Orsato: “Ecco come funziona il Football Video Support” (che non è il Var a chiamata)

  • Postato il 23 agosto 2025
  • Di Panorama
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Ha smesso i panni dell’arbitro di campo il 1° giugno 2024 a Bergamo, con tanto di passerella d’onore finale dei giocatori di Atalanta e Fiorentina. Aveva raccolto applausi e onori anche in giro per l’Europa, lui da sempre allergico alla ribalta. Direttore di gara deciso, quasi fisico nell’interpretazione del ruolo e del compito. Daniele Orsato, fresco designatore della Can C con porta sul futuro alla guida degli arbitri della massima serie.

Accadrà, prima o poi. Impossibile che il calcio italiano non sfrutti a pieno la sua esperienza sulla scia del lavoro che sta compiendo Gianluca Rocchi, a sua volta chiamato a ricostruire un gruppo che ha perso via via tutti i punti di riferimento ed è dovuto ripartire da zero. Come? I talenti ci sono e Rocchi li sta sviluppando, così come Orsato farà nei prossimi mesi in Serie C con l’obiettivo di portarne qualcuno (“Ma a loro ho detto che la Serie A non è per tutti e devono capirlo”) ai piani alti.

Daniele Orsato, le sensazioni dell’approccio alla nuova carriera da disegnatore Can di Serie C?

“La verità è che avrei pagato di tasca mia se avessi potuto solo immaginare di raggiungere queste emozioni, di raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti per questo inizio di campionato. E’ una sensazione fantastica, emozioni fantastiche, ragazzi meravigliosi. Non potevo pretendere di più”.

È quello che aveva in testa il giorno che ha smesso?

“Il giorno che ho smesso mi ero promesso che l’arbitro dentro di me sul campo sarebbe morto in quel momento e che avrei trasferito ai più giovani le mie esperienze, le mie capacità, le mie emozioni.  Perché il calcio e lo sport è emozione e ai miei ragazzi (gli arbitri della Serie C ndr) ho raccomandato, raccomando e raccomanderò sempre il coraggio di decidere senza pensare all’errore e alle conseguenze”.

Come si parla con arbitri giovani che hanno davanti un monumento? C’è la tentazione di raccontare quello che si è fatto e come?

“No, assolutamente. Non mi sentono dire “io non facevo così” o “non facevo così”, porto a loro insegnamenti su cosa devono provare a mettere in campo perché la chiave è tutta qui: se loro si convincono che le cose che vengono insegnate funzionano, faranno un salto di qualità”.

Che clima c’è intorno agli arbitri di Serie C, prima fila di quella provincia che racconta anche tante criticità sotto il punto di vista della sicurezza?

“Sotto l’aspetto della nostra associazione hanno un clima sereno per poter fare del loro meglio e prendere le decisioni.  Io sono convinto che la collaborazione che verrà installata quest’anno con le società, grazie all’introduzione del Football Video Support, porterà a una maggiore collaborazione tra arbitri e allenatori”.

Perché?

“Gli allenatori saranno una sorta di quarti uomini aggiunti, avranno la grande opportunità di poter fare una chiamata per andare ad analizzare un episodio che nella loro opinione è stato giudicato in modo sbagliato dall’arbitro”.

Il Football Video Support è la novità dell’anno. Si parte in Serie C e nella divisione femminile. Cominciamo a dire che non è corretto immaginarlo come il Var a chiamata spesso evocato?

“No, non è il Var a chiamata ed è un supporto video all’arbitro. Noi controlleremo tutte le reti in automatico, sarà compito del quarto uomo che avrà a disposizione uno schermo con un operatore posizionati in mezzo alle due panchine a bordo campo. Dovesse esserci un’irregolarità, se l’infrazione è fattuale, ad esempio un giocatore che assegna con una mano, il quarto uomo dirà all’arbitro di annullare la rete. Laddove ci sarà da fare una valutazione soggettiva come, ad esempio, l’esistenza di un presunto fallo nell’azione che porta alla rete, toccherà al direttore di gara posizionarsi davanti al monitor e a decidere”.

E poi ci sono le due chiamate a disposizione delle panchine

“Gli allenatori hanno un badge che possono consegnare al quarto uomo attivando il processo di revisione allo schermo. Se hanno avuto ragione, la chiamata sarà restituita. In caso contrario verrà confermata la decisione di campo e il badge sarà ritirato”.

Si aspetta che sia l’inizio di un cambio culturale nel rapporto con gli allenatori e il loro staff

“Io sono convinto che questo cambio culturale ci sia già stato anche in passato. L’ho vissuto prima in persona come arbitro in campo e raccomandavo sempre al termine della partita a tutti gli allenatori di avere pazienza con gli arbitri più giovani. Spesso i tecnici se la prendono con i loro ragazzi agli inizi della carriera, ma sotto sotto sanno di dovergli far fare esperienza. Vale anche per gli arbitri. Se abbiamo un po’ di pazienza e li lasciamo sbagliare, loro riusciranno a migliorarsi e a non ripetere più gli stessi errori”. 

Tante volte negli ultimi tempi si è detto che siamo all’anno zero del settore degli arbitri in Italia: è così?

“No, assolutamente. Possiamo aver avuto difficoltà in cambi generazionali, ma io credo che non siano gli arbitri a mancare o sbagliare. Molte più responsabilità le abbiamo noi come dirigenti. Se non abbiamo preparato negli anni passati arbitri all’altezza, probabilmente ci dobbiamo fare noi un esame di coscienza, perché forse abbiamo sbagliato qualcosa in più noi”.

A Daniele Orsato manca stare in campo?

“No, il campo non mi è mai mancato. L’unica cosa che mi è mancata, l’ho sempre detto, è il giovedì la chiamata di Fabio, il segretario, che mi dava la partita. La designazione è qualcosa che i ragazzi si aspettano e io mi aspettavo con ansia, il numero che compariva sul telefono. Il resto non mi manca, ma non perché, perché io ho switchato immediatamente quando ho chiuso la carriera: sono passato dall’io al loro, mi ero ripromesso di farlo e l’ho fatto immediatamente”.

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Panorama

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