Omicidio Nada Cella, l’avvocata di Cecere smentì il suo alibi: “Ha avuto la sventura di passare da quelle parti”
- Postato il 22 novembre 2024
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- Di Genova24
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Genova. Sono tantissimi gli elementi indiziari che hanno convinto la Corte d’appello di Genova a rinviare a giudizio Annalucia Cecere per il delitto di Nada Cella.
Circa la presenza di una donna che corrispondeva alla descrizione di Cecere a poca distanza dal luogo del delitto vale a dire dallo studio del commercialista Marco Soracco, subito dopo l’omicidio, ci sono molte testimonianze, tra quelle dell’epoca come la mendicante Giuseppina Radatti e il figlio, della ‘portinaia’ Liliana Lavagno e quelle riferite dai parenti di altre testimoni oggi decedute.
C’è la nota telefonata della ‘Signorina’, una donna rimasta sempre anonima a Marisa Bacchioni e consegnata in ritardo agli investigatori da Marco Soracco un cui l’anonima diceva di aver visto Cecere “in cima a via Marsala… era sporca di sangue… ha messo tutto nel motorino” (qui l’audio della telefonata). La stessa donna, che gli inquirenti hanno provato senza esito in questi anni, aveva una settimana dopo il delitto telefonato all’avvocato Cella, che credeva parente di Nada, per riferire lo stesso episodio.
Ma c’è anche una testimonianza indiretta, molto particolare, di cui si è parlato poco di quella che era all’epoca l’avvocata di Cecere.
Il 31 maggio l’avvocata Margherita Pantano aveva rilasciato un’intervista al quotidiano Il Giornale visto che la sua cliente – il cui nome non comparve mai sui giornali – era stata indagata per soli quattro giorni dalla Procura di Chiavari e proprio quel giorno era stata archiviata con tanto di – inusuale – conferenza stampa.
L’avvocata in quell’intervista affermava: “La mia cliente ha avuto la sventura di passare da quelle parti il lunedì in cui Nada Cella è stata massacrata – aveva detto – e di abitare in una via vicina. Qualcuno l’ha vista ed è andato a riferirlo agli investigatori.”
Di fatto è lo stesso legale – sostengono la pm Gabriella Dotto e l’avvocata di parte civile Sabrina Franzone che ha sottolineato anche questo indizio nella memoria depositata alla Corte d’appello – che conferma la presenza della Cecere (oggi difesa dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini) in prossimità del luogo dell’omicidio proprio la mattina del delitto e ad escludere l’esistenza di qualsivoglia alibi.
Fra l’altro Cecere all’epoca dei fatti aveva detto che era al lavoro, visto che faceva le pulizie a casa di un dentista ma il suo datore di lavoro non venne mai sentito all’epoca dei fatti e di recente, risentito dagli investigatori ha detto di non ricordare se quel giorno Cecere andò o meno al lavoro ma ha chiarito che la donna aveva orari flessibili e faceva le pulizie in sua assenza, per questo aveva le chiavi di casa.
Tra gli indizi messi in fila nella memoria di parte civile ce ne è poi un altro relativo al periodo delle nuove indagini e alle preoccupazioni di Cecere di essere indagata per il delitto.
Cecere aveva ricontattato i suoi due ex fidanzati dicendo a Rocco Amato che doveva ricordarsi che “la madre “le aveva insegnato a cucire e a rimuovere i bottoni dai capi di abbigliamento prima di gettarli” (questo per giustificare la presenza dei bottoni a casa sua) e ad Adelmo Roda aveva detto che doveva riferire agli inquirenti che la loro relazione si era interrotta in dopo la morte di Nada, quando, al contrario era stata interrotta già nell’estate del 1995 (questo per sviare gli indizi circa il suo interessamento verso Soracco).
Ma Cecere in quel periodo aveva chiamato anche i suoi fratelli, in particolare la sorella Loredana. L’aveva avvisata che certamente sarebbero stati cercati dagli inquirenti, raccomandandosi di non rispondere alle domande e di non accettare le convocazioni e di non avere contatti telefonici con lei e che sulla sua utenza avrebbero “potuto parlare solo di stupidaggini, ma mai del caso in cui è coinvolta” dicendosi certa di essere intercettata.
Il processo, a carico di Cecere per omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, e a carico di Marco Soracco e della madre per favoreggiamento e false dichiarazioni ai pm, comincerà in Corte d’assise il 6 febbraio.