Olimpiadi 2026, ecco l’impatto ambientale della nuova pista da bob a Cortina | Le prime foto a lavori quasi conclusi
- Postato il 17 settembre 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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CORTINA. Il colpo d’occhio è impressionante. Le fotografie sono state scattate dalla cabinovia La Freccia nel Cielo che collega il centro di Cortina d’Ampezzo al versante della Tofana di Mezzo. La nuova pista da bob in versione light, fortissimamente voluta dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e dal governatore del Veneto Luca Zaia, è arrivata alla fase finale. Tra due settimane comincia la ghiacciatura dell’impianto per consentire le prime gare previste a fine ottobre. L’impatto visivo è fortissimo, le annunciate schermature verdi non ci sono, il tetto della pista è completamente chiaro, un pugno nello stomaco, una dimostrazione di quanto impattante sia l’intervento da 124 milioni di euro per le Olimpiadi Milano Cortina 2026.
Le fotografie sono state scattate durante il congresso delle federazioni di bob che recuperano così una nuova pista, quella che il Comitato Olimpico Internazionale ha già annunciato sarà “l’ultima per il bob, lo slittino e lo skeleton che sarà costruita“. Costi eccessivi, scarsità di praticanti, infatti, mettono questi sport ai margini delle gare delle Olimpiadi invernali. Il commissario governativo Fabio Massimo Saldini ha annunciato che tutto sarà pronto entro un mese. Le mitigazioni ambientali sono però state rinviate a dopo le Olimpiadi mentre si tratta ancora di capire come verrà sistemata l’area che inizialmente prevedeva la costruzione di tribune, poi sostituite da semplici terrapieni dove gli spettatori potranno trovare posto.
Gli ambientalisti si sono sempre opposti alla costruzione della nuova pista, le fotografie a lavoro quasi finito danno ragione alle loro preoccupazioni. Per apprezzarle sarebbe bastato vedere le immagini della pista ormai abbandonata a Cesana Pariol per le Olimpiadi Torino 2006, un serpentone in cemento che ha fatto scempio di una collina. Nel caso di Cortina è stata anche abbattuta una parte del bosco di Ronco, alcune centinaia di larici secolari sono caduti sotto i colpi delle motoseghe. Al loro posto saranno piantati alcune migliaia di alberelli, che impiegheranno decenni per crescere.
Intanto il governatore Zaia rilancia l’idea che il cemento possa salvare la montagna: “L’impressione di un fermento positivo di attività si riceve già dalla visione di una selva di gru e altrettanti cantieri che si incontra raggiungendo le valli che saranno teatro dei Giochi Olimpici e Paralimpici invernali. I dati riportati dalla stampa sul boom dell’edilizia nella zona sono una delle prime conferme, numeri alla mano, della fase di rinascita di cui cominciano ad essere protagoniste le nostre ‘Terre alte‘”.
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