Olimpiadi a Verona, 20 milioni per rendere l’Arena accessibile ai disabili: ma è già polemica, lavori in ritardo e incompleti

  • Postato il 12 dicembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’Arena di Verona sarà davvero accessibile e fruibile da un più ampio pubblico? Si spenderanno 20 milioni di euro per renderla accessibile a tutti in occasione della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi (22 febbraio 2026) e di apertura delle Paralimpiadi (6 marzo), eppure solo una minima parte degli interventi in programma verrà realizzata, mentre sorgono già le prime polemiche e i dubbi sul fatto che le opere corrispondano alle esigenze di accessibilità non solo per atleti paralimpici, ma anche per i cittadini con disabilità.

Ad accendere la miccia ci ha pensato un’interrogazione presentata al sindaco Damiano Tommasi da Jessica Cugini, del gruppo In Comune per Verona – Sinistra italiana. La consigliera comunale lamenta innanzitutto il mancato coinvolgimento nella fase progettuale delle 35 associazioni riunite nella Consulta che rappresenta le persone con disabilità. Chiede, inoltre, se siano state rispettate le linee guida del Comitato Paralimpico Internazionale e quanto è prescritto dal Piano di eliminazione delle barriere architettoniche (Peba). Il documento mette il dito sulla piaga di un progetto, ambizioso nelle intenzioni, ma incompiuto nella realtà, di cui si sono fatti carico il governo Meloni, Fondazione Milano Cortina 2026 e Simico, il braccio operativo per le infrastrutture olimpiche. Fabio Saldini, commissario straordinario di Simico, ha dichiarato: “Verona diventerà un simbolo di accessibilità universale per merito dei Giochi”. Ma è davvero così?

Ascensore e rifacimenti finiranno nel 2027

Rendere un anfiteatro romano a misura di tutti comporta una spesa di 20 milioni, di cui un milione per riqualificare i servizi igienici e 19 milioni per l’accessibilità. Di questa seconda parte sarà realizzato (non completamente) il percorso che dovrebbe essere senza barriere, dislivelli e ostacoli dalla Stazione di Porta Nuova a Piazza Bra, con una spese di 1,7 milioni di euro. In Arena 524 mila euro saranno spesi per passerelle di accesso e movimento interno. Sono invece rimandati a dopo Olimpiadi e Paralimpiadi i lavori più importanti, che finiranno solo nel luglio 2027: un ascensore, il rifacimento della platea e delle sedute, la sostituzione di parapetti e la creazione di un’area ad elevata accessibilità.

Collegamenti incompleti

L’interrogazione al sindaco nasce dalla preoccupazione delle associazioni, documentate anche da alcuni video. Innanzitutto il collegamento dalla stazione all’Arena sarà incompleto, visto che nell’area ferroviaria insistono per ora solo lavori di pavimentazione di Rfi e non è neppure abbozzato il tratto fino al corso Porta Nuova. Anche Piazza Bra rimane un grande punto interrogativo. “Gli interventi per l’accessibilità si faranno dopo Natale” dicono in Municipio, visto che l’area antistante l’Arena è occupata dai mercatini. Non se ne parla fin dopo l’Epifania e a quel punto ci sarà solo poco più di un mese di tempo per rispettare le scadenze.

“Questo è un percorso ad ostacoli”

I lavori sono in corso lungo Corso Porta Nuova, da una parte e dall’altra della strada alberata e molto larga. Antonino Russo, ex presidente veneto della Federazione Italiana per il superamento dell’handicap (Fish), ci ha accompagnati in carrozzina in un percorso pieno di criticità. “I marciapiedi di progetto Simico vorrebbero essere attrezzati per persone con disabilità sensoriale, motoria o intellettiva, ma vengono collocati in strutture dedicate che sono diverse dai marciapiedi originari, tradendo così i principi di inclusività e non discriminazione a cui si riferisce l’Universal Design”. In questo caso si è costruita una piattaforma che corre tra la sede stradale e una pista ciclabile. Un budello tra i flussi delle auto e delle biciclette, marcato dai loges sulla pavimentazione, per aiutare non vedenti o ipovedenti. La piattaforma rialzata è suddivisa in molte “isole”, 17 sul lato destro, una quindicina su quello sinistro, che iniziano e terminano con un gradino. Si interrompono molto spesso per consentire gli accessi carrabili o gli incroci con strade laterali, mentre la distanza rende problematico raggiungere i negozi che si trovano sui marciapiedi originari, dove non si contano buche e lastre sconnesse. I loges corrono anche di fronte alle soste degli autobus, spesso intasate da utenti del trasporto pubblico. Un ingorgo. È tutto uno scendere e salire, un percorso ad ostacoli.

“Dov’è l’Universal Design?”

L’Universal Design è un progetto-guida per interventi di questo tipo. Riassume Russo: “Si basa su alcuni principi come l’equità nell’utilizzo da parte di tutti o la flessibilità nell’adattarsi alle diverse necessità. Servono anche un uso semplice e intuitivo, una immediata percettibilità, la minimizzazione di rischi e fatica. Qui non c’è”. Concretamente, servirebbero fasce di rispetto da piste ciclabili e auto, non dovrebbero esservi gradini, dovrebbero essere eliminati cordoli, disconnessioni o dislivelli. “L’uso dei loges dev’essere semplice. Se una persona con disabilità deve percorrere tratti più lunghi, ad esempio facendo zig zag, il disegno risulta discriminatorio. Il porfido e l’acciottolato diventano ulteriori criticità”. Conclude Antonino Russo: “Abbiamo letto e ascoltato tante belle parole: un viale più accessibile e sicuro… eliminazione di barriere architettoniche… piena accessibilità anche a chi ha disabilità motorie e sensoriali… percorsi tattili e sensoriali. Stanno spendendo tanti soldi, ma la distanza tra retorica istituzionale e risultato reale emergente dai cantieri, ormai documentabile fotograficamente, è abissale”.

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Il Fatto Quotidiano

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