Odio veleno della politica, le Regionali premono, anche la Flotilla serve a farsi conoscere

  • Postato il 25 settembre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Ora, non è più una competizione politica, ma piuttosto una campagna piena di odio che non risparmia nessuno.

Gli avversari sono diventati nemici che imbracciano il fucile, pronti a sparare, non solo a minacciare.

Così è ridotto oggi il nostro Paese: mentre le due guerre in Ucraina e in Medio Oriente continuano a mietere morte e terrore, in Italia le forze contrapposte si azzannano per far prevalere le proprie idee.

Non è più una campagna per trovare maggiori consensi nell’opinione pubblica, ma una vera e propria battaglia che del politically correct non ha più nulla.

Odio giustificato dalle Regionali?

Odio veleno della politica, le Regionali premono, anche la Flotilla serve a farsi conoscere, nella foto La Global Summud Flottila
Odio veleno della politica, le Regionali premono, anche la Flotilla serve a farsi conoscere – BlitzQuotidiano.it (foto ANSA)

La giustificazione è che ci sono le elezioni regionali alle porte e in queste circostanze sono permessi anche i colpi proibiti. Ma qui non si tratta più di persuadere chi va a votare nel modo giusto (qual è?), ma di una vera e propria lotta che la gente stenta a capire e allontana gli elettori.

L’assenteismo dilaga, aumenta ogni volta che si deve andare alle urne, però i politici non lo capiscono o fanno finta di non capirlo per un tornaconto personale.

Durante la notte scorsa, la Flotilla, la nave che si dirige verso Gaza per portare gli aiuti umanitari a quei poveretti che vivono tra le bombe e la fame, viene attaccata da droni che non hanno una identità precisa. Chi è a bordo non ha dubbi: “I padrini sono gli israeliani affiliati a Netanyahu che non vogliono farci arrivare a destinazione”.

Onorevoli in cerca di popolarità

Su quelle barche trovano posto anche quattro parlamentari italiani che sono i primi a lanciare l’allarme. Non sono personaggi molto noti nel panorama politico, ma in queste circostanze la loro popolarità aumenta a vista d’occhio. Appaiono ogni giorno in tv, sono sorridenti, ma appaiono preoccupati di quel che potrebbe avvenire quando entreranno in acque che non potranno essere più considerate internazionali. Chiedono aiuto, prevedono il peggio, così il ministro della difesa Guido Crosetto manda in zona una fregata italiana che costerà a noi contribuenti 250 mila euro al giorno.

Non fraintendiamoci: la solidarietà a quanti hanno voluto partecipare a questa missione è piena, ma non intuivano in partenza che la missione sarebbe stata pericolosa?

Che non si entra in una zona di guerra senza conoscere i guai che si potrebbero incontrare? Certo che lo sanno, però i palestinesi (che questa guerra la subiscono senza averla voluta) hanno estremo bisogno di aiuti alimentari: ecco la ragione per cui si parte a tutti i costi.

È la scintilla che fa scoppiare un incendio di grandi proporzioni. Una bagarre politica che forse non ha precedenti.

Giorgia Meloni, a New York per una riunione al Palazzo di Vetro, parla di “irresponsabilità dei protagonisti che hanno il solo scopo di attaccare Palazzo Chigi”. Colpire il governo e basta perché questa missione sarebbe stata assai più tranquilla se le navi avessero consegnato le vettovaglie a Cipro o in qualsiasi altro porto della zona per poi arrivare a destinazione.

“Irresponsabile sei tu”, replica Elly Schlein impegnata oltre modo in una campagna elettorale che potrebbe rappresentare una svolta: dare una spallata all’esecutivo, a cui ne potrebbero seguire altre con conseguenze immaginabili.

Giuseppe Conte è un fiume in piena: sente che il momento gli è favorevole e in una trasmissione tv attacca a spron battuto il governo dimenticando la correttezza che ogni onorevole o senatore dovrebbe avere in casi del genere. “Giorgia Meloni sta portando il Paese alla rovina. Quando finalmente si metterà da parte perchè gli italiani non ne possono più di sentire falsità, chi la sostituirà troverà un’Italia che peggio di così non potrebbe stare”.

Spera Conte di sedersi quel giorno sulla poltrona che per due governi fu sua? Il leader dei 5Stelle sorride, ma non aggiunge altro come quando gli chiedono se ha telefonato a Beppe Grillo per la condanna del figlio. Poche parole per essere vicino al comprensibile dolore di un padre: “No, non l’ho sentito, perchè in casi del genere è meglio tacere”. Evviva la diplomazia che preferisce buttare la palla in tribuna.

Rimane l’interrogativo di fondo: arriveranno a destinazione questi aiuti? Non sarebbe meglio (per il bene dei palestinesi ormai allo stremo) trovare un accordo, una soluzione che possa salvare capre e cavoli? Certo, sarebbe l’auspicio che tutti desidererebbero, ma non si fanno i conti con coloro i quali con questa missione avranno finalmente la pubblicità voluta.

Se tutto finisse a tarallucci e vino, sarebbe la vittoria del buon senso, ma anche la sconfitta di quanti predicano il principio del “tanto peggio, tanto meglio”.

Non sarà un periodo facile per chi abita nel nostro Paese. I sindacati di base hanno annunciato che saranno organizzati altri scioperi generali all’insegna di uno slogan rubato ai francesi: “Blocchiamo tutto”. Maurizio Landiini è preoccupato per il viaggio della Flotilla, ma anche (e forse soprattutto) perché c’è un sindacato (quello di base) che gli sta rubando spazio impedendogli di raggiungere quel traguardo del dopo Cgil: un posto di rilievo nella politica che conta.
Tutto si può sopportare se rientra nell’ambito del savoir-faire. Lo è quella sfilata che alcuni esponenti del LGBT (sinonimo di lesbiche, gay, bisessuali, trangender) vogliono organizzare sabato in Brianza in occasione di un gay pride? Un defilè in Via Frocis (sic) in risposta ad una Chiesa conservatrice. Commentare sarebbe inutile.

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Autore
Blitz

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