Omicidio carabiniere Legrottaglie: Giannattasio scena muta davanti al Gip

  • Postato il 23 giugno 2025
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Omicidio carabiniere Legrottaglie: Giannattasio scena muta davanti al Gip

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Camillo Giannattasio si avvale della facoltà di non rispondere davanti al Gip, è Indagato per concorso nell’omicidio carabiniere Carlo Legrottaglie.


BRINDISI – Si è avvalso della facoltà di non rispondere Camillo Giannattasio, 57 anni, di San Giorgio Ionico, comparso nelle scorse ore davanti al GIP del Tribunale di Brindisi, Simone Orazio, per l’interrogatorio di garanzia. L’uomo, arrestato il 12 giugno dalla polizia di Grottaglie, è accusato di concorso nell’omicidio del brigadiere dei carabinieri Carlo Legrottaglie, tragicamente ucciso a Francavilla Fontana durante un inseguimento.

IL RUOLO DI GIANNATTASIO NELL’OMICIDIO DEL CARABINIERE LEGROTTAGLIE

Secondo l’ordinanza di custodia cautelare, Giannattasio avrebbe avuto un ruolo attivo nell’istigare e rafforzare la condotta violenta del complice, Michele Mastropietro, 59enne di Carosino. Sarebbe stato proprio Mastropietro a esplodere i colpi di pistola semiautomatica che hanno colpito il brigadiere Legrottaglie in una zona vitale, causandone la morte per emorragia massiva. Mastropietro, a sua volta, rimase ucciso in un successivo conflitto a fuoco durante la fuga, un episodio per il quale due agenti sono indagati per omicidio colposo.

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Il giudice evidenzia che i due indagati avevano appena commesso un atto di resistenza a pubblico ufficiale e che le loro azioni erano finalizzate a garantirsi l’impunità per altri gravi reati, tra cui ricettazione, porto illegale di arma comune e clandestina.

La ricostruzione degli eventi si basa in gran parte sul racconto del carabiniere Costanzo Garibaldi, in pattuglia con il brigadiere Legrottaglie. Durante l’inseguimento da parte della gazzella dei Carabinieri, i due fuggitivi avrebbero mostrato gesti di sfida, incluso il dito medio rivolto ai militari dal finestrino, e avrebbero percorso vari tratti stradali contromano prima di schiantarsi contro un palo. Una volta scesi dall’auto, Mastropietro avrebbe aperto il fuoco contro Legrottaglie e, successivamente, contro altri agenti sopraggiunti. Il GIP sottolinea che Giannattasio non si sarebbe limitato a fare da autista al complice armato, ma avrebbe partecipato attivamente alla pianificazione e all’esecuzione dell’azione, dimostrando una chiara volontà criminale.

L’ARSENALE E LA PERICOLOSITÀ SOCIALE

Le perquisizioni effettuate a seguito dell’arresto di Giannattasio hanno portato alla scoperta di un vero e proprio arsenale clandestino, rinvenuto tra la sua abitazione e il negozio di ferramenta di cui è titolare. Tra gli oggetti sequestrati figurano pistole prive di matricola, fucili, munizioni, coltelli e passamontagna. Questo ritrovamento, difeso dall’avvocato Luigi Danucci, è stato giudicato dal giudice come “gravissimo” e indicativo di un’elevata pericolosità sociale, elemento che ha giustificato l’applicazione della custodia cautelare in carcere senza alternative.

Giannattasio è inoltre indagato per il tentato omicidio di due poliziotti e per la detenzione illegale di armi, in concorso con il complice deceduto. Le indagini proseguono per fare piena luce su tutti gli aspetti della vicenda.

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