Ordinanze anticaldo, la beffa per chi lavora in cantieri di pubblica utilità: non si fermano automaticamente

  • Postato il 3 luglio 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ci sono lavori che non si possono sospendere, per i quali bisogna procedere spediti anche nelle ore più calde dei giorni da bollino rosso. Vale dalla Lombardia alla Sicilia, quasi senza distinzioni. Lo hanno capito i tanti lavoratori – è accaduto a esempio in due casi a Brescia, come confermato dallo stesso Comune – impegnati in importanti cantieri pubblici, spesso collegati a fondi del Pnrr, che in questi giorni di afa insopportabile e temperature che sfiorano i 40 gradi stanno continuando a lavorare anche negli orari proibitivi e ora anche proibiti. Per tutti, ma tecnicamente non per loro. In un passaggio nelle ordinanze anticaldo disposte da quasi tutte le Regioni si escludono, infatti, gli “interventi di pubblica utilità” dallo stop nelle ore di canicola, dalle 12.30 alle 16.

La frase usata nei documenti è quasi standard: “Il divieto di cui alla presente ordinanza non trova applicazione per le Pubbliche Amministrazioni, per i concessionari di pubblico servizio, per i loro appaltatori quando trattasi di interventi di pubblica utilità”, si legge in un’ordinanza ed è replicata con lo stesso identico senso in tutte le altre, eccezion fatta per Emilia-Romagna e Campania. Non solo, perché la mitigazione del rischio è demandata direttamente alle aziende che lavorano nei cantieri pubblici: “L’adozione di idonee misure organizzative ed operative che riconducano il rischio di esposizione dei lavoratori alle alte temperature ad un livello accettabile secondo la valutazione del rischio condotta dal datore di lavoro”.

Lo stop quindi non sarà automatico, ma dovranno comunque essere prese delle precauzioni da parte delle aziende. Così mentre braccianti, lavoratori dell’edilizia e della logistica potranno beneficiare di quanto hanno stabilito le Regioni nelle giornate in cui il portale Worklimate dell’Inail segnala un “rischio elevato per stress da calore”, paradossalmente ad avere meno tutele sono coloro che sono impegnati in cantieri pubblici per “lavori di pubblica utilità”. Una categoria ampia che in un’interpretazione estensiva ricomprende, tra le altre cose, anche l’asfaltatura delle strade, tra le attività più pericolose per il calore sviluppato dallo stesso bitume. Lavori che spesso, soprattutto nelle grandi città, vengono svolti proprio d’estate così da avere un impatto minore sul traffico, più blando per la chiusura delle scuole e l’esodo legato alle ferie.

Dentro, come ha fatto notare l’Usb, ci finiscono dentro anche quei cantieri che devono rispettare le “scadenze del Pnrr”. Nulla cambierà con il protocollo nazionale firmato al ministero del Lavoro, che prevede solo raccomandazioni e buone pratiche da tradurre in accordi successivi da stipulare a livello territoriale o aziendale. Così qualche amministrazione sta iniziando correggendo la stortura. Il Comune di Bologna, per esempio, ha deciso di anticipare l’orario di apertura dei cantieri più problematici: si inizierà a lavorare alle 6 e ci si fermerà alle 12.30, proprio il momento in cui le ordinanze regionali prevedono lo stop per tutte le tipologie di lavoro all’aperto. Una soluzione simile a quella dei cantieri della M4 a Milano, dove un accordo con i sindacati prevede l’anticipo dell’orario di inizio: si partirà alle 5.30 e si finirà alle 12.30. L’ora in meno di lavoro non determinerà alcuna decurtazione di stipendio ma verrà coperta dall’azienda.

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