Nuova inchiesta sull’omicidio di Fausto e Iaio: il gip di Milano riapre le indagini sull’assassinio dei due 19enni di sinistra
- Postato il 6 maggio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Ci sarà una nuova inchiesta sull’omicidio di Fausto e Iaio. Lo ha deciso la giudice per le indagini preliminari di Milano, Maria Idria Gurgo di Castelmenardo, accogliendo la richiesta della procura sulla riapertura delle indagini su Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, i due ragazzi uccisi il 18 marzo del 1978 vicino al centro sociale Leoncavallo. A quarantasette anni da un duplice omicidio irrisolto e a un quarto di secolo dall’ultima archiviazione che parlò di “elementi indiziari a carico della destra eversiva”, i pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti, sulla scorta di un’informativa della Digos, possono ora svolgere nuovi approfondimenti sul caso dei due militanti di sinistra assassinati.
Un fascicolo conoscitivo sul duplice omicidio era stato aperto oltre un anno fa, in seguito alla richiesta inviata dal sindaco Giuseppe Sala al procuratore Marcello Viola. La recente indagine riparte dalla rilettura complessiva degli atti dell’inchiesta, che ha portato alla necessità, per gli inquirenti, di fare nuovi accertamenti. All’epoca la pista più rilevante era quella dell’estrema destra eversiva romana che rivendicò l’azione con un volantino, e nell’archiviazione del 2000, firmata dalla giudice Clementina Forleo, aveva scritto di “significativi elementi” a “carico della destra eversiva e in particolare degli indagati” dell’epoca, Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi. Si trattava però di indizi, mai arrivati a diventare prove necessarie per chiedere un rinvio a giudizio.
E da quei nomi e da quegli indizi la Procura riparte per cercare di mettere ordine su quanto accaduto la sera del 18 marzo 1978 quando Fausto e Iaio, entrambi di 19 anni, vengono uccisi a colpi d’arma da fuoco in via Mancinelli a Milano. I nuovi approfondimenti, iniziati circa un anno fa, erano partiti in salita perché molti reperti giudiziari dell’epoca erano difficili da trovare: dal “berretto di lana di colore blu intriso di sangue” che non era dei due militanti, agli otto proiettili per i quali il giudice milanese Guido Salvini aveva suggerito una “complessiva perizia comparativa” con “i colpi esplosi negli episodi simili avvenuti nei mesi precedenti e anche successivi a Roma in cui furono colpiti altri giovani militanti di sinistra”.
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