Operazione Cassandra, mani dei Papaniciari sui locali del lungomare di Crotone
- Postato il 10 dicembre 2025
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Operazione Cassandra, mani dei Papaniciari sui locali del lungomare di Crotone

Tre arresti nell’operazione Cassandra a Crotone, luce sugli affari dei Papaniciari sul lungomare, il re della movida era Gianluca Pennisi
CROTONE – Il re della movida crotonese era Gianluca Pennisi. E l’affare del food and beverage sul lungomare era nelle mani della cosca dei Papaniciari. Ne è certa la Guardia di finanza di Crotone che ha arrestato tre persone con l’accusa di associazione mafiosa, intestazioni fittizie, concorrenza sleale ed estorsione. In carcere sono finiti Gianluca Pennisi, di 50 anni, Gaetano Russo (45). Ai domiciliari Nicola Siniscalchi (49). Operazione Cassandra, l’hanno chiamata. Ma si tratta di un seguito dell’inchiesta che nel giugno 2023 portò alla maxi operazione Glicine-Acheronte. Le indagini sono state coordinate dai procuratori Vincenzo Capomolla, Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, che erano in forza alla Dda di Catanzaro, il primo quale aggiunto e gli altri quali sostituti, quando, nel maggio 2024, chiesero arresti (per cinque persone) e sequestri. La risposta del gip distrettuale Piero Agosteo è arrivata un anno e mezzo dopo.
LE ACCUSE
Secondo l’accusa, Pennisi e Siniscalchi, d’intesa con i vertici della cosca Megna, egemone a Crotone, avrebbero pianificato e attuato le strategie di accaparramento di varie attività di ristorazione. Innanzitutto la società Cambusa srl, gerente l’omonimo ristorante e i locali Gyn Lab e Ego Caffè, formalmente intestati a terzi. Per conto della consorteria, gli indagati avrebbero gestito direttamente i servizi di vigilanza e guardiania, affare nelle mani del clan come si è visto anche nella vicenda che ha portato all’amministrazione giudiziaria per il Crotone Calcio. Avrebbero attribuito la titolarità formale della società, per eludere eventuali sequestri, ad Albino Borrelli (indagato). Nella società, che gestisce anche il lido Makai, sarebbero stati reimpiegati i proventi del clan. Inoltre, avrebbero attribuito a Mariano Romano (anche lui indagato), la titolarità della società Uramare, che gestisce un sushi. Ai tre arrestati è contestata l’estorsione ai danni del titolare di un locale sul lungomare, il Mida, costretto a non servire bevande al banco. Inoltre, l’esercente doveva concordare con loro ogni attività promozionale ed offerta commerciale.
LA COSCA
Le infiltrazioni della cosca capeggiata dal boss Domenico Megna, col deciso apporto del nipote Mario, nel settore della ristorazione era già emerso nell’inchiesta Glicine, sfociata ormai in tre processi. Dai settori dell’agroalimentare e del gaming il clan avrebbe tratto nuova linfa economica negli ultimi anni. Il meccanismo delle intestazioni fittizie attraverso cui la cosca controlla in maniera occulta ristoranti era già stato collaudato, con particolare riferimento al Veliero e alla Casa Cantoniera. In quel contesto emerse il ruolo di Gaetano Russo, uomo di fiducia del boss e incaricato di occuparsi degli investimenti della famiglia mafiosa in Lombardia.
IL LUNGOMARE
L’“occupazione del tessuto economico crotonese”, come la definiscono gli inquirenti, era particolarmente riconoscibile sul lungomare, il cuore della movida cittadina. Le insinuazioni commerciali erano state avviate negli anni scorsi su regia di Pennisi e Siniscalchi, considerati espressione diretta della compagine criminale e già coinvolti in numerosi procedimenti penali. Con loro avrebbe attivamente collaborato l’imprenditore Siniscalchi. Un’occupazione che non sempre è avvenuta in modo pacifico. Quando aprì il locale Mida, per esempio, si presentò un problema di concorrenza che il gruppo risolse con metodi violenti. Uno degli indagati, nel commentare il fatto che l’esercente era stato leggero nell’aprire un locale accanto a quello gestito dalla consorteria, afferma che gli avrebbero “tagliato le mani”. Per quell’uomo, che doveva stare al “posto suo”, e la sua famiglia è poi iniziato un calvario. Gli danneggiarono due auto e tentarono di incendiargli casa. Le pressioni del clan erano anche per impossessarsi di spazi commerciali e attività del competitor.
LE INTERCETTAZIONI
Significativa anche una conversazione intercettata dalla quale emergerebbe che Borrelli, titolare della Cambusa, in realtà era alle dipendenze di Pennisi e Russo quale prestanome del sodalizio criminale. I due si lamentavano delle sue scarse competenze perché non era in grado di tenere i conti. “Ma che lo pagate a fare?”, direbbe Pennisi. Ma è soltanto una delle esternazioni che confermerebbero il ruolo di “dipendente”, a dispetto di quello di amministratore con cui era astato assunto, perché della gestione societaria si occupavano gli uomini del clan.
I PENTITI
«Posso dirvi che la Cambusa e la Casa Cantoniera sono locali ristoranti in cui le famiglie crotonesi hanno partecipato in termini di denaro investito. Era notorio nell’ambiente. Nessuno andava più a chiedere estorsioni ai titolari della Cambusa. Ed ero solito vedere Annibale Barillari (esponente di vertice dell’omonimo clan mafioso, ndr) in quel locale». Parola del pentito Francesco Oliverio. Il collaboratore di giustizia, in particolare, ha delineato la figura di Pennisi. «Dopo la sua uscita dal carcere, si occupa di condurre locali commerciali. Attualmente gestisce una decina di bar. Acquisisce la gestione dei locali e provvede all’organizzazione delle serate per conto della cosca di Papanice». L’attivita di Pennisi in questo settore è iniziata grazie all’installazione di un bancone sul lungomare di Crotone. Si avvale di alcuni collaboratori, ha amicizie “borghesi”».
IL SEQUESTRO
Ammontano a 1,2 milioni di euro i beni sequestrati a carico degli indagati. I sigilli sono scattati su auto, beni immobili, rapporti bancari, polizze assicurative e sull’intero compendio aziendale della Cambusa srl, società operante nel settore della ristorazione attorno alla quale ruotavano vari affari. Ma le società erano state svuotate dopo la maxi operazione Glicine. La strategia della dismissione però non è servita a eludere le indagini della Guardia di finanza.
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