Olimpiadi Milano Cortina, la conferenza stampa che non c’è: domande negate ai giornalisti

  • Postato il 30 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Microfono ‘media’ uno… microfono nero! Microfono ‘media’ giallo! Sentiamo il volume… più alto… Ok!”. Fervono i lavori di preparazione della conferenza stampa convocata da Fondazione Milano Cortina 2026 all’Auditorium Giovanni Testori, che si trova nel palazzo della Regione Lombardia a Milano. I tecnici verificano che tutto sia pronto perché i giornalisti possano interloquire con le persone che dovrebbero animare la press conference. Si tratta del presidente Giovanni Malagò, dell’amministratore delegato Andrea Varnier, di Diana Bianchedi, capo strategia di Milano Cortina, e di Raffaella Paniè, direttore del brand, identità e look delle Olimpiadi invernali italiane che si mostrano al mondo. Mancano solo 100 giorni all’accensione del braciere olimpico nello stadio di San Siro, fissata per il 6 febbraio del prossimo anno. Dopo tanto parlare di ritardi, costi in impennata vertiginosa, e opere faraoniche, sembrerebbe venuto il momento per far svolgere il ping pong di domande e risposte che regola da sempre il confronto tra un’istituzione e l’opinione pubblica.

Anche perché in questo caso è la Fondazione ad aver convocato l’appuntamento, promettendo di spiegare a che punto è la macchina organizzativa. Si comincia con un filmato elogiativo dei Giochi, tra vette dolomitiche piste imbiancate ed entusiasmo sportivo. Si continua con il governatore lombardo, Attilio Fontana, che fa una gaffe ricordando che mancano 90 giorni, dieci giorni in meno della realtà, prima di lodare il grande lavoro svolto, non solo organizzativo, ma anche infrastrutturale. Non un dato, non un numero. Tutto è perfetto, compiuto, o almeno in via di completamento. Malagò definisce la Lombardia “indispensabile, alleata, complice”, dimenticandosi di citare il Veneto. Varnier ricorda che dopo vent’anni le Olimpiadi ritornano in Europa.

I preliminari sembrerebbero terminati. Invece no. Bianchedi magnifica le eredità olimpiche. L’assessore comunale allo sport di Milano, Martina Riva, celebra le due opere private (Villaggio Olimpico di Porta Romana e Pala Santa Giulia) che resteranno alla città, ma che sono finite anche nell’inchiesta dell’Urbanistica e dei grattacieli. Poi fa irruzione-video da Palazzo Chigi il ministro Matteo Salvini, che conferma come le opere in cantiere siano 98, ammettendo per la prima volta che il costo è di 3,8 miliardi di euro. Conclude polemicamente prendendosela con i “titoloni” dei giornali che avevano annunciato nel 2023 come la pista da bob di Cortina non si sarebbe mai fatta, dimenticandosi che a dirlo al Cio era stato il governo Meloni, di cui egli stesso è vicepremier. Quando sembra venuto il momento dei giornalisti, ecco la sorpresa. Raffaella Paniè la introduce facendo riferimento allo “Spirito Italiano vibrante e dinamico” a cui aggiunge l’aggettivo “contemporaneo”, forse per evitare riferimenti imbarazzanti al passato. Quindi viene scoperto il modello di podio che sarà adottato in tutti i luoghi delle premiazioni, con i colori che rimandano ai riflessi del fuoco, del ghiaccio e della neve.

Entrano in scena la mascotte olimpiche, via con le foto, poi il presidente Fontana afferra il microfono e dichiara chiusa una conferenza stampa che non c’è stata. Se qualcuno aveva domande da porre ai signori del Circo Bianco poteva farlo all’esterno, in quello che gli anglosassoni definiscono il “media walk” o il “media tour”, perché a muoversi sono gli intervistati che incontrano nugoli di microfoni protesi dove ad aver il predominio sono le telecamere spietate come mitragliatrici. Nient’altro che una passerella, un tappeto rosso. Peccato che alcuni dei protagonisti se ne fossero già andati (Malgò) o non si siano presentati. Il fatto è che il “Q&A” time (question and answer, domande e risposte) era previsto. Aveva una durata di 5 minuti su un programma di quasi un’ora. Briciole, eppure non lo hanno fatto. Se lo sono dimenticato. Niente domande, niente risposte.

Il bello è che l’ufficio stampa ha tentato di giustificarsi con una presa in giro, un vezzo che sta prendendo piede nei rapporti tra il potere e la stampa. Meno domande scomode si fanno meglio è, le curiosità giornalistiche possono attendere. Per rispetto dei lettori, ecco due delle domande che non potranno avere una risposta. Per Raffaella Paniè: perché il brand olimpico di Milano Cortina 2026 inneggia allo spirito italiano, una scopiazzatura di parole contenute nel manifesto degli intellettuali del Fascismo risalente al 1925, l’anno delle leggi fascistissime? Per l’amministratore delegato Andrea Varnier: perchè dopo aver sostenuto che il comitato organizzatore non avrebbe utilizzato un euro di soldi pubblici, ha incassato un finanziamento di più di 330 milioni di euro dal governo italiano così da ripianare in anticipo i debiti, la cui vera entità finale è ancora indefinita?

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Il Fatto Quotidiano

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