Omicidio Vassallo, il figlio Antonio: “Al processo sempre presente, certo che gli imputati siano coinvolti nel delitto”

  • Postato il 16 settembre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Andrò a tutte le udienze e voglio guardare negli occhi gli imputati, sono sicuro che sono coinvolti nell’omicidio di mio padre”. Parole di Antonio Vassallo, il figlio di Angelo Vassallo, il sindaco Pd di Pollica ucciso il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola mentre rincasava in auto. Un delitto tuttora irrisolto.

Oggi inizia l’udienza preliminare del processo, e gli imputati a cui allude Antonio sono il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e il collaborante Romolo Ridosso. Secondo la Dda di Salerno, Vassallo fu ammazzato perché stava per denunciare il traffico di droga che esponenti del clan Cesarano, e imprenditori del giro, avevano avviato sul porto di Acciaroli con il concorso di Cagnazzo e del suo braccio destro Cioffi. Gli indagati sono stati scarcerati ad aprile su decisione del Riesame. I giudici non hanno ritenuto più sussistenti le esigenze cautelari (Cioffi è rimasto in carcere per un’altra condanna).

Qual è il suo ultimo ricordo di suo padre?
È un ricordo ed un rimpianto: quella domenica mi invitò ad uscire a pesca, io non accettai, ero impegnato al ristorante di famiglia, il Rosso e il Mare. Papà poi tornò e mi fece vedere la cernia che aveva pescato, “se c’eri anche tu l’avremmo presa insieme…”.

Suo padre per tutti era “il sindaco pescatore”.
Papà quell’estate finalmente era tornato alla sua passione, al mare che lo faceva stare bene. Usciva con la barca più spesso, e spesso mi invitava. Siamo riusciti a condividere momenti che negli anni precedenti non riuscivamo a condividere con quella intensità.

Perché dopo 15 anni non c’è ancora un colpevole?
Perché tra gli imputati c’è una persona che ha fatto un lavoro straordinario per depistare le indagini verso piste inverosimili. Lo sapeva fare quel lavoro, eccome, perché era un carabiniere…

Si riferisce al colonnello Cagnazzo. Che è ancora un carabiniere.
Purtroppo. Un purtroppo maiuscolo.

Era un amico di famiglia.
Io fortunatamente non ci ho avuto a che fare. Era amico di mia sorella, frequentava il suo gruppo. Ed era amico di tante altre persone di Acciaroli che fino alle accuse di Luca Cillo (agente immobiliare che fu molto vicino a Vassallo nelle ultime settimane di vita, fu il primo a parlare del coinvolgimento del colonnello Cagnazzo, ndr) non avrebbero mai immaginato un suo coinvolgimento nell’omicidio.

Quanto ha letto delle 80.000 pagine del fascicolo?
Ho letto un paio di grosse informative, non sono riuscito a leggere tutto, molte carte si ripetono. Mi pare pacifico che Cagnazzo abbia inquinato le indagini.

Il depistaggio è una cosa, l’omicidio un’altra. Secondo lei in questo processo ci sono gli assassini di suo padre oppure no?
Il filone è assolutamente questo. Bisogna solo capire chi ha sparato. E chiarire alcuni misteri.

Quali?
Cagnazzo si allontanò dalla cena al ristorante sul porto da zio Claudio, (mentre veniva ucciso Angelo Vassallo, ndr), dove è andato? C’è un buco di 23 minuti che lui non spiega, dice che era andato a vedere la moglie e la figlia che cenavano ad un altro ristorante, ma loro non c’erano, erano rientrate dalla vacanza, un’altra menzogna. Come ho scritto sui social nell’anniversario dell’omicidio, tutti ad Acciaroli ricordano ogni dettaglio di cosa gli successe la notte in cui uccisero Angelo Vassallo, e chi mente ha qualcosa da nascondere.

Si costituirà parte civile al processo?
Sì, io e tutti i miei familiari. Il mio avvocato è Dario Barbirotti.

Andrà ad assistere alle udienze?
Non mancherò mai. E spero che vengano gli imputati per iniziare a vedere queste persone in faccia.

Forse qualcuno di loro cenò al vostro ristorante.
Potrebbe essere. Cipriano sicuramente è stato a cena da noi, gestiva il cinema che si trovava affianco al nostro locale. Tanti personaggi hanno cenato da noi. Ma non è questo che mi da’ fastidio. Mi da’ fastidio vedere certe persone a piede libero, mi fa male di più chi continua a dire bugie sull’omicidio.

Dopo l’omicidio di suo padre, lei è stato assessore a Pollica e coordinatore regionale Anci. Perché con la politica ha smesso quasi subito? In Italia, poi, dove essere ‘figli di’ apre molte porte, e il cognome Vassallo è un brand di buona politica.
Le racconto un aneddoto. Per un periodo ho lavorato al Comune come ormeggiatore. Tra i miei compiti, quello di prelevare e buttare la spazzatura, usavo un vecchio ‘tre ruote’. Quando chiedevo a papà ‘scusa ma perché proprio io devo buttare la spazzatura’, lui mi rispondeva ‘proprio perché sei il figlio del sindaco, nessuno deve pensare a favoritismi’. Erano questi i suoi valori, la sua storia.

Torno alla domanda del perché ha smesso quasi subito, mentre figli di padri dal passato meno specchiato del suo hanno fatto carriera.
Il cognome mi ha solo penalizzato, papà la pensava diversamente, dovevo guadagnarmi la pagnotta da solo. Sì, sono stato assessore, mi diedero molte deleghe e altri assessori andarono dal sindaco Stefano Pisani (l’ex vice di Angelo Vassallo, ndr) a lamentarsi e gli dissero ‘o lo butti fuori dalla giunta o ti sfiduciamo’.

Pisani che fece?
Stefano è un bravo ragazzo, ma non è stato mai molto coraggioso. Gli parlai e decisi di fare io un passo indietro, in giunta e nell’Anci. Sa chi fu uno degli assessori a chiedere la mia uscita dalla giunta? Domenico Palladino.

Indagato per il traffico di stupefacenti che secondo la Dda costituisce il movente dell’omicidio di papà (non è imputato di questo delitto, ndr).
Lui. Dietro la mia estromissione c’era un disegno, ora è tutto chiaro. Fu una fortuna, mi allontanai da Palladino prima che le indagini rivelassero tutto.

Possibile che nessun partito le abbia proposto qualcosa?
Ho avuto un rigurgito, non ho più voluto fare niente, e comunque se un partito doveva avvicinarsi quello doveva essere il Pd.

Nemmeno il Pd l’ha cercata?
Il Pd in Campania è De Luca e le persone a lui vicine. E’ il sistema De Luca che non prende in considerazione altri nomi e altre alternative, sono sempre gli stessi, sarà così anche alle regionali.

Suo zio Dario Vassallo infatti si è candidato alle politiche con il M5s, che ha avuto più attenzione del Pd rispetto al ‘caso Vassallo’.
Ci sta. Quanto a me, aspetto che il processo faccia chiarezza, poi deciderò. Ho solo 41 anni, se ne potrà parlare più avanti.

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