Ordinanze anticaldo, l’Usb Emilia Romagna: “Misure insufficienti”. Il ‘caso’ del cantiere del tram di Bologna
- Postato il 3 luglio 2025
- Lavoro
- Di Il Fatto Quotidiano
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Morire di caldo mentre si lavora, succede in provincia di Bologna dove sindacati e ambientalisti si schierano contro le istituzioni che porterebbero misure insufficienti. La tragica morte di un lavoratore in un cantiere edile di San Lazzaro di Savena ha riacceso i riflettori sulle carenze delle misure di tutela contro lo stress termico in alcuni luoghi di lavoro. Mentre le temperature record mettono a dura prova la città, sindacati e movimenti ambientalisti puntano il dito contro Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna, accusandoli di interventi tardivi e poco incisivi. Le ordinanze entrate in vigore il 2 luglio, firmate subito dopo la notizia della morte dell’operaio, non convincono l’USB Emilia Romagna: “I provvedimenti adottati corrispondono ad una logica di ‘atto dovuto’ che non affrontano in maniera tempestiva ed efficace l’emergenza caldo: siamo di fronte a interventi che affrontano i casi più evidenti ed estremi”, denuncia il sindacato in una nota.
Il divieto di lavoro “in condizione di esposizione prolungata al sole” dalle 12.30 alle 16 viene considerato insufficiente dal sindacato, che sottolinea come “non è stato esteso a tutti i settori a rischio termico, ma anche per i settori inclusi, come quello agricolo e dei cantieri, queste ordinanze eludono tutta una serie di problemi a partire dalla mancanza di controlli”. Secondo l’Usb, il rischio non riguarda solo chi lavora all’aperto: “Coinvolge anche chi lavora al coperto (dalle fabbriche a tutta la logistica, dal commercio ai servizi pubblici)”. Il sindacato chiede “provvedimenti organizzativi, riduzione dei ritmi e carichi di lavoro, modifiche degli orari di lavoro, obbligo per le aziende di dotarsi di impianti da climatizzazione e raffrescamento degli ambienti di lavoro pubblici e privati”.
Finiscono sotto accusa anche i vari cantieri aperti per la costruzione della linea del tram di Bologna: “Chiunque può verificare che gli operai stanno lavorando in condizioni estreme e non riteniamo accettabile che i ritmi di lavoro vengano imposti da logiche di profitto o dalle ‘scadenze del Pnrr’“, attacca l’Usb. Sul fronte delle proposte, USB insieme alla onlus Rete Iside ha prodotto “un vademecum e sta distribuendo un kit per la corretta valutazione del pericolo e dei provvedimenti concreti da adottare nei luoghi di lavoro”. Il sindacato chiederà un confronto urgente sia con la Regione sia con Comune di Bologna a partire dalla necessità di controlli e della estensione ai settori esclusi. Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare il Comune di Bologna al momento senza alcuna risposta. Anche se, è bene far notare, che proprio l’amministrazione guidata da Matteo Lepore è tra quelle che su alcuni lavori pubblici, come l’asfaltatura delle strade, sta provando a portare dei correttivi come l’inizio anticipo dei lavori.
Intanto, dal Palazzo d’Accursio arriva una misura che fa discutere: l’installazione di 100 alberi in vaso in sette piazze del centro storico per creare aree d’ombra temporanee. Le piante, alte fino a cinque metri, resteranno tre mesi per poi essere trasferite nei giardini delle scuole dell’infanzia. Il progetto costa 128mila euro. L’iniziativa, annunciata dalla vicesindaca Emily Clancy, scatena però le critiche di Europa Verde Bologna, in passato nella stessa coalizione dell’attuale sindaco. “Gli alberi non sono ombrelloni usa e getta, né semplici arredi urbani da spostare a piacimento”, denunciano gli ambientalisti, che attaccano anche “l’assenza di un impegno serio nella difesa del verde urbano esistente”. Il movimento ecologista contesta il costo “sproporzionato” dell’operazione e il “valore ambientale minimo, quasi decorativo” dell’intervento.
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