimmo Lucano: la parabola dei “fuorilegge” della sinistra radicale all’Europarlamento

  • Postato il 21 giugno 2025
  • Di Panorama
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«Io e Ilaria siamo due fuorilegge». Adesso non lamentatevi. L’avevano detto. Maggio 2024: Mimmo Lucano gigioneggia sui tormentati trascorsi della coppia meglio assortita e più sinistrorsa in lizza per il Parlamento europeo. Lui: sindaco di Riace, condannato per la gestione dei migranti nel paesino calabrese. Lei: Ilaria Salis, già detenuta a Budapest con l’accusa di aver pestato tre avversari politici. Eppure: un anno fa entrambi vengono eletti tra i ribaldi di Alleanza Verdi e Sinistra. Anzi: proprio per questo. Una certa svogliatezza, da quelle parti, fa curriculum. Che trionfo. Seguito da mesi sulla breccia. Sparate epiche. Lotta dura e senza paura. Pistolettate verbali riecheggiano ancora in aria. I sedicenti fuorilegge, però, ora tribolano. Il 24 giugno l’Europarlamento potrebbe decidere sulla revoca dell’immunità a Ilaria. E negli stessi giorni il tribunale civile di Locri sentenzierà sulla decadenza di Mimmo da sindaco.

Come diceva quel motto latino? «Simul stabunt, simul cadent». Ecco, i loro pulpiti scricchiolano insieme. La sinistra più estrema e rissosa si strugge per le sorti degli indiscussi beniamini, trafitti da norme e commi. Partiamo dalla maestrina antifà. Il verdetto della commissione Juri, che si occupa a Bruxelles degli Affari giuridici, pare imminente. Salis ha trascorso 15 mesi nel carcere di Budapest, con l’accusa di aver pestato tre avversari politici. I fatti risalgono all’11 febbraio 2023, però. Precedono l’elezione. È il busillis che fa tremare Ilaria. In casi simili, hanno deciso di sospendere l’immunità. A quel punto, si aprirebbero due scenari. Revoca totale: mandato di cattura europeo. Oppure parziale: ricomincia solo il processo. I compagni progressisti eccepiscono su prove insufficienti e rischio di giudizio iniquo. Antefatto: lo scorso febbraio lei annuncia su X l’ospitata a Che tempo che fa. L’arcigno Zoltan Kovacs posta dunque un’immagine generata dall’Intelligenza artificiale: Salis dietro le sbarre. «Dovresti essere qui, non in tv», segnala il portavoce del premier ungherese, Viktor Orbán. Così, mentre si avvicina il voto finale, lei spiega che la sua sentenza sarebbe scritta. Si appella alla legge, verso cui ha sempre dimostrato una certa idiosincrasia a onor del vero: «I colleghi che saranno chiamati a votare sulla mia immunità dovranno scegliere da che parte stare e assumersene tutta la responsabilità: con lo Stato di diritto e la democrazia o con il regime illiberale di Orbán, che con i Patrioti punta a imprimere una torsione autoritaria all’intero continente». Il gruppo a cui aderisce anche la Lega di Matteo Salvini, per capirsi.

Insomma, la mossa pare disperata: farsi passare da eroina ultralegalitaria. Proprio lei. Candidata per scansare la giustizia magiara. Già battagliera antagonista dei movimenti per la casa. Mantra elettorale: «Chi entra in un alloggio occupato prende senza togliere a nessuno. È un’azione legittima». Pena prevista dal pacchetto Sicurezza appena approvato dal governo: da due a sette anni. Maramalda sintesi di taluni in maggioranza: è il «decreto anti Salis». Anche da eletta, comunque, Ilaria s’è sempre distinta per l’audace interpretazione del codice penale. Il carcere? «Va abolito, come fu con la schiavitù», assicura. Bisogna prevedere soluzioni alternative: al massimo si finisce in comunità. I centri in Albania voluti dal governo? «Sono dei campi di concentramento». E quando l’altro «fuorilegge», lo scorso febbraio, viene condannato a 18 mesi per falso ideologico in atto pubblico, lei festeggia manco fosse un’assoluzione: «Sono felice per Mimmo, uomo genuino e generoso, nuovo amico e compagno di lotte in Europa, esempio di umanità e di coraggio. Ma soprattutto sono felice perché un’esperienza come quella di Riace non può e non deve mai essere considerata un crimine…». Comunque: tra qualche giorno, proprio mentre a Bruxelles si deciderà la sorte dell’indomita sodale, i giudici stabiliranno se al sindaco di Riace va applicata la Severino. Due vite, un destino. «Ce l’hanno con me per aver cospirato contro i lager libici?», domanda retoricamente Mimmo. «Se questo è reato, mi dichiaro colpevole di favoreggiamento dell’umanità».

Proprio adesso, che i due s’erano ben acclimatati nella grigia capitale belga. Stipendi ragguardevoli, battaglie irrinunciabili. Prendiamo gli interventi in Aula della professoressa precaria. L’esordio risale al 9 ottobre 2024. Vista l’esperienza da inquilina abusiva, informa i colleghi che «decine di migliaia di persone sono costrette a occupare alloggi abbandonati e fatiscenti». Ilaria docet. Urgono «provvedimenti». E lei qualche ideuzza, modestamente, ce l’ha: «È necessario il blocco degli sfratti e la regolarizzazione gli occupanti». Da sempre, si accusano i politici di concionare astrusamente. L’insegnante brianzola, invece, fa del suo antagonismo un programma. Così, allerta l’aula sui rischi del semestre ungherese alla guida del consiglio Ue e i diritti fondamentali calpestati nel paese magiaro. E poi: la «vergognosa operazione in Albania di coloniale memoria», le rotte legali per i migranti, le condizioni dei detenuti in Europa, l’irrinunciabile valore della scienza. Totale: sette interventini.

Al suo fianco, come «assistente locale» a Bruxelles, si staglia Mattia Tombolini. Tra i meriti del prescelto, spicca l’audace commento vergato sui social a corredo delle fotografie di poliziotti bastonati: «Ma ho anche dei difetti». Capito la sagacia? Picchiare le forze dell’ordine è una medaglia al merito. Come la condanna a quattro mesi per aver dato del fascista razzista a un politico di Fratelli d’Italia, Marco Cossu. Considerevole pure il curriculum di una delle assistenti di Lucano nell’austera capitale. Lei si chiama Souzan Fatayer. È una docente di origine palestinese. Vanta delle scoppiettanti posizioni riassunte dall’equivalenza: «I sionisti sono nazisti». S’era candidata al Sud con Avs, proprio insieme a Mimmo. Non è stata eletta. Con usuale altruismo, lui non l’ha lasciata indietro. Anche il sindaco calabrese, in quel di Bruxelles, non sembra però dannarsi.

Cinque interventi in aula. Il primo sulla migrazione illegale. Segue una denuncia per l’escalation della violenza in Medio Oriente. Poi, l’avvertimento riguardo la situazione in Tunisia. Infine, due affondi su Gaza. Qualche minutino, nel complesso.
È il dorato esilio a Bruxelles dei due fuorilegge. Adesso, però, rischiano entrambi la decadenza. Già. Ma come faremmo senza Ilaria e il suo solerte padre, Roberto, pronto a rampognare chiunque eccepisca sulla rettitudine della figliola? E senza Mimmo, il bonzo di Riace? Un anno fa sbarcano, per la prima volta, nell’Europarlamento. Ilaria: abito a fiorellini e scarpe a zeppa, da impenitente fricchettona. Mimmo: polo color agosto e jeans neri, da accoglienza profughi. E poi, la terza collega immortalata nella foto ufficiale. Carola Rackete, speronatrice teutonica: vestitino rosso da squatter nel giorno di festa, abbondante peluria sui polpacci, sneakers nere ton su tor. Compagine mitologica. Scatto iconico.

Dodici mesi più tardi, il prosieguo per il duo tricolore pare tribolato. Il sindaco dell’accoglienza a ogni costo denuncia il complottone: «Vogliono farmi fuori di nuovo». Sentenzia: «Il mio crimine è solo questo: essermi opposto alle politiche disumane». Anche la maestrina monzese, nell’attesa del decisivo verdetto, continua ad aggiornare il suo tazebao veteromarxista. Dopo il floppone del referendum, chiama a raccolta la sinistra barricadera: «Non basta avere ragione, serve la forza». Dunque, invita alla battaglia: «Mobilitazioni vere: scioperi, vertenze, conflitto». Fino agli scontri di Los Angeles, dove il governo statunitense vorrebbe espellere i clandestini. «Il loro incubo è la sostituzione etnica» assalta Ilaria. «La società per cui lottiamo è meticcia, solidale, aperta. Perché una società giusta o lo è per tutti, o non è. Fanculo la bianchezza!». Ma non la candida cadrega, sia chiaro.

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Panorama

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