Notte di fuoco al CPR di Gradisca: rivolta violenta e dieci agenti feriti
- Postato il 23 gennaio 2025
- Di Panorama
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Notte di fuoco al CPR di Gradisca: rivolta violenta e dieci agenti feriti
La sera di martedì 21 gennaio, il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia, è stato teatro di una delle rivolte più gravi degli ultimi anni. Circa trenta ospiti della struttura si sono barricati sui tetti, dando vita a una sommossa che è durata oltre sei ore.
Durante l’episodio, i rivoltosi hanno causato ingenti danni alla struttura, distruggendo impianti elettrici e idraulici, appiccando incendi e lanciando oggetti pesanti come tegole, pannelli di plexiglass e tubi contro le forze dell’ordine. Gli agenti, giunti sul posto in tenuta antisommossa, hanno cercato di riportare l’ordine utilizzando gas lacrimogeni e sfollagente. Gli scontri hanno provocato il ferimento di dieci operatori delle forze dell’ordine.
I responsabili della sommossa, identificati come otto cittadini magrebini con precedenti penali, sono stati trasferiti al CPR di Trapani tramite un volo della Guardia di Finanza. La rivolta ha provocato danni strutturali gravi.
Attualmente, il CPR di Gradisca ospita tra le 80 e le 90 persone. L’episodio appena verificatosi si inserisce in un contesto di crescente instabilità all’interno della struttura, dove nei mesi precedenti si sono registrate altre rivolte: una a settembre, una ad aprile e un’ulteriore protesta a dicembre 2023. Va inoltre ricordato che nel 2013 un’altra grave sommossa aveva causato la chiusura temporanea del centro, evidenziando il persistere di problematiche legate alla sicurezza e alla gestione dei migranti ospitati.
“Non è un caso limite quello che è accaduto lo scorso martedì: queste tensioni sono all’ordine del giorno. Tre anni fa, un collega ha rischiato di perdere un occhio durante una rivolta ”-ci spiega Antonio Nicolosi, segretario generale di UNARMA – Associazione Sindacale Carabinieri
Qual è la situazione all’interno del Cpr?
«Ogni giorno si verificano incendi e circa 5-6 rivolte all’anno, solitamente provocate da persone in procinto di essere rimpatriate, che, non avendo nulla da perdere, reagiscono con violenza. Gli autori di questi disordini sono principalmente tunisini e magrebini, poiché esistono accordi per il rimpatrio con i loro paesi di origine. Inoltre, molti fingono di sentirsi male per essere trasferiti in ospedale, ma una volta arrivati lì, approfittano della situazione per fuggire. Almeno un ospite a settimana fugge via».
Quali misure si dovrebbero adottare?
«C’è un vuoto legislativo che impedisce di trattare questi individui come detenuti. Chi entra nel Cpr è appena stato scarcerato o ha commesso dei reati, quindi occorre una struttura detentiva adeguata. A Gradisca, il centro è una ex caserma dell’esercito attrezzata alla meglio, che costa ogni anno circa 10 milioni di euro. Inoltre, ogni turno di sei ore prevede la presenza di 30 operatori, ma molti non sono preparati specificamente per affrontare queste situazioni. Infine è l’unico CPR d’Italia dove è consentito l’uso dei cellulari, che vengono spesso usati per mantenere contatti con l’esterno e scappare, fino a documentare e postare su YouTube video che insegnano come fuggire».