Ora il Centro è a destra, e nel Pd smettano le Cassandre sul governo. Parla Adornato

  • Postato il 20 settembre 2024
  • Intervista
  • Di Formiche
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Maurizio Lupi gongola. E il centrodestra si rafforza. Fa bene, il leader di Noi Moderati a essere soddisfatto dei nuovi ingressi nel suo partito. Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Giusy Versace sono tre nomi di peso che, come ha giustamente osservato l’ex ministro, “rafforzano il centro”. L’abbandono di Azione è un fatto politico che ha molto più rilievo rispetto al passaggio in sé. Perché ormai è assodata una realtà che su Formiche.net descrive in maniera incontrovertibilmente chiara Ferdinando Adornato, presidente della Fondazione liberal, editorialista del Messaggero ed ex parlamentare. “Il centro – dice –  e i valori che rappresenta, ormai sono in seno al centrodestra molto più che al centrosinistra”.

Dopo Italia Viva che vira a sinistra, ora Azione è rimasta come partito che esula dal bipolarismo. Certo è che con queste tre uscite si indebolisce molto. 

Carfagna, Gelmini e Versace si sono rese conto che il centro non può essere un soggetto autonomo rispetto ai due schieramenti. Intendiamoci, è un peccato che non lo sia. Ma in questa fase non ci sono le condizioni affinché sia autonomo.

E dunque quali sono le caratteristiche di un partito del centro?

Il centro innanzitutto non può essere un partito personale, per cui Calenda e Renzi non potevano essere le persone giuste per condurre un progetto con queste caratteristiche. Non solo. I leader centristi hanno nervi saldi e una visione a lungo termine. Non si può procedere a cartelli elettorali e aspettare le scadenze delle urne di volta in volta. Per cui, a questo punto direi che non ci sono le condizioni per una formazione centrista nel panorama attuale.

Dunque non è immaginabile nel breve termine ipotizzare di avere un partito di centro?

No, i valori del centrismo debbono vivere nei principali partiti delle due coalizioni. Benché al momento i centristi trovano più terreno fertile a destra rispetto a sinistra. Dunque ce la si gioca tra Fratelli d’Italia e Partito Democratico. Benché quest’ultimo sia meno aperto a queste istanze con l’indirizzo schleiniano.

E Forza Italia in tutto questo che ruolo gioca?

Un ruolo molto importante in seno alla coalizione di centrodestra. A maggior ragione ritengo che il legame tra i due debba essere sempre più solido e stretto. E lo dico in ottica di rafforzamento della componente centrista della coalizione di governo.

A proposito di centristi, verrebbe da dire che quando c’è da fare sul serio, si ricorre sempre a chi ha una formazione politica di quel tipo. Mi riferisco alla nomina di Fitto come vicepresidente esecutivo della Commissione Europea. 

Le caratteristiche di un uomo politico valido non possono che essere la moderazione e il pragmatismo. Oltre che il senso delle istituzioni. Ed è per questo che Fitto è la miglior scelta che il governo italiano potesse fare. D’altra parte, Meloni stessa si è dimostrata una leader capace proprio per il suo pragmatismo e per la sua moderazione. Doti apprezzate anche sul piano internazionale.

Come si comporteranno le forze politiche dell’alveo socialista in Europa alla prova del sostegno all’ex ministro?

Spero vivamente che il Pd sostenga Fitto in nome dell’interesse europeo e soprattutto dell’interesse del nostro Paese in seno alle istituzioni comunitarie. Il Pd peraltro ha una grossa chance con questo voto. Aprire una profonda riflessione su ciò che vuole essere.

E quale potrà essere l’esito di questa riflessione?

L’auspicio è che un partito con una storia importante come il Pd possa tornare ad avere una linea “di governo” più che il movimentismo che ha assunto nell’ultimo periodo. E soprattutto sarebbe il caso di abbandonare la strategia delle Cassandre, ma di formulare proposte alternative senza pregiudizi ideologici.

Autore
Formiche

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