Ong, le nuove tattiche in mare per aggirare la legge Piantedosi

  • Postato il 21 settembre 2025
  • Di Panorama
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«La flotta delle Ong sta adottando nuove tattiche. Le navi si schierano davanti alla Tripolitania, da dove i trafficanti libici fanno partire il grosso dei migranti che arriva in Italia. Le ammiraglie, per evitare di venire spedite dal Viminale in porti lontani con poche persone a bordo, segnalano gli interventi alle imbarcazioni più piccole, che sanno di poter arrivare solo fino a Lampedusa. Le grandi recuperano i migranti solo quando non possono farne a meno», rivela a Panorama una fonte in prima linea nel monitoraggio dell’immigrazione illegale. Ma ci sono anche casi in cui i disperati presi in mare sono tanti, come i 270 di nave Solidaire, che il 6 settembre li ha sbarcati a Livorno. Non solo: «Le ammiraglie fanno da smistamento, con l’appoggio dal cielo degli aerei che decollano da Lampedusa. Una specie di centrale di comando e controllo», aggiunge chi ogni giorno opera sul fronte del mare.

La legge Piantedosi e i numeri degli sbarchi

La legge Piantedosi, che impone una serie di regole e l’accompagnamento dei migranti in porti lontani, sta funzionando e per questo le Ong cercano di aggirare le norme con nuove tattiche. Tanto che i talebani dell’accoglienza hanno sbarcato 7.993 migranti fino al 26 agosto. Ma dall’inizio dell’anno solo in un’occasione sono stati intercettati nelle acque di ricerca e soccorso (Sar) italiane. Gli altri 147 eventi che hanno interessato la flotta delle Ong sono avvenuti in tratti di mare di competenza libica, maltese o tunisina. Eppure tutti i migranti finiscono per sbarcare a casa nostra…

Il coordinamento parallelo delle Ong

«I soccorsi avvengono nelle acque Sar di altri Paesi», ha infatti sottolineato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, «e nessun loro intervento è stato coordinato dalla nostra Capitaneria di porto». Per di più i talebani dell’accoglienza hanno creato un sistema in rete, che si autodefinisce Centro di coordinamento del soccorso marittimo civile, nome simile e funzioni parallele agli Mrcc, i centri statali di soccorso europei come quello della Guardia costiera a Roma. «Si coordinano fra navi, aerei e Alarm phone che riceve le telefonate dai migranti sui barconi» spiega la fonte di Panorama.

Fermi e sanzioni a navi e aerei

Non a caso per la prima volta a Lampedusa è stata disposto il fermo di un aereo di Sea Watch. E con la missione d’esordio di Mediterranea, la nuova nave di Luca Casarini e soci, sono state subito scintille. Fermo amministrativo di due mesi e ammenda di 10 mila euro. L’imbarcazione è la vecchia Sea Eye 4 dell’omonima organizzazione non governativa tedesca. Beppe Caccia, che ne è capomissione, rivela che Mediterranea saving humans ha speso per «comprare, allestire, equipaggiare la nave poco più di un milione di euro, soldi che arrivano dalle donazioni». Luca Casarini, che viene dal mondo no global estremista, parla «di dono dal cielo». Mediterranea è stata finanziata con oboli che arrivavano da parrocchie e vescovi pari a 494.736 euro.

Processi e bilanci di Mediterranea

Il 21 ottobre Casarini, Caccia e altri cinque imputati dovranno affrontare il processo a Ragusa per l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con l’aggravante del profitto risalente ad un trasbordo di migranti con la vecchia Mare Jonio oramai in disarmo.
Nell’ultimo bilancio disponibile dell’“associazione di promozione sociale” Mediterrana del 2023 oneri e costi ammontano a 1.473.056, compresi i quasi centomila euro per i dipendenti. Il grosso delle donazioni, catalogate come “erogazioni liberali”, senza specificare chi ha aperto il portafoglio, sono di 842.225 euro. I contributi di “soggetti privati” arrivano a 302.035 euro quelli da enti pubblici sono appena 2.090.

La prima missione della nuova ammiraglia

L’ammiraglia lunga 54 metri per 12 di larghezza e una stazza lorda di 1.050 tonnellate, è stata rimessa a posto nel cantiere di Burriana in Spagna. Alle 3.20 di notte del 21 agosto Mediterranea, alla prima missione, soccorre dieci migranti, molto giovani, buttati in mare da un gommone militare, ma con i giubbotti salvagente addosso come se i libici attendessero l’arrivo di una nave delle Ong. «I trafficanti non hanno bisogno di mettersi in contatto», spiega la fonte di Panorama. «Mediterranea e tutte le altre navi hanno il sistema di identificazione Ais, che individua la posizione e può venire facilmente tracciato con una banale app sul telefonino».

Lo sbarco a Trapani e le proteste

Il Viminale, tramite la Guardia costiera, assegna a Mediterranea il porto di sbarco di Genova. Caccia comincia a protestare, inventandosi onde alte tre metri, e alla fine la nuova nave di Casarini e soci non rispetta le norme sbarcando i migranti a Trapani il 23 agosto, dove viene fermata e multata. Pur di aggirare la legge «si stanno attrezzando con tutti gli stratagemmi possibili: impiego di unità più piccole, ipotetiche carenze di cibo, acqua, carburante non sufficiente per raggiungere i porti distanti… Oltre alle istanze ai tribunali per far scendere subito i minori non accompagnati e approfittare della sosta per sbarcare tutti», spiega chi affronta ogni giorno questi espedienti.

Il sostegno politico e la rete pro Ong

Dopo il fermo della nave, Casarini ha pure voglia di lanciare dalla pagina Facebook di Mediterranea un video che augura «Buon Vento Global Sumud Flotilla!», l’armata pro Pal sul mare diretta verso Gaza. Immancabile il sostegno di una delegazione del Pd, guidata dalla deputata Giovanna Iacono, salita a bordo della nave che ha violato la legge «per portare la vicinanza del Partito democratico all’equipaggio di Mediterranea e per ribadire con forza che il salvataggio di vite umane non può mai essere criminalizzato».

Le rotte dei trafficanti e i dati del Viminale

I dati in possesso di Panorama sugli interventi della flotta delle Ong da gennaio dimostrano che si piazzano davanti alla Tripolitania: per 85 volte hanno intercettato i migranti nelle acque Sar di Tripoli. Altre 34 in quelle maltesi e 23 nelle zone sovrapposte con la Tunisia. I trafficanti fanno partire i migranti sempre dagli stessi hub: Zuwarah, Zawiya e soprattutto Sabrata, oltre a poche partenze a Est di Tripoli fino a Garabulli. Piantedosi replica agli attacchi dell’opposizione chiedendo «come mai non spiegano il motivo per cui le unità navali delle Ong non seguono le rotte più pericolose per i migranti, in modo da essere avvantaggiate in caso di intervento di soccorso, ma stazionano soprattutto di fronte alla costa libica di Sabrata, considerata quella peggiore, gestita dalle bande di trafficanti più spietate?».

Navi e aerei della flotta Ong

Sulla mappa del Mediterraneo del Centro di soccorso parallelo delle Ong ci sono 22 navi, ma una decina risultano in disarmo o appaiono ad intermittenza. Le piccole sono barche di diporto, a vela, non adatte ai soccorsi come Trotamar III, appena fermata a Lampedusa, Astral, Nadir, Nihayet Garganey VI.

Le ammiraglie sono Ocean Viking di SOS Méditerranée, bandiera norvegese, Life support di Emergency, registrata a Panama, e le navi con vessillo della Germania come Sea Watch 5, dell’omonima Ong dei talebani dell’accoglienza tedeschi, Humanity 1 di SOS Humanity, Solidaire, che è anche il nome dell’Organizzazione non governativa armatrice, e Mediterranea. L’aspetto incredibile è che pure lo sviluppo del software, che coordina attraverso il Centro di soccorso parallelo la flotta delle Ong, gli aerei e Alarm phone, «è stato finanziato dal ministero tedesco dell’Istruzione e della Ricerca». L’obiettivo dichiarato non lascia dubbi: «L’MRCC civile si propone di contribuire alla creazione di una rete di solidarietà a sostegno delle persone in movimento», che non vengono chiamate più migranti.

La flotta aerea delle Ong

Anche la flotta aerea delle Ong si è potenziata con quattro apparecchi: Seabird 1, 2 e 3 gestiti da Sea Watch a rotazione e Colibrì 2 dei Pilotes Volontaires francesi. Decollano da Lampedusa, ma il decreto Flussi dello scorso ottobre, poi convertito in legge, ha allargato il sistema dal mare al cielo. I piloti sono obbligati a segnalare immediatamente la presenza dei barconi al Centro di soccorso della Guardia costiera e seguire gli ordini di coordinamento che ricevono da Roma.

L’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, ha dovuto ricevere 50 segnalazioni di violazioni prima di agire e bloccare a terra, il 7 agosto, per la prima volta, Seabird 1 per 20 giorni. I talebani dell’accoglienza rispondono così: «Possiamo considerare questo decreto legge, che prende di mira le operazioni aviotrasportate come una sorta di vittoria: stanno cercando disperatamente di sbarazzarsi di noi».

Autore
Panorama

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