Occhiuto in Consiglio: «Basito per indagine, vedo volontà di chiarire al più presto»
- Postato il 25 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
Occhiuto in Consiglio: «Basito per indagine, vedo volontà di chiarire al più presto»
In Consiglio regionale il presidente Occhiuto ha parlato dell’indagine per corruzione che lo coinvolge su richiesta della minoranza. Toni pacati in aula, l’opposizione: «Non siamo qui per fare processi, noi ci confronteremo sui risultati politici»
Chi si aspettava un processo sommario o un acceso dibattito, ha fallito completamente le previsioni. Nel primo Consiglio regionale dopo il video con cui il presidente Occhiuto ha annunciato, sui suoi canali social, l’esistenza di un’indagine a suo carico per corruzione, i toni in aula si mantengono pacati.
L’informativa del presidente all’aula, sollecitata dall’opposizione, c’è, pur limitata perché «i fatti che mi vengono contestati non sono noti neanche a me», quindi «posso spiegare quello che è successo per il livello di conoscenza che ne ho». L’opposizione dal canto suo si ribadisce garantista e dell’intervento di Occhiuto dice di aver apprezzato l’equilibrio e la pacatezza.
L’INFORMATIVA DEL PRESIDENTE OCCHIUTO SULL’INDAGINE
Il governatore non aveva previsto di partecipare alla seduta. «Avevo anticipato al presidente Mancuso che avevo intenzione di prendere congedo perché era prevista la visita del presidente dell’Albania e avevo una serie di altri impegni. Ho ritenuto però di assicurare la mia presenza in aula a Reggio, vista la richiesta della minoranza, perché, come sapete, non mi sono mai sottratto al confronto in Consiglio» spiega in apertura.
Il governatore ricostruisce poi quanto accaduto negli ultimi venti giorni. «Il 6 giugno ricevo una telefonata dal comandante provinciale della Guardia di Finanza che mi dice che deve notificarmi un atto. Gli do appuntamento alle 9 e 30 in ufficio e mi notifica due paginette che costituivano la richiesta di proroga delle indagini. Scopro in quell’occasione l’esistenza di una indagine che andava avanti da un anno – riferisce – ma non avevo elementi per capire quali fossero i fatti contestati. Sono arrivato a 56 anni senza aver mai ricevuto una comunicazione giudiziaria: potete quindi immaginare con quale stato d’animo ho accolto quell’atto.
Sono rimasto un po’ basito, per questo nel video ho detto che non potevo essere sereno. Come può essere sereno chi riceve a 56 anni, per la prima volta, un atto riferito a reati che nemmeno lontanamente ritiene di poter aver compiuto?
Cerco di capire quindi di cosa si tratta, non ci riesco (il presidente ha chiesto di acquisire gli atti alla Procura, ricevendo un diniego perché le indagini sono ancora in corso, ndr)».
Dalla notifica dell’avviso di proroga delle indagini passano poi cinque giorni (e in mezzo una telefonata del Domani) prima del video social con cui il presidente annuncia l’indagine. «Ho evitato di darne subito notizia. Come tutti, oltre a dimensione pubblica, ho anche una dimensione privata. In quei giorni mio figlio aveva gli esami di Stato. E mia figlia doveva fare un esame, diritto penale 2 peraltro, ha preso 30… – racconta – Dopo qualche giorno decido di dare la notizia e di rappresentare quello che era il mio stato d’animo in quel momento. E chiedo di essere sentito il prima possibile dai magistrati. Chi ritiene di non aver nulla da temere, perché si è comportato sempre con la massima trasparenza, vuole che la verità emerga il prima possibile».
OCCHIUTO: «HO PARLATO DELL’INDAGINE IN TV DAVANTI A UNO TSUNAMI DI NOTIZIE»
Il capogruppo dem Bevacqua, nel presentare la richiesta di informativa, aveva ricordato la scelta del presidente di intervenire in una trasmissione nazionale – Quarta repubblica su Rete4 – per parlare dell’inchiesta. «Sarebbe stato opportuno riferire in Consiglio regionale, anziché nei salotti televisivi, le circostanza della vicenda, pur poche, a sua conoscenza» l’obiezione di Bevacqua.
«In realtà non volevo parlare con la stampa, ho dovuto anche rinunciare alla partecipazione alla trasmissione di Antonella Grippo, su consiglio dei miei avvocati. Poi ho letto sulla stampa locale nel pomeriggio e a seguire su quella nazionale una serie di fatti che ho dedotto potessero essere le vicende contestate. Riguardavano i miei rapporti societari con un ex socio, con cui avevo avviato delle attività dal 2016. Fatti a mio avviso ordinari e tipici di rapporti societari. A fronte di uno tsunami di notizie, ho deciso di dire la mia e di farlo pubblicamente, non sarei intervenuto altrimenti» precisa il presidente.
Occhiuto ricorda poi di essere in attesa di essere sentito dai magistrati. «La notizia che posso darvi è che i miei avvocati si sono interfacciati con l’ufficio della Procura e hanno concordato che sarò sentito. La Procura dice entro la pausa estiva, io e miei avvocati riteniamo auspicabile entro la prima decade di luglio. Il fatto che abbiano scelto di sentirmi – è un diritto chiederlo, è una facoltà per la Procura accedere a questa possibilità – mi fa sperare ci sia la volontà di accertare la verità nel più breve tempo possibile».
LO SCHIAVO: «LA DISCUSSIONE PUÒ FINIRE QUI»
«In questi casi bisogna misurare le parole e dire parole giuste» esordisce Antonio Lo Schiavo (Gruppo Misto). «Questa non è un’aula di tribunale, non possiamo entrare in vicende che prescindono il nostro ruolo istituzionale. Abbiamo ritenuto di portare la discussione in aula perché il presidente ha ritenuto di rendere pubblica una sua vicenda personale e abbiamo chiesto, per colmare un vulnus istituzionale, un passaggio in quest’aula. Dal tono pacato ed equilibrato del presidente ritengo che questa discussione debba finire qui e non andare oltre» continua. Il garantisco, ribadisce, è un principio «che non funziona a intermittenza».
Vale ora, dice, valeva per Oliverio. «Sbagliò una certa impostazione di sinistra che non andò fino in fondo nel difendere questo principio. – aggiunge – Il presidente Occhiuto sarà chiamato di fronte agli elettori, dove porterà i risultati politici della sua amministrazione e noi la nostra valutazione». La richiesta, quindi è quella di mantenere i toni bassi, per tutti. Lo Schiavo chiede di non ripetere gli errori del passato, spostando il dibattito dal piano politico a quello giudiziario. A Occhiuto rimprovera una dichiarazione di qualche tempo fa – “noi non siamo come voi” – un passaggio «che ha segnato una frattura nei rapporti». «Lo ritenevo sbagliato, come riterrei sbagliato da parte nostra un attacco su temi giudiziari – ribadisce – Noi ci confronteremo sui fatti. Anche per quanto riguarda partecipate e nomine, ci confronteremo sui risultati».
L’OPPOSIZIONE: «NON SIAMO QUI PER STRUMENTALIZZARE»
Anche Davide Tavernise (M5S) rimarca che la sua parte politica non intende cedere a un giustizialismo spiccio. «Il mio obiettivo è quella di batterla sul campo politicamente, senza ricorrere a scorciatoie – dice – Mi auguro sinceramente che lei esca pulito da questa vicenda. Anche perché c’è un dato che emerge: non è possibile che gli ultimi cinque presidenti siano risultati tutti indagati, e su cinque uno solo condannato ma per fatti relativi al precedente ruolo di sindaco. Qui in gioco non c’è solo la sua immagine, quindi, ma quella di una intera regione che deve dimostrare di essere governata da una classe dirigente di persone oneste».
Ferdinando Laghi (De Magistris presidente) la richiesta di informativa neanche l’aveva firmata perché la vicenda è ancora troppo «acerba». «ll nostro compito – sottolinea – è concentrarsi sull’attività legislativa del consiglio regionale per il comune focus rappresentato dal benessere dei cittadini». Per Mimmo Bevacqua (Pd) l’informativa era invece necessaria. «Era un atto di responsabilità – rimarca – Ma qui non c’è un’opposizione che strumentalizza. Abbiamo apprezzato la pacatezza del presidente Occhiuto e ne comprendiamo lo stato d’animo».
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Occhiuto in Consiglio: «Basito per indagine, vedo volontà di chiarire al più presto»