Operazione “Ten”, Pino Arabia doveva essere ucciso

  • Postato il 12 marzo 2025
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Operazione “Ten”, Pino Arabia doveva essere ucciso

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Rivelazioni dei pentiti nell’operazione Ten. Dopo l’uccisione di Salvatore Arabia, la cosca Grande Aracri voleva eliminare il fratello Pino


CUTRO – Pino Arabia era finito nel mirino della cosca Grande Aracri. Un nuovo obiettivo da eliminare dopo l’uccisione del fratello Salvatore, esponente di vertice del clan avverso dei Dragone. Lo svela il pentito Antonio Valerio. Oggi indicato come il capo di un gruppo criminale operante in Emilia, Pino Arabia venne arrestato per le estorsioni agli imprenditori cutresi emigrati che venivano ordinate da suo zio, il vecchio boss Dragone (che sarebbe stato poi ucciso su mandato di Grande Aracri nel 2004). «Salvatore era quello che gestiva i soldi. In mancanza sua c’era il fratello Pino che era un reggente di Antonio Dragone», dice un altro pentito, Angelo salvatore Cortese, il più datato dei collaboratori di giustizia della cosca di Cutro, ex braccio destro del boss Nicolino Grande Aracri. Cortese indica Salvatore Arabia come “azionista”. Esattore di estorsioni in nome e per conto di “zio Totò”. Ma Salvatore Arabia venne ucciso nel 2003 nello scontro tra i clan Dragone e Grande Aracri. E a quel punto sarebbe subentrato il fratello Pino. Ma nel mirino finì anche lui.

«IO GUIDO LA MOTO E GLI SPARI TU»

La richiesta di eliminazione era stata avanzata da Gaetano Blasco, che si sarebbe proposto di finanziare l’omicidio ritenendo la vittima predestinata tra i responsabili dell’uccisione di suo fratello Salvatore Blasco, ucciso nel 2003 a Cutro. Anche se detenuto, il boss Grande Aracri avrebbe autorizzato il delitto incaricando Blasco, Valerio e “i Sarcone”. «Ascolta, io guido la moto e poi gli spari tu», avrebbe sussurrato Blasco a Valerio. Ma l’operazione non andò in porto perché Arabia venne arrestato nell’operazione Grande Drago.

TERRA BRUCIATA

La preoccupazione del boss Grande Aracri, in quegli anni, era fare terra bruciata intorno al clan avverso. Anche se era in cella. «L’imbasciata si manda lo stesso, dottoressa, non è un impedimento per chi è in galera», ha detto il loquace Valerio alla procuratrice aggiunta della Dda di Bologna Beatrice Ronchi. La gola profonda sostiene che Arabia fosse “attenzionato” per le sue capacità criminali. Lo definisce come “azionista”, trafficante di droga, autore di rapine e di riscossioni di crediti con metodi violenti. «Pino era il più attivo. Dopo “Pett ‘i palumba” (nomignolo di Salvatore Arabia, ndr) c’era lui. È sempre stato attivo, sia in carcere che fuori».

AFFARI AL POSTO DELLE FAIDE

Interessante anche quanto dichiara il pentito Giuseppe Giglio. Lo stesso Gaetano Blasco gli aveva chiesto di aiutare “i giovani Arabia” in operazioni di falsa fatturazione nonostante avesse avuto un fratello ucciso su mandato del boss Dragone.  «I vecchi contrasti avevano lasciato il posto alla pace condivisa fra tutti». In nome degli affari, si dimenticano le faide.

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