Operaio deceduto a Praia a Mare, sette indagati

  • Postato il 30 luglio 2025
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Operaio deceduto a Praia a Mare, sette indagati

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La procura ha iscritto per atto dovuto sette persone nel registro degli indagati; Determinante sarà l’autopsia sul corpo di Antonio Maio, l’operaio deceduto a Praia a Mare


PRAIA A MARE – Una tragedia che ha scosso l’intera costa tirrenica cosentina e ha rilanciato con forza, ancora una volta, il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Antonio Maio, 33 anni, è morto lo scorso venerdì 25 luglio a Praia a Mare, in località Fiuzzi, stroncato da un malore mentre si trovava all’interno di un cantiere privato. Il giovane operaio, di San Nicola Arcella, lascia la moglie e un figlio piccolo. Secondo una prima ricostruzione, Maio avrebbe accusato un malessere improvviso mentre lavorava sotto il sole cocente, con temperature che quel giorno superavano i 38 gradi. Sentendosi male, avrebbe deciso di recarsi autonomamente al pronto soccorso dell’ospedale cittadino. Ma a pochi metri dall’ingresso si è accasciato al suolo. Inutili i tentativi di rianimazione: il giovane è deceduto prima di poter ricevere cure adeguate.

Sul caso la Procura della Repubblica di Paola ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Ovviamente i fatti sono in corso d’accertamento e l’esame autoptico si rivelerà fondamentale per chiarire quanto accaduto. Sono sette al momento le persone iscritte nel registro degli indagati: tra questi figurano i titolari dell’impresa edile per cui Maio lavorava, due medici cubani in servizio presso l’ospedale di Praia a mare e due infermieri. Un atto dovuto, specifica il sindacato Fillea Cgil Calabria, per consentire lo svolgimento delle necessarie indagini.

Il pubblico ministero ha disposto, quindi, l’esame autoptico sul corpo della vittima, allo scopo di chiarire con precisione le cause del decesso. L’indagine si concentra in particolare su due filoni: da un lato le condizioni del luogo di lavoro e l’eventuale assenza di misure di prevenzione in caso di caldo estremo; dall’altro la tempistica e l’adeguatezza dell’intervento sanitario, che potrebbe non essere stato tempestivo, tutte valutazioni, al momento in mano alla Procura che poi si determinerà sulle eventuali misure.

“Vogliamo verità e giustizia”, hanno scritto in una lettera i familiari del giovane, chiedendo chiarezza sull’accaduto. In attesa che la magistratura faccia piena luce sui fatti, resta il dolore di una famiglia spezzata e l’amarezza di una comunità che si interroga. Antonio era un giovane padre, impegnato nel suo lavoro. A lui, e a tanti come lui, si deve una risposta chiara. “Un altro giovane operaio ha perso la vita in un cantiere edile in Calabria. Aveva solo 33 anni. È inaccettabile che nel 2025 si continui a morire di lavoro, per un malore probabilmente legato alle temperature roventi che da giorni flagellano la nostra regione. A cosa servono ordinanze, protocolli, normative e proclami se poi nessuno controlla e nessuno fa rispettare le regole? Troppe volte abbiamo denunciato, troppe volte siamo stati ignorati”.

Così era intervenuto nell’immediatezza dei fatti il segretario generale della Fillea Cgil Calabria, Simone Celebre. “Chi ha presentato la patente a crediti come la panacea per fermare le stragi nei cantieri dovrebbe oggi assumersi la responsabilità – scriveva il segretario generale della Fillea Cgil Calabria – di un fallimento colossale. Questa misura, priva di controlli reali e di un sistema sanzionatorio efficace, non ha evitato nemmeno una morte. È stato solo fumo negli occhi, propaganda sulla pelle degli operai. Servono controlli veri”.

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