Omicidio Chiara Poggi, diciotto anni dopo un nuovo indagato

  • Postato il 12 marzo 2025
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Omicidio Chiara Poggi, diciotto anni dopo un nuovo indagato

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Trovato Dna sulle unghie di Chiara Poggi, sarebbe di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e il caso dell’omicidio di Garlasco si riapre con un nuovo indagato


GARLASCO (PAVIA)- A 18 anni dal delitto di Garlasco, dopo processi, assoluzioni e condanne, si torna di colpo alla mattina del 13 agosto del 2017. Chi ha ucciso Chiara Poggi? Dopo un tempo così lungo, quando la cronaca è quasi storia, si ricomincia da capo, da quella domanda che allunga un’ombra inquietante su anni e anni di indagini e sentenze. Il caso della ragazza di 26 anni assassinata nel paesino in provincia di Pavia, uno dei più controversi degli ultimi decenni, è forse tutto da riscrivere. Ci potrebbe essere un colpevole in libertà e un innocente che sta scontando la pena in carcere. Quel pasticciaccio di Garlasco, è il caso di dire.

IL DNA SOTTO LE UNGHIE DI CHIARA POGGI: UNA TRACCIA DECISIVA PER LA SVOLTA DELL’OMICIDIO CON UN NUOVO INDAGATO

Il colpo di scena arriva dall’indagine aperta dalla Procura di Pavia con i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. L’assassino, è l’ipotesi degli inquirenti, avrebbe lasciato una traccia sui bordi delle unghie di Chiara Poggi. Ma quella traccia non appartiene al fidanzato della ragazza, Alberto Stasi, «il ragazzo dagli occhi di ghiaccio». Come l’avevano descritto i giornali di allora, condanno in via definitiva nel 2015 a 16 anni e in carcere a Bollate da 10. Sarebbe di Andrea Sempio che all’epoca del delitto aveva 19 anni ed era amico di Marco, il fratello della vittima. Il ragazzo, oggi 37enne, conosceva Chiara, frequentava la villetta di via Pascoli. Nei giorni precedenti al delitto ha avuto contatti telefonici con la studentessa nonostante il suo amico non fosse a Garlasco ma in montagna.

ANDREA SEMPIO INDAGATO PER CONCORSO IN OMICIDIO

Tra il 2016 e il 2017 Sempio era già stato al centro di indagini sollecitate dai legali di Stasi sul Dna ritrovato sotto le unghie della vittima. Accuse archiviate dalla procura di Pavia. Ora è indagato dalla stessa Procura per concorso in omicidio con Stasi, l’unico condannato, o persona rimasta ignota. E oggi dovrà presentarsi nella sede della scientifica dei carabinieri di Milano per essere sottoposto all’esame della saliva e al tampone su ordine del giudice per le indagini preliminari di Pavia, competente per l’omicidio di Garlasco. 

La decisione arriva dopo che la scorsa settimana l’indagato ha ricevuto l’informazione di garanzia con cui è stato invitato a sottoporsi ai prelievi per compararli con quelli, trovati sotto le unghie della vittima, e non aveva dato l’assenso per l’esame del Dna.

LA DIFESA DI STASI E LA RIAPERTURA DEL CASO

Si torna dunque ad analizzare quelle stesse tracce del cromosoma Y maschile, individuate sui frammenti di due unghie di Chiara. In occasione del processo d’appello bis, gli esami svolti dal genetista Francesco De Stefano dissero che non era possibile stabilire con certezza a chi apparteneva il profilo. E non andò diversamente nel 2016, quando la difesa di Stasi cercò di riaprire il caso e un consulente di parte, Pasquale Linarello, sostenne che il Dna trovato, per quanto incompleto, bastasse ad escludere la presenza di materiale biologico di Stasi e a indicare invece tracce di quello di Andrea Sempio, ora dipendente in un negozio di telefoni.

LA POSIZIONE DEL NUOVO INDAGATO PER L’OMICIDIO DI CHIARA POGGI ERA STATA ARCHIVIATA ANNI FA

Per i pm che indagarono sul ragazzo, all’epoca dei fatti 19enne, quello di puntare il dito contro Sempio  non fu altro che «Un maldestro tentativo di trovare un colpevole alternativo ad Alberto».  Ma il legale di Stasi, l’avvocato Giada Bocellari, a distanza di diciotto anni dal delitto ha affidato a un laboratorio di genetica di fama internazionale il compito di analizzare nuovamente quei reperti biologici. L’esito positivo di questi nuovi esami avrebbe trovato riscontro anche in una consulenza disposta nei mesi scorsi della Procura di Pavia che torna ad indagare su quel campione che, come è risultato, sarebbe perfettamente utilizzabile e porterebbe ad Andrea Sempio. La richiesta di riaprire le indagini, inizialmente bocciata dal gip del Tribunale di Pavia, è stata poi accolta dalla Cassazione dopo il ricorso dei pm.

L’OMICIDIO DI CHIARA POGGI NEL 2007

Si torna lì, dopo 18 anni, a quel caldissimo 13 agosto del 2007. Alla villetta bianca, a due piani, di via Giovanni Pascoli 8, dove Chiara Poggi si trova da sola perché la famiglia è in vacanza.  Sono le 13,50 e 24 secondi quando il fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, 24 anni, chiama la centrale del 118. Dice che forse hanno ucciso una persona, o . Chiara ha il cranio fracassato, , un misterioso oggetto mai trovato. Il volto sfregiato, sembrano colpi di pugnale, è stata ferita da colpi di forbici da sarto, stabiliranno i medici legali. Probabilmente è stato usato un martello da carpentiere, dirà poi una perizia nel processo di appello.

I primi sospetti cadono su Alberto Stasi, «il biondino dagli occhi di ghiaccio», lo bollano i giornali a sottolineare il suo carattere riservato e la sua scarsa empatia. Lo studente della Bocconi finisce nel mirino degli investigatori. L’assassino, sostengono, conosceva la vittima perché Chiara gli ha aperto la porta. Sui vestiti di Stasi non ci sono tracce di sangue e nemmeno sulle sue scarpe Lacoste. Lui racconta che quella mattina stava lavorando alla tesi di laurea, a casa dei suoi genitori. Aveva telefonato a Chiara più volte, non ottenendo risposta va a vedere  se tutto fosse a posto. Scavalca la recinsione, perché il campanello suona a vuoto, entra dalla porta lasciata aperta e si trova il corpo  a terra, in fondo alle scale.

LE INDAGINI E I DUBBI DEGLI INVESTIGATORI

Gli investigatori non gli credono, dall’esame del pc risulta che per un intervallo di tempo non è stato connesso. Un tempo sufficiente per andare nella villetta, massacrare Chiara e tornare e casa. Così il 24 settembre Stasi viene arrestato. Quattro giorni dopo lo rilasciano, per insufficienza di prove, ma la Procura insiste nella tesi della colpevolezza e ottiene il rinvio a giudizio di Stasi. L’imputato sceglie il rito abbreviato. 

Il giudice Stefano Vitelli il 17 dicembre 2009 lo assolve. Ci sono incongruenze sull’orario della morte e soprattutto Stasi quella mattina, nell’ora del delitto, stava lavorando alla tesi di laurea e non si è fermato. La procura ricorre appello e il caso passa a Milano. Nuove perizie stabiliscono che Chiara sarebbe stata uccisa prima di quanto avevano stabilito i giudici di primo grado, poco dopo le 9 di mattina. Ma la decisione dei giudici conferma il primo verdetto: il 6 dicembre 2011 Stasi viene assolto per non aver commesso il fatto. La procura ricorre in Cassazione. Il 13 aprile 2013 la suprema corte a sorpresa annulla la sentenza e rinvia ad un nuovo giudizio d’appello a Milano.

Vengono ordinati nuovi esami biologici sui campioni di Dna trovati intorno alle unghie di Chiara e su un capello che la ragazza stringeva in mano. Il 17 dicembre del 2014 si conclude il nuovo processo d’appello con una condanna: 24 anni poi ridotti a 16 grazie allo sconto di pena previsto per il rito abbreviato. L’accusa è di omicidio volontario ma cadono le aggravanti della crudeltà e della premeditazione. Non c’è un movente preciso. Si parla di «un momento di rabbia».

IL PROCESSO STASI PER L’OMICIDIO DI CHIARA POGGI: ASSOLUZIONI, CONDANNE, RICORSI E IL NUOVO INDAGATO

I suoi legali contestano la condanna e ricorrono in Cassazione per ottenere l’assoluzione o il rinvio a un nuovo processo d’appello ter. È lo stesso procuratore della Cassazione Oscar Cedrangolo a chiedere a sorpresa ai giudici di annullare la sentenza «con preferenza per il rinvio». Invece il 12 dicembre del 2015, la Quinta sezione della Cassazione conferma la sentenza di appello bis. Stasi viene condannato in via definitiva a 16 anni. Ora il tribunale di sorveglianza di Milano gli ha concesso di lavorare come contabile per un’azienda, esce ogni giorno dal carcere di Bollate e vi rientra la sera. E nel 2018 ha raggiunto in sede civile una transazione di 700mila euro. 

IL NUOVO INDAGATO PER L’OMICIDIO DI CHIARA POGGI, LA FAMIGLIA DELLA RAGAZZA

I familiari di Chiara Poggi, in tutti questi anni, hanno sempre confermato la loro fiducia nella magistratura sottolineandone la correttezza. E quando nel 2016, i legali di Stasi hanno indicato la pista alternativa sollecitando le analisi sul Dna, i Poggi hanno difeso Andrea Sempio, accusando chi voleva riaprire le indagini di «speculare sul loro dolore».  Sempio, allora, aveva fornito un alibi solidissimo agli investigatori : un biglietto del parcheggio di Vigevano dove quella mattina il giovane si era recato per andare in una libreria e che i genitori avevano conservato per tutto questo tempo.

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