Nuove sanzioni alla Russia, Putin risponde all’Occidente: “Atto ostile ma inutile”

  • Postato il 24 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Nuove sanzioni sul petrolio, l’annullamento (o rinvio) del vertice di Budapest e le nuove misure europee. Il confronto tra l’Occidente e la Russia sembra aver imboccato una brusca svolta nella giornata di ieri, ma ad ascoltare le parole del Presidente russo Vladimir Putin sembra proprio non essere così.

Parlando ieri sera al termine del Congresso della Società geografica russa, Putin ha risposto alle domande dei giornalisti fornendo la visione ufficiale del Cremlino sulle nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Ue, oltre che sull’annullamento del summit di Budapest.

Le parole dello Zar

Prima però una precisazione sull’eventuale invio dei missili Tomahawk: «Se con queste armi saranno inflitti colpi sul territorio russo, la risposta sarà molto forte. Per non dire sbalorditiva. Lasciamoli riflettere bene su questo».

Sull’annullamento del vertice di Budapest il Presidente russo minimizza, asserendo che «certe occasioni vanno preparate bene, sia per me che per lui sarebbe stato un errore avere un approccio leggero e uscire da quell’appuntamento senza il risultato atteso».

Ci tiene però a sottolineare che l’idea di un vertice tra i due leader non era stata di Mosca, ma dalla «parte americana», e in ogni caso, sempre secondo il Presidente russo, Mosca continua «ad appoggiare il dialogo, che è sempre migliore di certe diatribe, tanto più di una guerra».

Si arriva quindi alla nota dolente delle nuove sanzioni americane ai colossi russi del petrolio, Lukoil e Rosneft. Benché la misura venga considerata «un atto ostile e un tentativo di esercitare pressione», lo Zar chiarisce che «nessun Paese e nessun popolo che si rispetti decidono mai nulla sotto pressione».

Nel concreto, «a livello economico, se diminuirà bruscamente la quantità del nostro petrolio nel mercato mondiale, cresceranno i prezzi. E con il mio collega americano abbiamo parlato anche di questo. A che cosa porta ciò? A un drastico aumento dei prezzi. E gli Usa non faranno certo eccezione. Considerato il loro calendario politico interno, bisogna quindi capire per conto di chi lavorano quelli che suggeriscono queste soluzioni all’attuale amministrazione».

In conclusione, il Presidente russo ha voluto sottolineare come queste nuove sanzioni non avranno «un impatto significativo sull’economia russa».

La risposta di Trump e le sanzioni europee

Poche ore dopo delle dichiarazioni di Putin sono arrivati i commenti di Donald Trump. Il tycoon, rispondendo a una domanda sulle parole dell’omologo russo secondo cui le nuove sanzioni non avrebbero avuto un impatto significativo, ha dichiarato: «Sono lieto che la pensi così. Ottimo. Vi farò sapere tra sei mesi».

Nel frattempo, l’Unione Europea ha varato il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, approvato formalmente giovedì 23 ottobre dopo che la Slovacchia ha ritirato il proprio veto. Le nuove misure europee includono per la prima volta un divieto totale di importazione di gas naturale liquefatto russo, che entrerà in vigore gradualmente: i contratti a breve termine cesseranno dopo sei mesi, mentre quelli a lungo termine termineranno il 1° gennaio 2027.

Resta tuttavia aperta la questione più controversa: l’utilizzo o la confisca dei circa 210 miliardi di euro di asset russi congelati nell’Unione Europea, la maggior parte dei quali custoditi presso Euroclear in Belgio.

I leader europei riuniti a Bruxelles giovedì 23 ottobre hanno rinviato a dicembre la decisione sul cosiddetto “prestito di riparazione” da 140 miliardi di euro che l’UE vorrebbe concedere all’Ucraina utilizzando come garanzia i fondi russi bloccati. Un argomento sul quale Putin non si è espresso ieri.

Stop cinese all’acquisto di petrolio russo?

Sempre ieri è emersa la notizia che le principali compagnie petrolifere statali cinesi (PetroChina, Sinopec, CNOOC e Zhenhua Oil) hanno sospeso gli acquisti di petrolio russo trasportato via mare. La decisione, riferita da fonti commerciali a Reuters, sarebbe stata presa «almeno nel breve termine» per preoccupazioni legate al rischio di sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti.

Occorre però precisare che lo stop riguarda esclusivamente il petrolio trasportato via mare, mentre le forniture attraverso oleodotti continuano regolarmente senza interruzioni.

La Cina importa dalla Russia circa 900.000 barili al giorno tramite l’oleodotto ESPO (Eastern Siberia–Pacific Ocean), che collega la Siberia orientale alla Cina nord-orientale, e tutto questo volume è destinato a PetroChina.​

Senza dimenticare che la maggior parte del petrolio russo trasportato via mare verso la Cina (circa 1,4 milioni di barili al giorno) viene acquistata non dalle grandi compagnie statali, ma da raffinerie indipendenti, inclusi i piccoli operatori noti come “teapots”.

Non è ancora chiaro se anche queste compagnie private abbiano interrotto o ridotto gli acquisti di petrolio russo. Ciò che invece appare certo è il brusco aumento dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali.

Giovedì 23 ottobre, il Brent è salito di 3,40 dollari, ovvero il 5,4%, chiudendo a 65,99 dollari al barile, mentre il WTI è aumentato di 3,29 dollari, pari al 5,6%, attestandosi a 61,79 dollari al barile. Si è trattato del maggior rialzo percentuale giornaliero per entrambi i benchmark da metà giugno, con i prezzi che hanno raggiunto i massimi delle ultime due settimane.

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Panorama

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