Nuova Caledonia, accordo storico con la Francia
- Postato il 18 luglio 2025
- Esteri
- Di Paese Italia Press
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A cura di Valentina Chabert
La Nuova Caledonia, l’arcipelago del Pacifico sotto amministrazione francese, potrebbe presto vedersi riconosciuto lo status di Stato a tutti gli effetti. È quanto previsto da un accordo storico firmato il 12 luglio all’Eliseo, che ha visto il coinvolgimento dei negoziatori di Parigi sia con le fazioni locali a favore dell’indipendenza, sia con quelle contrarie.
Le prime fasi dei negoziati hanno preso il via poco dopo le violente proteste indipendentiste scoppiate nel territorio d’oltremare lo scorso anno, e hanno condotto ad importanti compromessi tra le varie parti interessate.
Nello specifico, verrà creato uno Stato di Caledonia che tuttavia rimarrà francese, nonostante la possibilità della comunità internazionale di riconoscerlo come tale. Non sarà possibile ottenere un seggio alle Nazioni Unite, ma i cittadini potranno richiedere la nazionalità caledoniana accanto a quella francese. Più importante, l’intesa prevede altresì che il potere decisionale in materia di politica estera venga trasferito con effetto immediato al nuovo Stato, mentre si procederà gradualmente per gli altri settori.
L’accordo non è ancora definitivo, e dovrà essere approvato sia dal Parlamento francese, sia da quello regionale neocaledoniano. Seguirà infine un referendum fra la popolazione locale, la cui organizzazione è prevista per l’anno prossimo.
L’arcipelago, situato nell’Oceano Pacifico a circa 1500 km delle coste dell’Australia, è divenuto colonia francese nel 1853, ed è attualmente amministrato da un Alto Commissario, depositario dei poteri della repubblica e rappresentativo del governo.
In seguito agli accordi di Nouméa del maggio 1998, la Nuova Caledonia gode di uno status speciale e di un’ampia autonomia amministrativa. Questi hanno stabilito la possibilità per il governo locale di indire fino ad un massimo di tre referendum sull’indipendenza.
In continuità con i precedenti Accordi di Matignon-Oudinot del 1988, una prima consultazione è avvenuta il 4 novembre del 2018. In tale occasione, il 56,7 % della popolazione ha scelto di rimanere parte del territorio francese, contro il 43,3% degli elettori a favore dell’indipendenza. Un secondo referendum si è tenuto il 4 ottobre 2020: anche in quel caso, il 53,3% dei cittadini ha espresso la volontà che venisse mantenuto lo status quo di Collettività d’Oltremare francese (COM), che perdura dal 1946. Il risultato è stato confermato infine nel 2021, in concomitanza con l’ultimo referendum tenutosi il 12 dicembre.
Benché a livello locale rimangano alcune perplessità relative alla possibilità che l’accordo dell’Eliseo del 12 luglio possa costituire un reale compromesso soddisfacente tra parti antagoniste, i principali esponenti politici hanno inteso la firma del documento come un importante occasione di ripartenza per il Paese, dopo mesi di violente tensioni e anni di referendum falliti per via dei frequenti boicottaggi.
In effetti, verso la metà del 2024 le proteste in Nuova Caledonia per le riforme elettorali si sono evolute in una vera e propria guerriglia urbana, che ha richiesto l’intervento dell’esercito e di gendarmi dalla Francia per ripristinare l’ordine pubblico. Il governo francese, in quell’occasione, propose l’estensione del diritto di voto anche ai non indigeni residenti nell’arcipelago da un certo numero di anni, scatenando rivolte di massa motivate dai timori di un’ulteriore emarginazione degli elettori autoctoni neocaledoniani – i cosiddetti “Kanak”.
Ad ogni modo, la possibilità di costituirsi come Stato autonomo rimanendo sotto la sovranità francese rappresenta una svolta senza precedenti per la Nuova Caledonia, che produrrà effetti ed avrà conseguenze nella definizione della traiettoria futura del Paese. Ciononostante, nel caso in cui l’accordo venga approvato anche a livello locale, gli indigeni Kanak vedranno con ogni probabilità sfumare per sempre il sogno di una piena indipendenza dall’ex potenza coloniale.
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