Oasi Pumbino, l’eredità di un maialino eccezionale

  • Postato il 14 luglio 2025
  • Di Panorama
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Se è vero che nel mondo social si trovano persone interessanti, è ancora più vero che a volte si distinguono anime davvero bellissime. Due di queste anime appartengono, senza dubbio, a Charley Rama e alla sua compagna (prestissimo moglie) Anna Baldato. E a tutta la loro splendida famiglia allargata (la bimba Diana, Maky, la maialina, i cani Laika (Liupa) e Pongo e la gatta Alaska).

La storia di Pumba, per gli amici Puuumbino, è nota sia al modo social che non. Era un maialino vietnamita, nato inaspettatamente nella fattoria didattica gestita dai genitori di Charley, affetto da nanismo, quindi messo totalmente in disparte dai propri simili. Adottandolo, Charley, non solo gli ha salvato la vita, ma ha dato modo a milioni di persone di conoscere meglio questi animali, e venire sensibilizzati, sempre con un garbo e una delicatezza esemplari, su preziose tematiche.

 La sua popolarità era tale che la notizia del suo addio, nel gennaio del 2023, era finita su tutte le maggiori testate italiane: la sua disabilità era diventata in qualche modo la sua fortuna. Il maialino più famoso dei social si era fatto promotore di tante battaglie. E lo aveva fatto pressoché involontariamente, sfoderando come uniche armi il suo nasino, quell’indimenticabile grugnito e la sua infinita dolcezza.

Ma Pumba, anche questo probabilmente in maniera inconsapevole, continua a regalare emozioni e nuove possibilità, grazie a un progetto realizzato da “papà” Charley: un’ Oasi, dove far vivere felici gli animali più sfortunati.

Ma partiamo dall’inizio…

“È iniziato tutto in un momento un po’ particolare della mia vita, poco dopo il primo lockdown. Il mio unico lavoro allora era la gestione, insieme alla mia famiglia, dell’Agriturismo Angolo di Paradiso, e il Covid ci aveva messo in grande difficoltà. In più a mia mamma era stato diagnosticato un brutto tumore. Avevo assolutamente bisogno di fare qualcosa che mi aiutasse a sgombrare la mente e non pensare sempre ai problemi che mi stavano circondando. Nonostante fossi un tipo introverso mi sono detto: “provo ad aprire un profilo social e a raccontarmi”, senza nemmeno troppe idee in testa. La vita ha voluto che proprio in quel momento nascesse Pumba e che entrasse  far parte della mia vita, ma non solo. Da allora, è diventato parte integrante delle mie storie, fino a diventarne il sorprendente protagonista. Raccontavo di questo nuovo rapporto che io per primo stavo scoprendo – non avevo mai avuto un maialino – e del forte legame che si era instaurato tra Pumbino e mia madre, dell’affetto incondizionato di quel dolcissimo maialino per lei, quando, ormai al quarto stadio, coccolava Pumba rannicchiato sulla sua pancia, proprio lì dove c’era quel maledetto male. Man mano che pubblicavo video, le persone si affezionavano alla nostra storia, alla nostra famiglia, e hanno cominciato a seguirci sempre di più, fino ad arrivare alla community di oggi (@charleyeanna e @oasi_pumbino), che supera abbondantemente il milione di sostenitori.”

Come ti ha cambiato Pumba?

“Sarò sempre riconoscente a quel portentoso esserino per aver regalato una nuova energia a mia mamma durante la malattia, riuscendo ad allietare anche le sue ultime giornate. Mi ha dato tantissimo per tutto ciò che di bello le ha donato; aveva una sensibilità che non ti aspetteresti da un maiale. A livello personale mi ha aperto gli occhi, sensibilizzandomi ancora di più sul rapporto e sulla considerazione degli animali. Io e lui siamo stati una squadra, e sono orgoglioso di dirlo, i primi ad aver cambiato un po’ lo stereotipo del maiale, regalando loro un diverso risalto. Prima ero vegetariano, grazie a Pumba sono diventato vegano. Non ha cambiato solo la mia alimentazione, ma Charley come persona.”

E la tua compagna Anna, è sempre stata vegana?

“Assolutamente no. Quando siamo andati a vivere insieme, lei ha proferito testuali parole:  “Charley, io non ce la farò mai a diventare vegana”. A me non importava.  Lei mangiava tanta carne, ma io non l’ho mai pressata perché cambiasse alimentazione. Sono assolutamente scelte personali, e non sono certo un fanatico sull’argomento. Ma dopo un anno dalla nostra convivenza, lei aveva percorso tutti gli step, passando da vegetariana prima, a vegana poi. È una scelta davvero profonda, e vivere questi rapporti ti cambia decisamente.

Tu, come dicevi, sei stato il primo a portare sui social il rapporto con un maialino domestico; all’inizio c’è stata tantissima curiosità, sfociata poi in un aumento delle adozioni di queste creature.

“Esatto. In merito a questo argomento, ci terrei davvero a spiegare e far conoscere alcune informazioni cruciali nel caso si decidesse di adottare un maialino. Innanzitutto, vorrei evidenziare che non esistono maiali nani, (“toy” come i cani, per intenderci), o meglio, sono nani rispetto a un maiale normale di 150 chili, ma il loro peso varia dai 20 ai 50 chilogrammi, e nel caso se ne dovesse vedere uno in giro, è solamente perché è stato modificato geneticamente. Per loro serve tanto spazio all’aperto e un codice STALLA per una regolamentazione sanitaria. Il rapporto uomo-maiale (o maialino) è un rapporto molto complesso, molto più difficile da sviluppare rispetto ai classici animali domestici, e una volta sviluppato, sempre grazie a delle competenze e conoscenze necessarie, con molta pazienza, il rapporto che si creerà sarà sì bellissimo, ma mai paragonabile a quello originato con un cane. Chiunque decida di adottare un maialino, dovrebbe pensarci con la massima cura e valutare correttamente le sue future necessità. Lo si può prendere in preda all’entusiasmo (o lo si regala), ma se non lo si riesce a gestire, la fine che subiscono è l’abbandono. Per loro poi non esistono strutture adatte o dedicate come i canili, non sono regolamentati per avere una seconda possibilità, e la fine che li aspetta è quella che purtroppo possiamo ben immaginare”.

Dopo la scomparsa di Pumbino è nato il bellissimo progetto dell’Oasi, dedicata a lui e a tua mamma Alda, e sfociata anche in un libro, bestseller: “Il sogno di Pumbino”.

“Dopo la perdita di mia madre e di Pumba ero davvero distrutto: stavo decidendo di chiudere baracca e burattini. Lì è intervenuta Anna, l’amore della mia vita, che nonostante il suo carattere ancora più introverso del mio, con uno sforzo immane per lei così riservata, mi ha detto: “LO FACCIAMO INSIEME, prendiamo il profilo che hai creato e, se ti va, lo portiamo avanti insieme: è riuscita darmi la forza, facendomi vedere quanti stimoli io e Pumba avevamo donato. Ho capito che in quei due anni si erano create connessioni, una community, una famiglia così forte di cui non mi ero ancora accorto. Il pubblico dei social può essere cattivo, ma a volte, meravigliosamente necessario, quasi provvidenziale, come lo sono stati i miei followers. Così siamo ripartiti con i social e, soprattutto, con un nuovo progetto, questa volta fisico e tangibile, che è l’Oasi, un rifugio che ospitasse gli animali che potevo salvare, raccontarli a modo mio. Ho aperto una regolare associazione no profit, dove tutto è trasparente e verificabile Abbiamo creato gli spazi,  e dopo otto mesi di lavoro, di creazione fisica, abbiamo iniziato ad accogliere animali in difficoltà, in base a situazioni che ci venivano segnalate, da associazioni o da singoli privati.

C’è una storia in particolare tra questi animali del rifugio che ti ha colpito particolarmente?

“La storia di Jump, un maiale. Jump proprio come il salto che ha fatto pur di scappare dal camion in cui era rinchiuso. Lui è davvero un miracolato, ed è grato alla vita. Quando lo vai a trovare, nonostante i suoi 150 chili (Charley assicura di soli muscoli), lui ti guarda riconoscente che tu gli abbia  dato una casa, una vera vita; lo percepisci perché ti fa quel suono particolare che i maiali fanno quando sono felici di vedere un loro compagno di vita, sia esso uomo o animale. La sua storia ha lasciato uno strascico di emozioni fortissime a tal punto che abbiamo realizzato un video che ci hanno chiesto di portare sia nelle scuole, che nelle università.”

E alla fine… è arrivata anche Diana.

C’è una cosa molto interessante riguardo al suo arrivo che non ho ancora mai raccontato. L’arrivo di Diana sta dando modo di regalare  una percezione diversa di famiglia. Sto mostrando Diana, soprattutto per enfatizzare il rapporto che lei sta creando con la natura e con gli animali. Un approccio che cambia con ognuno di loro, e con ognuno di loro si sta creando un rapporto bellissimo, Maky, per esempio, ha paura dei bambini, ma con Diana è diverso. Sa che è mia figlia, lo sa, e ha un modo di approcciarsi dolcissimo.

Dopo Alaska, la seconda componente della famiglia ad accorgersi della gravidanza di Anna è stata proprio Maky: andava a cercarla per mettere il musino sulla sua pancia.  (di solito Maky cerca me  perché sono scandalosamente il più “acquistabile” e “corruttibile” – anche con un semplice sguardo semi languido).

Sono davvero fiero di poter regalare a Diana questa famiglia allargata piena di amore e di rispetto”.

Autore
Panorama

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