Offerta di Mps su Mediobanca, pro e contro dell'ambiziosa scalata dell'ex Cenerentola alla roccaforte del potere finanziario italiano
- Postato il 24 gennaio 2025
- Di Il Foglio
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Offerta di Mps su Mediobanca, pro e contro dell'ambiziosa scalata dell'ex Cenerentola alla roccaforte del potere finanziario italiano
Non c’è solo Donald Trump a dire e fare cose stupefacenti in questo inizio 2025 perché, su scala ridotta, nella finanza italiana sta succedendo qualcosa di impensabile: Mediobanca, la roccaforte del potere finanziario italiano, l’ex salotto buono creato da Enrico Cuccia, il crocevia di quasi tutte le più grandi operazioni del paese, si trova da stamattina sotto un tentativo di scalata di quella che un tempo era la Cenerentola delle banche: Montepaschi. Quest’ultima ha, infatti, lanciato un’ops, un’offerta pubblica di scambio totalitaria sull’istituto di Piazzetta Cuccia, con un corrispettivo di 13,3 miliardi da pagare interamente in azioni e con un premio di circa il 5 per cento rispetto al valore di chiusura delle azioni di ieri sera. Mps offre 23 azioni per ogni 10 di Mediobanca portate in adesione.
Da preda a predatore: “Un nuovo e moderno campione bancario”, questo è l’obiettivo di Mps, il cui amministratore delegato spiegherà in mattinata i dettagli al mercato di un’iniziativa che punta a scompaginare l’intero assetto finanziario del paese e a dare vita al cosiddetto terzo polo del credito tanto caro al governo Meloni. Disegno che è stato messo in discussione dall’offerta di Unicredit su Banco Bpm che del terzo polo avrebbe dovuto fare parte. Ma trovato l’ostacolo, la scelta è stata non di fermarsi ma di alzare il tiro.
È evidente, infatti, che dietro alla mossa di Mps, che punta a delistare Mediobanca da Piazza Affari, c’è un piano più ampio condiviso dal socio pubblico Palazzo Chigi con i due maggiori soci privati, Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin. Questi ultimi i quali sono anche azionisti di Mediobanca, che a sua volta detiene una partecipazione del 13 per cento nel gruppo Generali, il gioiello della corona. È il controllo della compagnia del Leone, infatti, il vero obiettivo dopo che da anni ormai si sta consumando una lotta per il suo controllo. Un piano molto ambizioso che per adesso sta provocando una pioggia di vendita sul titolo Mps, segno che gli investitori sono scettici sull’operazione, e un deciso rialzo delle azioni di Mediobanca per l’appealing speculativo che sta inaspettatamente assumendo (si scommette già su un rilancio del prezzo). Ma si vedrà perché questa si annuncia come una partita complessa.
Gli analisti sono, infatti, certi che non si faranno attendere le contromosse di Mediobanca, il cui amministratore delegato, Alberto Nagel, è praticamente cresciuto all’interno dell’istituto, e ha grande esperienza di scalate e fusioni-acquisizioni societarie e bancarie avendo seguito in prima persona gran parte di quelle che sono avvenute in Italia. Dall’altro lato, ci sono due imprenditori molto liquidi e ambiziosi come Caltagirone e Delfin-Del Vecchio, che hanno tutte le intenzioni di arrivare alla resa dei conti con Mediobanca-Generali non avendo neanche digerito l’accordo siglato dal Leone con la francese Natixis per creare una piattaforma comune del risparmio gestito. Quello che ci si potrebbe domandare è quale sia esattamente il ruolo dello stato in questo contesto, visto che il Mef è a tutt’oggi il maggior socio di Siena con l’11,7 per cento, dopo aver intrapreso un percorso di privatizzazione seguito a un salvataggio costato svariati miliardi alle casse pubbliche. Oggi Mps è una banca risanata ma ha anche una capitalizzazione di mercato nettamente inferiore a Mediobanca, cosa che farebbe apparire l’ops quantomeno squilibrata se non fosse che, come ha già precisato la nota del Monte, l’operazione potrà beneficiare di un tesoretto delle Dta, tasse differite che le banche versano allo stato, di 2,9 miliardi. La partita, dunque, è aperta.
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