Nvidia, la trimestrale perfetta manda in rialzo le borse di mezzo mondo
- Postato il 20 novembre 2025
- Di Panorama
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Non molto tempo fa Nvidia, il colosso americano dei semiconduttori, è diventata la prima azienda al mondo a superare i 5 trilioni di capitalizzazione sul mercato. Mercoledì sera la presentazione dei risultati del terzo trimestre ha assunto un significato particolare, perché ormai da qualche settimana si rincorrono voci e paure riguardo alla “bolla dell’IA”.
Jensen Huang contro la bolla IA
Parlando ieri sera, Jensen Huang, fondatore e Ceo di Nvidia, ha sorpreso Wall Street con una crescita accelerata dei risultati aziendali, dopo diversi trimestri di rallentamento delle vendite che avevano dato adito alle voci di chi parla di “bolla dell’IA”.
«Si è parlato molto di una bolla dell’intelligenza artificiale. Dal nostro punto di vista, vediamo qualcosa di molto diverso», ha detto Huang in nottata, asserendo che «Il passaggio al calcolo accelerato è fondamentale; così come il passaggio all’IA generativa è trasformazionale e necessario», mentre il passaggio «all’IA agenziale e fisica sarà rivoluzionario».
I risultati trimestrali di Nvidia
“Tira acqua al suo mulino”, si potrebbe asserire, ma le affermazioni di Huang sono supportate dai risultati dell’azienda. Nella trimestrale appena pubblicata si evince un fatturato totale di 57 miliardi di dollari, in crescita del 22% rispetto al trimestre precedente e del 62% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.
L’utile netto GAAP è stato di circa 19,3 miliardi di dollari, più che raddoppiato (+108%) rispetto a un anno fa, mentre l’utile per azione GAAP ha raggiunto 0,78 dollari con un aumento del 111% anno su anno.
Ci sono poi le vendite dei nuovi chip Blackwell, oltre alle GPU cloud, praticamente tutte vendute. Confermata anche la visibilità su mezzo trilione di dollari ($500 miliardi) di ricavi da Blackwell + Rubin solo per il 2025-2026. Insomma, Nvidia appare più che solida.
Perché si teme la bolla
Gli ottimi risultati del terzo trimestre di Nvidia hanno indubbiamente calmato, almeno temporaneamente, i nervi degli investitori preoccupati che il boom dell’intelligenza artificiale abbia superato i fondamentali.
A lanciare l’allarme, però, è stato tra gli altri Sundar Pichai, amministratore delegato di Alphabet, la holding che controlla Google. In un’intervista esclusiva con la BBC ha tracciato un quadro diretto delle conseguenze di un eventuale scoppio della bolla: «Io penso che nessuna azienda ne sarebbe immune, inclusi noi».
Ma il dato cruciale è un altro: Pichai riconosce apertamente che il momento di euforia intorno all’IA contiene elementi di «irrazionalità». Anche Michael Burry, l’investitore celebre per aver previsto la crisi dei mutui subprime del 2008, ha annunciato di aver acquistato opzioni put (scommesse al ribasso) per un valore complessivo superiore a 1,1 miliardi di dollari, principalmente contro Nvidia e Palantir Technologies, i due simboli della rivoluzione dell’IA.
McKinsey conferma: pochi guadagni concreti per le aziende
A rinfoschire il quadro c’è un report di McKinsey di novembre, una delle più importanti società di consulenza del mondo, che rivela un divario abissale tra l’hype mediatico dell’IA e i risultati operativi reali per le aziende.
Secondo lo studio, condotto su 1.993 professionisti in 105 Paesi, il quadro non è molto rinfrancante. Su 876 rispondenti che hanno dichiarato di aver adottato l’IA generativa in azienda, solo il 39% degli intervistati dichiara un impatto misurabile a livello di tutta l’organizzazione.
Ciò significa che più del 61% delle aziende che hanno investito in IA generativa non ha ancora conseguito guadagni significativi proporzionali ai soldi spesi.