Otto dittature in nome della sicurezza nazionale

  • Postato il 16 marzo 2025
  • Di Focus.it
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Tutte le dittature contemporanee hanno puntato a controllare e soggiogare la società attraverso la repressione e la violenza, ma anche costruendo il consenso con abili narrazioni propagandistiche. Nel corso del Novecento, che lo storico Eric Hobsbawm ha chiamato "il Secolo breve", fissandone i confini tra il 1914 e il 1991 (dalla Prima guerra mondiale al crollo dell'Urss), sono stati commessi innumerevoli crimini contro l'umanità. Ogni regime, però, ha cercato di passare per vittima e la violazione dei diritti umani è stata spesso giustificata in nome della sicurezza nazionale. Lo dimostrano le vicende di questi otto dittatori, tra i più efferati del Novecento.. Francisco Franco: il Caudillo. Franco (1892-1975) fu tra i generali golpisti che, nel 1936, scatenarono una guerra civile per abbattere la repubblica in Spagna. Il conflitto divise il Paese (e l'Europa) e costò centinaia di migliaia di vittime. Dopo la vittoria nel 1939, Franco istituì un regime fortemente centralizzato, trasformando il cattolicesimo in un collante sociale. La Spagna dovette rinunciare alla libertà e Franco divenne caudillo, un titolo simile a quello di duce o Führer. Le opposizioni vennero represse, le minoranze perseguitate e le voci dei dissidenti annegate nel silenzio. Nei primissimi anni di consolidamento del regime, tra 30mila e 50mila spagnoli furono uccisi e altri, probabilmente più di mezzo milione, passarono per un'estesa rete di circa 300 campi di concentramento.. Quasi immortale. Durante il secondo conflitto mondiale Franco guardò con favore ai progetti di matrice nazifascista, ma non entrò in guerra e proprio la scelta della neutralità lo salvò dopo il 1945, anche se venne isolato a livello internazionale. L'emarginazione si attenuò comunque con la Guerra fredda, quando le potenze occidentali videro in lui un baluardo anticomunista nel Mediterraneo. La Spagna, con una pesante eredità sulle spalle, tornò alla democrazia solo dopo la sua morte.. François Duvalier: "Papa Doc". Della storia dell'isola di Haiti, influenzata dell'eredità oscura del colonialismo e dello schiavismo, François Duvalier (1907-1971) fa ormai parte a pieno titolo. Medico intraprendente, lottò per approdare in politica e fu eletto presidente nel 1957. Dopo un fallito colpo di Stato ai suoi danni, però, imboccò la via dell'autoritarismo. Promosse il vudù come elemento centrale della cultura haitiana e lanciò un forte messaggio di rivendicazione afroamericana, aspirando a diventare il protettore spirituale della nazione. Nel 1961 venne rieletto forzando la Costituzione e nel 1964, dopo un referendum, si proclamò presidente a vita.. Milizie paramilitari. Noto in inglese come "Papa Doc", per via del suo passato da dottore, governò con un misto di paternalismo e populismo, diffondendo immagini e slogan celebrativi. Usò in modo disinvolto le scarse risorse pubbliche di Haiti e ricorse al pugno di ferro contro gli oppositori, soprattutto tramite una milizia paramilitare. L'isola fu avvolta da una cappa di terrore, con circa 20mila o 30mila vittime. Nessuno seppe contrastarlo, anche perché fu abile nel presentare se stesso come un argine al comunismo in Sud America. Resistette fino alla morte, nel 1971, quando il potere passò al figlio.. Augusto Pinochet: il "macellaio" di Santiago. Con lo sguardo torvo e un velo di aristocratico disprezzo sul volto, il generale Pinochet fu il leader della giunta militare che, tra il 1973 e il 1990, trasformò il Cile in una dittatura. Dopo aver orchestrato il colpo di Stato che rovesciò il governo eletto del socialista Salvador Allende, Pinochet instaurò un durissimo regime di terrore. La Costituzione venne congelata, i partiti politici sciolti, la Corte suprema sottoposta al potere esecutivo e ogni libertà calpestata. Invocando la restaurazione dell'ordine e della concordia nazionale, molti oppositori furono arrestati, torturati o uccisi, soprattutto nella fase di consolidamento del regime. A migliaia, inghiottiti nella notte, vennero tolti dalla circolazione senza lasciare tracce (i desaparecidos). Circa 40mila cileni subirono forme di violazione dei diritti umani, come l'illegittima detenzione per motivi politici e il sequestro, mentre i morti, accertati dalle inchieste condotte dopo la fine del regime, furono oltre 3mila.. Nessuna giustizia. Pinochet fu uno dei pilastri dell'anticomunismo in America Latina e ottenne riconoscimenti internazionali. Si fece da parte, ormai anziano, solo con l'avvio della transizione alla democrazia, per poi essere incriminato sia in Cile sia in altri Paesi. Finì quattro volte agli arresti domiciliari ma non arrivò mai a un processo. Morì di scompenso cardiaco da cittadino libero.. Jorge Videla: il dittatore argentino. Membro di spicco dell'esercito, il generale Jorge Rafael Videla (1925-2013) governò col pugno di ferro l'Argentina dal 1976 al 1981, durante il cosiddetto Processo di riorganizzazione nazionale, il periodo in cui venne creata una complessa struttura autoritaria con l'obiettivo di costruire un modello di società fondato su princìpi gerarchici e conservatori. Il regime si distinse per le pratiche di repressione sistematica, quasi sempre segrete, e tantissimi cittadini (tra cui militanti, sindacalisti e giornalisti) vennero considerati nemici della nazione.. Operazione Condor. Il generale Videla divenne un punto di riferimento per l'estrema destra internazionale e contribuì all'Operazione Condor: una serie di azioni spregiudicate coordinate dai servizi d'intelligence delle dittature militari del Sud America, con l'appoggio degli Stati Uniti, per impedire la diffusione di idee progressiste, socialiste o comuniste rivoluzionarie nel continente americano.L'Argentina fu dunque sconquassata, moltissime donne vennero private dei propri figli appena nati, durante la detenzione illegale migliaia di individui furono uccisi e circa 30mila di loro scomparvero. Una ferita profondissima che, malgrado la successiva condanna del dittatore, non si è ancora cicatrizzata.. Pol Pot: il rieducatore. Saloth Sar (1925-1998), meglio noto con il nome di battaglia di Pol Pot, studiò in Francia e dal 1963 assunse la guida del Partito comunista della Cambogia e della formazione guerrigliera dei Khmer rossi. Strinse legami con la Cina di Mao Tze-tung e combatté la monarchia cambogiana, in un Paese stremato dai conflitti civili e destabilizzato dalla vicina guerra in Vietnam. Prese infine il potere nel 1975. In polemica con l'ortodossia marxista, avviò un esperimento radicale per rimodellare la società in senso agrario e creare un "uomo nuovo" dedito al partito e alla patria.. Genocidio. Abusi, deportazioni ed eccidi di massa erano all'ordine del giorno. Dal 1976 al 1979 tantissimi cambogiani, tra cui molti intellettuali, vennero rinchiusi nei campi di lavoro dove morirono per fame e malattie, tanto che si parla di genocidio nei confronti di intere classi sociali: oltre 1 milione di morti, circa un quarto della popolazione. Nel frattempo, Pol Pot ottenne l'appoggio indiretto di Stati Uniti e Cina per contrastare il Vietnam, in lotta per l'egemonia nel Sud-est asiatico. Ma quando i vietnamiti invasero la Cambogia, Pol Pot fuggì. Il dittatore rientrò nel Paese solo nel 1989, sempre più isolato, e morì a 73 anni senza mai aver subito un processo.. Jean-Bedel Bokassa: il Napoleone africano. Bokassa (1921-1996) nacque nella colonia francese dell'Ubangi-Sciari (Africa Centrale). Si arruolò nelle truppe coloniali dell'esercito di Francia e quando nacque la Repubblica Centrafricana, dopo l'indipendenza nel 1960, divenne capo delle forze armate. Nel 1966, con un colpo di Stato, assunse i pieni poteri. Governò senza badare a spese, nonostante fame e malattie che falcidiavano la popolazione, e fu ossessionato dall'idea di passare alla Storia.. Modello Napoleone. Per emulare il suo idolo, Napoleone Bonaparte, nel 1976 assunse addirittura il titolo di imperatore, facendosi poi incoronare con una sfarzosa cerimonia che costò circa 20 milioni di dollari. Il suo regime si distinse per le torture diffuse e le macabre esecuzioni di dissidenti e minoranze. Il dittatore venne anche accusato di cannibalismo (un'accusa mai provata, però). Pomposo e megalomane, Bokassa sostenne gli interessi occidentali in Africa e per anni la Francia lo lasciò fare. Solo con il tempo venne isolato e nel 1979 fu spodestato da un nuovo colpo di Stato. Più tardi rientrò nel suo Paese e alla fine un'amnistia generale, promulgata in occasione del ritorno della democrazia, estinse la condanna che aveva ricevuto. Morì quindi da uomo libero.. Idi Amin Dada: il megalomane. Membro di una delle piccole etnie dell'Uganda, Amin (1925-2003) fece una rapida carriera militare appoggiando il primo ministro e presidente Milton Obote, salvo poi rovesciarlo nel 1971. Si legittimò agli occhi del mondo promettendo di restare al comando solo temporaneamente, ma trasformò il Paese in una dittatura. All'inizio l'Occidente lo considerò un potenziale alleato e un personaggio eccentrico, sempre sopra le righe. Nel 1977, per esempio, si autoattribuì il titolo di "signore di tutte le bestie della terra e dei pesci del mare". A poco a poco, però, la vera natura del suo potere venne alla luce.. Fine dorata. Amin fu una mina vagante in campo internazionale e si avvicinò all'Urss. Si seppe poi di abusi, violenze e politiche razziste: 50mila persone d'origine asiatica furono espulse, alcune etnie perseguitate e molti ugandesi, tra 100 e 300mila, furono torturati e uccisi. Il regime crollò nel 1979 per tensioni col Kenya e scontri con la Tanzania. Amin fuggì in Libia poi in Arabia Saudita, vivendo nel lusso fino alla sua morte.. Haji Mohammad Suharto: complottista. Leader della fazione di destra delle forze armate indonesiane, Suharto (1921-2008) si affermò in anni di forti tensioni sociali, indebolendo progressivamente il ruolo di Sukarno, il primo presidente dell'Indonesia libera dopo l'indipendenza ottenuta dai Paesi Bassi nel 1949. Suharto fece leva sull'ossessione anticomunista dei militari, enfatizzò al massimo il pericolo di complotto contro lo Stato e nel 1965, con un colpo di mano, assunse il controllo effettivo del governo. Strumentalizzando la paura realizzò una spietata manovra reazionaria: rafforzò l'esercito, inasprì le misure di sicurezza, colpì i sindacati e censurò la stampa.. Anticomunista. I suoi primi bersagli furono i comunisti: demonizzati, arrestati, vessati e, in gran numero, massacrati. Tra il 1965 e il 1966, da Bali a Giacarta si consumò una delle peggiori stragi del Novecento: secondo stime prudenti, oltre 500mila militanti e simpatizzanti del Partito comunista indonesiano (Pki), allora uno dei più grandi partiti comunisti al mondo, vennero uccisi. Suharto consolidò poi il suo regime, schierandosi su posizioni rigidamente filo-occidentali. Perse il potere soltanto nel 1998, dopo aver segnato per sempre la storia dell'Indonesia contemporanea..
Autore
Focus.it

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