Omicidio Nada Cella, Soracco si difende in aula: “Fui accusato per 14 mesi di omicidio, avrei avuto tutto l’interesse a una soluzione veloce della vicenda”

  • Postato il 26 giugno 2025
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marco soracco

Genova. Non ha ancora deciso se si sottoporrà o meno a interrogatorio, ma oggi Marco Soracco, imputato di favoreggiamento nell’omicidio di Nada Cella si è difeso punto per punto controbattendo ai testimoni che nel processo hanno rilasciato dichiarazioni che accusano lui e la sua famiglia. “Si è parlato della mia famiglia come di una ‘cupola’, quasi fossi  il figlio di Totò Riina quando sono figlio di un’insegnante e di un impiegato del Comune che non faceva più politica dagli anni Settanta”. Soracco ha negato in aula anche qualsiasi rapporto con la Curia di Chiavari. Ha negato ipotetici affari loschi nel suo studio, come raccontato dallo zio di Nada a cui lo avrebbe riferito la nipote un mese prima di essere uccisa: “Hanno fatto molti controlli nel mio studio e nelle nuove indagini hanno sentito molti miei clienti dell’epoca e non hanno trovato assolutamente nulla”.

Soracco ha parlato anche del fermacarte, che secondo l’accusa potrebbe essere stata la prima delle due armi utilizzate per colpire Nada. “Vorrei far presente che questo fermacarte di onice, che era un cilindretto di circa 6 cm di diametro faceva parte di un set con portapenne e posacenere. Io non ho mai usato un fermarcate sulla scrivania e per questo è rimasto come nuovo in un armadio. Fra l’altro il fermacarte ha un feltro nella parte inferiore e se fosse stato utilizzato sarebbero rimaste tracce”.

Per quanto riguarda i contatti con la criminologa Antonella Delfino Pesce, colei che ha fatto ripartire le indagini, “a parte il fatto che si è presentata dicendo che doveva fare una ricerca per l’università, io poi ci sono passato sopra anche perché sapevo che voleva approfondire alcune cose, l’ho aiutata e accompagnata a parlare con persone che potevano avere informazioni e l’avevano respinta. Se avessi avuto paura che scoperchiasse qualcosa avrei cercato di frenarla. Invece ho sempre collaborato su tutto quello che ha fatto fino al 2021”. E la reazione che ebbe al nome di Cecere? “Era dovuta al fatto che dal 1996 non ne ho mai saputo piu nulla. Anzi all’epoca il dottor Gebbia o la polizia non mi chiesero mai nulla di lei. Fui io sulla base di quello che lessi sui giornali a chiedere di questa donna ma il dottor Zazzaro mi disse che c’erano state delle segnalazioni che non avevano portato a niente”

Per questo, si difende ancora Soracco, “quando consegnai la registrazione di mia madre al telefono con l’anonima dissi che secondo me il contenuto di quella telefonata non aveva nessuna rilevanza proprio sulla base di quello che mi aveva detto Zazzaro”.

Anche rispetto alle dichiarazioni dell’ispettore Mino Paoletti, che ha condotto le nuove indagini che hanno portato al processo in corso, secondo il quale Soracco al nome di Cecere cambiò atteggiamento e cominciò ad agitarsi e a balbettare, il commercialista replica e accusa: “Sono stato chiamato in questura due volte, a fine maggio 2021 e a inizio giugno. Dovevo essere sentito come persna informata sui fatti ma già nel primo interrogatorio dopo un’ora e due, quando è stato introdotto l’argomento Cecere il tono si è molto alzato perché il dirigente della mobile Stefano Signoretti sosteneva che io avessi avuto una relazione con la Cecere e fossi restio a parlarne perché nuoceva alla mia reputazione visto che era una ragazza madre. Ricordo che a un certo punto mi disse che ero un moralista di merda”. Soracco ha sottolineato come non essendo sposato né fidanzato non avrebbe avuto alcun problema a parlare di una sua relazione con Annalucia Cecere se fosse stata vera e ha aggiunto: “Mi sono tenuto un avviso di garanzia per omicidio volontario per 14 mesi e avrei avuto tutto l’interesse ad arrivare a una soluzione della vicenda”.

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Genova24

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