Nuove aliquote Irpef: una guida pratica per i contribuenti. Ecco chi ci guadagna davvero e chi no
- Postato il 7 novembre 2025
- Di Panorama
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Siete curiosi di sapere cosa prevede la nuova legge di bilancio? Non vi preoccupate, vi spieghiamo per filo e per segno come funziona e quali sono i rischi e i benefici.
La riforma fiscale del 2026 porta con sé un nuovo taglio dell’Irpef. L’aliquota sullo scaglione di reddito compreso tra 28 e 50 mila euro passerà dal 35% al 33%, generando un risparmio massimo di 440 euro all’anno. Si tratta di una misura che coinvolgerà circa 13 milioni di contribuenti, in gran parte lavoratori dipendenti e autonomi con redditi medio-alti. L’obiettivo dichiarato del governo è alleggerire la pressione fiscale, ma attenzione: i benefici non saranno uguali per tutti.
Chi beneficia del taglio dell’Irpef
Il vantaggio cresce proporzionalmente al reddito fino a 50 mila euro. Un contribuente con 30 mila euro di reddito risparmierà circa 200 euro, chi ne guadagna 40 mila arriverà a 350, mentre il massimo beneficio di 440 euro toccherà a chi dichiara 50 mila euro. Oltre questa soglia, però, l’effetto della riduzione viene compensato dalla cosiddetta «franchigia» sulle detrazioni, pensata per neutralizzare lo sgravio nei confronti dei redditi più elevati.
Cosa cambia per chi guadagna di più
Chi dichiara oltre 200 mila euro annui sarà soggetto a una franchigia di 440 euro che ridurrà l’importo delle detrazioni fiscali. Questo meccanismo, in teoria, azzera il vantaggio, ma non per tutti. Molti contribuenti con redditi molto alti, infatti, non hanno spese detraibili sufficienti da compensare la franchigia e quindi continueranno a beneficiare del taglio. Secondo i dati dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, su 180 mila persone che superano i 200 mila euro di reddito, solo 58 mila non otterranno alcun vantaggio.
La maggior parte delle risorse stanziate — circa 2,7 miliardi di euro — finirà nelle mani dell’8% dei contribuenti benestanti. Tuttavia, se si guarda il beneficio in rapporto al reddito, il vantaggio percentuale resta più alto per chi guadagna meno di 50 mila euro, con una riduzione media dell’aliquota effettiva di circa 0,8 punti. Per le fasce tra 32 e 45 mila euro, invece, il vantaggio tende a ridursi, anche per effetto dell’inflazione che negli ultimi anni ha eroso il potere d’acquisto e aumentato il cosiddetto «fiscal drag».
Franchigia e tetti alle detrazioni
La nuova franchigia di 440 euro si applica alle detrazioni del 19% sulle spese detraibili (escluse quelle sanitarie), del 26% sui contributi ai partiti e fino al 90% sulle polizze contro le calamità naturali. In aggiunta resta il tetto massimo alle detrazioni, che varia in base al reddito e al numero di figli a carico: sopra i 75 mila euro il limite è di 14 mila euro con più di due figli e di 7 mila senza figli. Oltre i 100 mila euro, la soglia scende ulteriormente, fino a 4 mila euro per i contribuenti senza carichi familiari.
Un bilancio finale per i contribuenti
Secondo la Banca d’Italia, i tagli alle tasse decisi tra il 2022 e il 2025 hanno in parte compensato gli effetti dell’inflazione sui redditi familiari, ma in modo disomogeneo. I lavoratori dipendenti sotto i 32 mila euro hanno infatti recuperato interamente il fiscal drag, quelli tra 32 e 45 mila hanno perso potere d’acquisto, mentre i redditi più alti hanno sostanzialmente pareggiato. Tra pensionati e autonomi, i benefici maggiori si concentrano nella fascia tra 40 e 70 mila euro.
La nuova Irpef rappresenta dunque un ulteriore passo verso una tassazione più progressiva. Vedremo nei prossimi mesi l’evoluzione concreta della manovra finanziaria e le mosse del Governo in vista della legge di bilancio del 2027. Ma per quella, è ancora troppo presto.