Otto italiani su dieci non riesce a distinguere tra notizie vere e fake news. Tv primo mezzo per informarsi (70%), poi familiari e social (60%)

  • Postato il 26 giugno 2025
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  • Di Blitz
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Secondo un’indagine realizzata dall’Istituto Nazionale per la Comunicazione (Inc) in collaborazione con AstraRicerche, l’80% degli italiani non riesce a distinguere tra notizie vere e fake news, pur continuando a informarsi principalmente su canali ritenuti poco affidabili come social media e motori di ricerca. Questo paradosso riflette le contraddizioni del nostro tempo, in cui la disintermediazione dell’informazione ha reso più accessibile la conoscenza, ma ha anche aumentato la confusione. Quattro italiani su dieci, infatti, ammettono di aver condiviso notizie poi rivelatesi false, spesso senza verificarle.

Tuttavia, la fiducia nei media tradizionali resta alta: televisione e quotidiani continuano a essere percepiti come fonti più affidabili, mentre cresce lo scetticismo verso le notizie elaborate con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Nonostante ciò, il consumo di informazione tradizionale è in calo: i giornalisti sono considerati professionisti seri, ma sono seguiti da un pubblico sempre più ristretto.

Le nuove abitudini di informazione

La televisione resta il mezzo più utilizzato per informarsi (70,8%), seguita da familiari e amici (61,6%) e dai social network (60%). Gli strumenti di messaggistica come WhatsApp e Telegram hanno registrato un forte aumento (57,1%), mentre gli aggregatori di notizie (46,5%) e i portali online (42,6%) superano in popolarità perfino i quotidiani (40,4%) e le riviste (29,7%). Questo mostra come la rapidità e la facilità di accesso ai contenuti abbiano preso il sopravvento sulla qualità dell’informazione.

Interessante anche il ruolo di podcast e video (38,1%), sempre più percepiti come strumenti di intrattenimento piuttosto che informazione, mentre la radio resiste con un 43,7% di utilizzo regolare. Inoltre, solo il 13,4% degli italiani dedica più di un’ora al giorno all’informazione, mentre il 63,5% si limita a meno di 30 minuti.

Tra algoritmi, IA e autorevolezza cercata altrove

Oltre il 70% degli utenti è consapevole che le notizie online sono filtrate in base alle proprie abitudini, un meccanismo percepito come pericoloso perché rafforza le convinzioni già esistenti (59,9%) e limita l’apertura a nuovi contenuti (61,8%). Anche l’intelligenza artificiale viene guardata con sospetto: il 58,4% teme l’erroneità delle informazioni e il 57% pensa che riduca il senso critico nella verifica delle fonti.

Quando si tratta di fidarsi, i divulgatori non giornalisti (scienziati, docenti, ricercatori) sono considerati più credibili dei giornalisti stessi (45,7% contro 41,7%), a dimostrazione di una crescente ricerca di competenze tecniche. Gli influencer, invece, rimangono in fondo alla classifica con appena l’8,2% di fiducia, seguiti da personaggi pubblici (17,6%) e rappresentanti politici (25,6%). Un dato che sottolinea quanto gli italiani cerchino ancora autorevolezza, ma spesso nei luoghi sbagliati.

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Blitz

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