Ostacoli e ambizioni, la lenta marcia del corridoio economico russo-iraniano

  • Postato il 20 gennaio 2025
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  • Di Formiche
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Nel 2025 si celebra il ventitreesimo anniversario dell’annuncio dell’accordo (concepito già qualche anno prima) firmato da Teheran, Delhi e Mosca per lo sviluppo del corridoio economico “Sivir-Iug” (“Nord-Sud”), destinato a collegare la massa euroasiatica della Federazione Russa con l’Oceano Indiano e a ridurre significativamente i tempi e i costi di consegna delle merci tra il Nord Europa e l’Asia meridionale, andando così a rimodellare in modo netto gli equilibri economici (e, di conseguenza, politici) internazionali. Eppure, nonostante l’ottimismo iniziale e il forte committment mostrato dalla leadership dei Paesi coinvolti nel corso degli anni (con Russia e Iran in prima linea, e l’India in un ruolo decisamente più marginale), il perfezionamento del progetto sembra essere ancora lontano, con alcuni analisti russi che indicano la prossima decade come data orientativa per la fine dei lavori.

Diverse sono le problematiche dietro ai ritardi accumulati nell’avanzamento dei lavori, dall’instabile situazione politica e securitaria dei paesi interessati dal passaggio delle linee infrastrutturali (motivo per cui i piani originali di far passare il corridoio ad Ovest del Caspio sono stati rivisitati, favorendo un percorso attraverso i Paesi siti sulla sponda orientale del bacino) alle difficoltà di carattere topografico, alle differenze tecniche tra i sistemi ferroviari coinvolti nel progetto, e alle sanzioni occidentali, che hanno causato una forte carenza di fondi per costruire sia i punti di transito intermodali che le linee ferroviarie (l’unico altro attore capace di finanziare un progetto di una simile portata, ovvero la Repubblica Popolare, non sembra essere particolarmente favorevole allo sviluppo del corridoio “Nord-Sud”, che considera come un potenziale competitor per la sua Belt and Road Initiative).

Nonostante le difficoltà, la retorica delle rispettive leadership degli attori coinvolti rimane ottimista. Nel novembre del 2024 il presidente russo Vladimir Putin ha nominato il vice-primo ministro con delega ai trasporti Vitaly Savelyev come suo Rappresentante Speciale per lo sviluppo del corridoio “Nord-Sud”. Il mese successivo, lo stesso Savelyev ha guidato una delegazione russa in visita a Teheran per discutere della questione con le controparti iraniane. In quell’occasione il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha dichiarato che il suo Paese sia intenzionato a rispettare i termini dell’accordo e a finalizzare la riuscita del progetto.

Gli interessi sono ovvi. Teheran vede il progetto come un’opportunità per ottenere un accesso più facile ai mercati di esportazione nello spazio post-sovietico, in India e nel Sud-est asiatico (oltre che nell’Unione Europea, se in un futuro ci sarà una revoca delle sanzioni). L’erede della Persia potrebbe posizionarsi come hub di trasporto regionale tra Europa, Medio Oriente, Africa e Sud-Est asiatico.

I vantaggi maggiori per Mosca riguardano invece la riduzione di tempi (e costi) di transito rispetto alle rotte che passano attraverso il canale di Suez; inoltre, il corridoio “Nord-Sud” dispone di un enorme potenziale come volano economico per alcune delle regioni della Russia meridionale, come ad esempio il Daghestan o gli oblast di Volgograd e Astrakhan, con quest’ultima che è stata definita un “nodo chiave” all’interno del progetto.

Ma per il momento la situazione non sembra essere destinata a migliorare in modo sostanziale. Alcuni tentativi sono stati fatti per attirare investitori mediorientali nel progetto, senza però riscuotere successi stravolgenti. E a meno di un netto (quanto improbabile) cambio di marcia nelle relazioni diplomatiche tra l’Occidente, Teheran e Mosca, è difficile credere che l’obiettivo di concludere i lavori nel prossimo decennio sia effettivamente realizzabile.

Autore
Formiche

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