Nuova pista sull’omicidio Attanasio: “L’ambasciatore doveva visitare una miniera strategica per la Russia”
- Postato il 17 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Si è aperta una nuova pista nelle indagini sul triplice omicidio dell’ambasciatore italiano in Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci, e dell’autista del programma Alimentare Mondiale (Pam), Mustapha Milambo. Pista che porta dritta a una delle ipotesi circolate, senza mai trovare conferma, nei primi mesi dopo l’agguato lungo la strada tra Goma e Rutshuru, il 22 febbraio 2021: quella della guerra per i minerali di cui è ricco il sottosuolo del Nord Kivu.
A indirizzare le indagini della Procura di Roma, che ha ancora aperto il secondo filone per omicidio a carico di ignoti, è la testimonianza diretta di uno degli operatori presenti sulla scena dell’agguato depositata in procura nell’ambito delle indagini difensive condotte dal legale dei genitori di Attanasio, coadiuvato da esperti di livello internazionale. Nel suo racconto, la persona sentita dagli inquirenti, la cui identità è stata secretata da Piazzale Clodio, ha sostenuto che la destinazione finale del convoglio non fosse il villaggio di Rutshuru, dove il gruppo avrebbe dovuto visitare uno dei progetti del Pam, come sostenuto fino a oggi, bensì una imprecisata area tra Rutshuru e Lueshe che ospita una miniera di pirocloro-niobio storicamente legata a interessi russi
Il racconto è supportato da mappe, fotografie e informazioni che, sostiene la fonte, indicano inequivocabilmente che l’ambasciatore fosse diretto verso Ruthshuru-Lueshe, “dove c’è la miniera di niobio, una faccenda molto sensibile”. ”State indagando su un dossier sensibile perché finora la verità resta un incubo, dato che nessuno sa la missione che aveva l’ambasciatore”, ha continuato il testimone. Il niobio, non a caso, è un materiale raro e fondamentale per lo sviluppo di mezzi ipersonici come quelli in dotazione a Mosca perché le sue leghe resistono a temperature estreme e all’ossidazione. Caratteristiche che lo rendono ricercatissimo dall’industria militare.
Se la nuova versione dei fatti trovasse conferma, si tratterebbe di una svolta decisiva nell’inchiesta sul triplice omicidio di quasi cinque anni fa. Per diversi motivi. Innanzitutto solleverebbe nuove incognite sul ruolo svolto dai due funzionari del Pam indagati, ma mai processati per il riconoscimento dell’immunità, Rocco Leone e Mansour Rwagaza, responsabili della compilazione dei moduli di viaggio dai quali sono stati esclusi i nomi dell’ambasciatore Attanasio e di Iacovacci. Nel piano ufficiale risulta infatti che la destinazione finale del trasferimento da Goma fosse proprio il villaggio di Rutshuru.
Questa nuova pista richiama alla mente anche un altro particolare della vicenda fino a oggi rimasto in secondo piano. La sera prima dell’agguato, Attanasio aveva incontrato la comunità italiana per una cena al ristorante Mediterraneo di Goma. Tra i partecipanti era presente, oltre agli italiani residenti, anche la delegazione russa che era partita in forze da Kinshasa pochi giorni prima. Si trattava dell’ambasciatore russo di allora, Alexey Sentebov, che ufficialmente si trovava a Goma per incontrare il governatore militare della provincia del Nord Kivu, il generale Constant Ndima Kongba, e anche per visitare i Caschi Blu russi della Monusco. Una presenza di cui negli anni Ilfattoquotidiano.it ha più volte chiesto conto a chi era presente all’evento, ma che non ha mai trovato una vera giustificazione.
“Il testimone avrebbe raccolto dati sulla scena dell’agguato – ha commentato Salvatore Attanasio, padre del diplomatico, a Ilfattoquotidiano.it – Queste informazioni sono confluite in una relazione che è al centro di una nuova indagine rilevante perché collegata a un piano di attacco ben organizzato e orchestrato. Siamo fiduciosi in quello che la Procura di Roma potrà accertare e che, se confermato, cancella definitivamente la fantasiosa ricostruzione che si sia trattato di un incidente. Inoltre sposta il tutto su un piano politico e quindi la politica deve impegnarsi seriamente nella ricerca della verità”.
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